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L’isola che non c’è

Creato il 08 agosto 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

L’isola che non c’è

Lampedusa è stata, suo malgrado, sulle prime pagine dei giornali per molti mesi a causa dell’emergenza immigrazione. Una situazione che non solo ha creato evidenti squilibri sociali, ma pure economici.

Il turismo è il collante dell’isola: alimenta le casse di alberghi, ristoranti, fruttivendoli e pescatori. E tiene coesa la comunità. Le stime di inizio anno avevano previsto un boom di afflussi, più 150% rispetto l’anno scorso. A causa dei disagi, però, di turisti se ne vedono con il contagocce anche in alta stagione.

Berlusconi era intervenuto con uno dei suoi classici teatrini: candidatura al premio Nobel per l’isola, un casinò e addirittura l’acquisto di una villa. Ovviamente nulla di tutto questo si è avverato. 

Così i lampedusani si sono organizzati e stanno per fare causa al governo per la scriteriata gestione del flusso migratorio.

Claudio Melchiorre, membro del comitato di presidenza dell’Istituto ricerca consumatori di Catania, è uno dei promotori:

Dall’inizio della primavera a oggi l’economia di Lampedusa è crollata. Il fatturato delle imprese è sceso dell’80 per cento. E ora i lampedusani rischiano di non superare l’inverno.

Ci sono strutture che, normalmente, in questo periodo, riescono a guadagnare tre, quattromila euro alla settimana. Adesso, invece, arrivano a stento a 600 euro. La colpa è dell’immagine ormai compromessa dell’isola:  sono state diffuse notizie confuse e non rispondenti alla realtà. Ma, soprattutto, con il passare delle settimane, si è creata una situazione senza precedenti, in cui i migranti sull’isola erano più degli abitanti.

Crediamo che ci siano responsabilità precise e già individuate: per questo, abbiamo raccolto 350 adesioni, che stimiamo arrivino a 500, tra le aziende dell’isola (sulle circa 700 presenti, ndr). Insieme si uniranno in un comitato di cittadini che molto presto intraprenderà un’azione legale contro il governo italiano. Abbiamo incaricato un pool di avvocati tra cui il civilista Francesco Di Giovanni e la penalista Antonella Aprile, che stanno già lavorando per tutelare gli interessi dei cittadini lampedusani. Stimiamo che il danno totale subito sfiori i 450 milioni di euro su base triennale: si tratta della cifra massima cui si potrebbe puntare se ognuno dei 6.300 residenti facesse causa al governo. La cifra è così alta perché abbiamo considerato, per le imprese, il lucro cessante, cioè il mancato guadagno futuro, e il danno emergente, ovvero la perdita subita finora. E poi c’è la svalutazione immobiliare, la perdita di redditi individuali e il danno collettivo d’immagine. È giusto che chi ha gettato un’ombra su Lampedusa paghi.

Ma a irritare i lampedusani c’è anche l’ipotesi che qualcuno speculi sulla disgrazia dell’isola. Continua Melchiorre:

Da un po’ di tempo, in paese, aleggia il sospetto che si stia tentando di deprimere volontariamente l’economia dell’isola, in modo da spianare la strada per una clamorosa speculazione immobiliare. Il dubbio è nato dopo il sequestro di un’area con diverse abitazioni abusive risalenti a 35 anni fa. Come mai sono passati tutti questi anni prima di un’azione giudiziaria? Inoltre, le case sono state date in custodia a dei fiduciari e non ai proprietari, come si fa di solito. Per carità, finché non c’è una prova, queste sono e restano pure illazioni, e se c’è un reato è giusto perseguirlo.

Oltre al danno, la beffa.


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