L’uscita, in parte provocatoria, del deputato grillino Alessandro Di Battista arriva in un momento importante nella vita politica italiana, alle prese con numerose criticità e alla vigilia della convocazione delle Commissioni Esteri e Difesa del Parlamento per decidere l’invio di armi ai curdi iracheni.
Le recenti crisi internazionali, dalla guerra di Gaza a quella in Ucraina, hanno contribuito – dopo parecchi anni e seppur per motivi diversi – a stabilire un nesso tra avvenimenti esterni e loro conseguenze sul piano interno, ma la questione dell’avanzata dell’Isis in Iraq ha aumentato notevolmente la tensione in un’Italia già scossa dai possibili contraccolpi di un’immigrazione straniera ormai fuori controllo.
Le parole dell’On. Di Battista, opportunamente evidenziate da alcune agenzie (1), hanno quantomeno riaperto il dibattito su alcuni temi che sembravano ormai destinati a sparire dal dibattito politico nazionale, seppure appaiono venate da alcune ingenuità che – sapientemente gonfiate dai mass media – rischiano di inficiarne l’assunto generale.
Sbaglia infatti Di Battista quando utilizza l’esempio dell’ISIS per legare il movimento qaedista ai gruppi rivoluzionari arabi che da decenni cercano di ottenere l’indipendenza in un contesto regionale fortemente caratterizzato dal neocolonialismo occidentale (dai numerosi colpi di Stato della CIA – giustamente ricordati nel suo discorso – alla creazione di Israele, alle basi militari USA, alle guerre dirette ed indirette volute dalle varie multinazionali …).
Se avesse davvero voluto mettere nel sacco la leadership nordamericana, confortando la sua opinione secondo la quale ”Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente …”, Di Battista avrebbe dovuto sottolineare l’incoerenza della presunta “guerra al terrorismo” condotta da Washington e non la sua inefficacia (perché i suoi obiettivi strategici sono ben altri …).
Avrebbe ad esempio potuto dire che per oltre due settimane, durante l’avanzata dell’ISIS, gli USA non abbiano mosso un dito se non per difendere la propria Ambasciata a Baghdad, mentre la Russia e l’Iran fornivano aiuti militari al legittimo Governo iracheno.
Avrebbe potuto sottolineare che l’avanzata dell’ISIS era infatti funzionale al disegno statunitense di rientrare con forza in Iraq mettendo fine al Governo di Al Maliki, troppo vicino a Teheran, così come in effetti è poi accaduto … (2).
Avrebbe potuto rilevare che, ben lungi dal sostenerne il Governo centrale, gli USA stiano ora aiutando soltanto i separatisti curdi, funzionali al disegno di divisione dell’Iraq e quindi ad una sua ulteriore destabilizzazione.
Soprattutto Di Battista avrebbe dovuto chiarire come l’ISIS sia stato sostenuto per anni dai principali alleati mediorientali degli Stati Uniti e di Israele (che ne hanno addestrato gli effettivi in Giordania): Turchia, Arabia Saudita e Qatar contro il Governo siriano di Bashar Al Assad.
Il deputato di Cinque Stelle avrebbe potuto notare la strana coincidenza tra la recente decisione di Obama di riarmare i ribelli siriani e la nuova avanzata dell’ISIS in Siria ed Iraq, oscurata dai media finché Washington non ha deciso di bombardarne alcune postazioni, come se i massacri dei cristiani in Medio Oriente avvengano soltanto ora …
In particolare Di Battista avrebbe potuto sottolineare come gli Stati Uniti possiedano numerosi mezzi di pressione, militari e finanziari, nei confronti dei paesi che armano e pagano l’ISIS, in quanto tutti suoi alleati storici …
Spiegando questa curiosa incongruenza della politica estera nordamericana, ormai talmente palese da essere ammessa anche dai commentatori della geopolitica “ufficiale” (3), si sarebbe finalmente evidenziato che la “guerra al terrorismo” intrapresa dopo l’11 settembre 2001 non è altro che una guerra indiretta ma veemente condotta dagli USA e dai suoi alleati contro le principali nazioni eurasiatiche per il controllo economico e finanziario delle risorse del pianeta, ad evidente danno degli stessi popoli europei.
Il voler equiparare l’ISIS – un’organizzazione militare spietata, affatto endogena (viste le provenienze cecene, pakistane …), ben finanziata ed addestrata dai servizi segreti delle principali potenze occidentali e da quelli delle petromonarchie del Golfo Persico – ad un’OLP o ad un’ETA qualunque con le quali poter trattare, ha così sviato l’attenzione dal problema reale facendoci perdere un’ interessante occasione di dibattito.
Un problema reale, perché come riportato in un’altra parte dell’intervento dell’On. Di Battista (“Essere alleati degli USA non significa essere sudditi”), riguarda innanzitutto la sovranità politica ed economica dell’Italia e il controllo militare del proprio territorio, due parametri senza i quali l’esistenza stessa del “nostro” Paese può considerata ormai a rischio.
Ci si augura perciò che l’importante dibattito sulla questione irachena nelle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato non si traduca in un’inutile rissa tra fazioni politiche prigioniere di un’ideologia che non esiste più ma che rappresenti un’utile occasione per chiarire una volta per tutte quale sia il nostro tanto citato “interesse nazionale”: prendendo magari le opportune misure per realizzarlo.
Note
1) L’intervento integrale di Alessandro Di Battista è stato ripreso da Agenzia Stampa Italia: http://www.agenziastampaitalia.it/politica/politica-estera/21564-isis-che-fare-leggete-l-analisi-completa-di-di-battista-m5s
2) http://www.eurasia-rivista.org/stefano-vernole-e-alireza-jalali-allirib-usa-e-gb-usano-terroristi-isis-per-costringere-al-maliki-alle-dimissioni/21744/
3) Il direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, Lucio Caracciolo, ha recentemente definito l’11 settembre 2001 “Attacco saudita all’America vestito da follia terroristica”, in Limes, “Brasiliana”, 6 giugno 2014, p. 15.
Stefano Vernole è Vicedirettore di “Eurasia” Rivista di studi geopolitici.