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L’Isis abbatte caccia libico. Attacco nei cieli di Bengasi

Creato il 13 febbraio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’attacco di un caccia libico è avvenuto su Qaryunes, a nordovest di Bengasi. Stava operando in una missione contro le posizioni dei mujaheddin del Consiglio dei Rivoluzionari della Shura (BRSC), quella che potremmo tradurre dall’arabo come “consultazione”. Di recente la Shura è stata riabilitata con l’intenzione di trovare delle fondamenta per la democraticità delle società musulmane. L’aereo abbattuto era un MIG-23, uno speciale caccia intercettore monomotore a getto con ala a geometria variabile, entrato in servizio nel 1970 e adoperato principalmente dall’aeronautica militare dell’ex URSS. L’abbattimento del caccia da parte dell’Isis è avvenuto poco fa e ancora non si conoscono le sorti del pilota.

La conferma dell’attacco è giunta direttamente dal governo lealista della Libia orientale, e le ragioni dell’abbattimento sono da ricercarsi nella volontà di arrestare un raid aereo diretto contro i fondamentalisti dell’Isis. Da parte governativa, l’aviazione libica ha informato che l’attacco di poco fa è il terzo in 40 giorni, e non sarebbe avvenuto mediante un missile terra-aria, bensì con i cannoni antiaerei che stanno attualmente difendendo lo spazio aereo di Bengasi come in una sorta di linea di fuoco.

Qaryunes è a nordovest di Bengasi, la seconda città della Libia per numero di abitanti. Dopo l’attacco si sono perse le tracce del pilota, che ancora non risponde alle ricerche. Le due ipotesi più probabili riguardano un lancio poco prima dell’abbattimento, ma non si può per ora negare che sia stato catturato dai fondamentalisti dell’Isis. Soltanto lunedì scorso un altro aereo dell’aviazione libica si è schiantato nei pressi di Derna, una cittadina di 80mila abitanti nella Libia nordorientale. Nuovamente si trattava di un raid aereo contro l’Isis. In quell’occasione si parlò di  un’avaria al motore, ma l’ipotesi di un abbattimento non è certo remota.

Attualmente l’Isis tiene sotto scacco la città di Sirte, nella regione della Tripolitania, già occupata dallo Stato Islamico il 13 febbraio scorso. E sta spingendosi intanto verso Misurata, la terza città della Libia per numero di abitanti, situata su una grande oasi e separata dal Mediterraneo da una striscia di dune sabbiose.

La guerra dell’Isis è spietata in Libia, così come in Iraq e in Siria. Si parla di almeno due F-16 abbattuti e di numerosi elicotteri militari. La guerra nei cieli non è certo meno violenta di quella che si sta combattendo in queste ore con gli eserciti di terra. Mentre una ventata d’aria fresca sembra arrivare dalla Siria, dove l’America e la Russia hanno finalmente trovato un accordo per cooperare nell’approvvigionamento di aiuti umanitari per i civili siriani. Mentre gli elicotteri vengono abbattuti e gli F-16 e i MIG-23 finiscono in frantumi, c’è chi si interroga sull’effettiva potenza di fuoco dell’Isis. Si parla di un esercito – quello dello Stato Islamico – che ha preso forza trafugando gli arsenali iracheni di Saddam, e in particolar modo il sistema MANPADS, un sistema missilistico antiaereo a corto raggio adoperato da diversi Paesi (il Mistral per la Francia, lo Stinger per l’America e gli Igla e Strela per l’ex URSS). Si pensa allora che siano giunti in Libia, e che siano responsabili del recente abbattimento del MIG-23. Ma come avrebbero fatto a raggirare i controlli degli aerei-spia occidentali? Com’è possibile che Bengasi sia stata fortificata da una linea di fuoco sotto gli occhi dell’Occidente? L’Isis incalza in Libia e fa sempre più paura, ormai è a qualche miglio dall’Europa.

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