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L'Islam, la non-libertà e il nostro dovere di combattere.
Creato il 04 febbraio 2015 da Lorenzo Zuppini @lorenzozuppiniDi questo folto gruppo di incoscienti fa parte chiunque, davvero. Dal parlamentare di sinistra che si schiera sempre in difesa degli omosessuali italiani (ma non di quelli uccisi dai figli di Allah), a quello che si definisce di centrodestra e che quindi per definizione non è né carne né pesce, sta lì per la poltrona e tanti saluti alla libertà che i terroristi islamici ci fottono di giorno in giorno. Dal giornalista pseudo-intellettuale che nei suoi editoriali sul giornale progressista usa mille formule a arzigogoli per riuscire a non scrivere "terrorismo islamico" ma solo "terrorismo" (un terrorismo apolide quindi, senza patria), al vignettista dichiaratamente comunista (sembra una barzelletta) che si schiera al fianco dei martiri di Charlie Hebdo ma, anche in questo caso, non riesce ad indentificare l'origine di quegli atti, insomma non sa ammettere a sé stesso che quei barbuti non sono pazzi, piuttosto dei jhiadisti che vogliono imporre in casa nostra le loro leggi e le loro usanze. Fino ad arrivare al professore (sì, ho scritto professore) che approfitta dell'impunità di cui godono tutti i dipendenti pubblici per poter impartire le sue lezioni misticheggianti da buon imbonitore e che tendono al ridicolo. Il classico professore che si prende troppo sul serio (ma troppo poco il suo mestiere) per presentarsi in orario a scuola o per evitare di fare un numero esagerato di giorni di malattia, quegli esatti giorni di malattia che nel settore privato mai potrebbe fare, ma ha vinto la lotteria e da buon sessantottino (anagraficamente e non) se ne sbatte altamente dell'etica professionale e tira dritto per la sua strada facendo vedere a degli ignari studenti certe schifezze come Il nuovo secolo americano, perché il complottismo che rende meno noiose le sue grigie giornate da quattro ore di lavoro ognuna vuole propinarlo anche a chi, in quel senso, sarebbe ancora vergine. Tutti sverginati, quindi, da un cazzone coi capelli scarruffati e la sciarpa rossa annodata al collo, che Dio ne abbia pietà.
Tutto questo discorso per arrivar dove? A poco, a poco mi stavo perdendo pur io che sto compilando questo pezzo ma, come ho detto prima, un filo logico unisce tutto: io sto dalla parte della libertà, sempre e comunque, che essa si chiami libertà di satira, libertà d'espressione, diritto alla vita, libertà di religione e continuate pure voi all'infinito.
Dovremmo combattere l'Isis, e tutto l'Islam, non perché unti dal Signore, piuttosto perché dovremmo tutti ardentemente non voler tornare in una dimensione che, ahimé, abbiamo già vissuto in passato: la non-libertà.
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