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L'Islam sconfitto a tavolino

Da Jitsumu
L'Islam sconfitto a tavolinoPiangono disperatamente al centro del campo, inginocchiate sulla bandiera iraniana stesa sul terreno di gioco. Il loro sogno, quello di partecipare alle Olimpiadi di Londra nel 2012, il sogno per cui hanno lottato e sudato è svanito in un attimo. È bastato l’ingresso in campo del commissario FIFA che sancisse la loro sconfitta per 3-0 a tavolino contro la Giordania. Poco prima l’arbitro le aveva invitate a cambiarsi, ad indossare una divisa di gioco che si accostasse maggiormente alle regole, ma loro, bardate dalla testa ai piedi, hanno risposto che non potevano farlo. Capo fasciato, tuta con maniche e calzoni lunghi; le ragazze iraniane della nazionale femminile di calcio devono allenarsi e giocare così secondo la loro federazione di appartenenza. Anche in estate e anche con temperature che in Medio Oriente arrivano a 40 gradi. Tutto questo per rispettare il dettame islamico che impone alle donne di nascondere il proprio corpo in pubblico. Ma la FIFA, che già in altre occasioni aveva avuto con la federazione iraniana dispute in questo senso, stavolta non c’è stata. Pochi mesi fa ha sancito definitivamente che nessun paese può imporre alle proprie calciatrici di indossare l’abbigliamento islamico in una gara ufficiale. Mentre in altri sport le federazioni su questo punto sono state più indulgenti, nel calcio l’inflessibilità è stata la regola. E le vittime sono state loro, quelle povere ragazze che amano il calcio e i valori dello sport, e la cui dignità è stata ancora una volta schiacciata da queste assurde concezioni maschiliste. Lo sport, come veicolo di integrazione e di costruzione di valori comuni, deve favorire anche sotto questo aspetto una omologazione dei diritti e della dignità dell’atleta, e bene ha fatto la Federazione mondiale a far rispettare il regolamento, non ammettendo deroghe che si fondino su precetti religiosi.

By Jitsu Mu 

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