L’isola è quella di Procida, ha rivelato in TV lo stesso autore ed il pensiero è andato subito a mia madre, procidana di nascita. Quindi ho voluto leggere il libro forse perché volevo in qualche modo rivivere la sua giovinezza, ma sono rimasta delusa. A Procida infatti sono andata solamente un paio di volte in gita d’estate da ragazza e nel libro a ben pensarci, non potevo ritrovare riferimenti che potessero richiamarmi alla mente i brevi soggiorni sull’isola. La storia si svolge tutta su questa piccola isola nel golfo di Napoli, c’è una famiglia, “la stirpe”, composta da varie famiglie dove protagoniste sono le zie coi loro mariti naviganti, capitani o mozzi comunque sempre in mare. Ciascuno con le sue peculiarità, vivono però in case contigue in un unico edificio dove gioie e dolori della vita sono condivisi, come un tempo accadeva anche da noi.
Carluccio, il nipote adolescente, decide di condurre un’indagine per svelare il segreto che cela zia Cecilia detta
Cilla, vedova del cui marito morto in mare si ricorda solamente ch’era un bell’uomo. Poi c’è zia Filomena detta
Memé, la più giovane delle zie, sposata con zio Luca detto
Lucariello, pilota nel canale di Suez, in pensione. Nello stesso palazzo abita anche zia Immacolata detta
Teti, la monaca di casa che aveva sposato Gesù senza rinchiudersi in convento e zio Giovannino il pasticciere. Zio Salvatore, il diplomatico della
stirpe, viveva invece a Nizza ed ogni ultimo venerdì del mese era solito scrivere alle sorelle ed ovviamente alla più piccola Costanza, madre di Carluccio il cui marito capitano è sempre innamorato come il primo giorno. La vicenda per il giovane
Carluccio ha inizio al porto con l’arrivo di una straniera subito notata dai locali.
Carluccio la pedina e scopre che
la signora è diretta al cimitero dove depone sulla tomba del capitano Matteo Cardale marito di zia
Cilla, tre rose rosse. Da qui la misteriosa signora ritorna in taxi al porto, s’imbarca sul vaporetto e va via. Era il primo venerdì di ottobre conferma il custode del cimitero interrogato da
Carluccio. Il custode gli confida anche che la signora è francese e che viene in visita al cimitero da anni, sempre nello stesso giorno. Il particolare sollecita l’indole da investigatore di
Carluccio che decide di voler chiarire a tutti i costi il mistero della morte di zio Matteo.
Carluccio ne parla anche a Flavia, la sua amica del cuore
non fidanzata. In Flavia trova un’alleata attenta e perspicace che quando occorre, riesce a contenerlo. Ad aiutare il giovane
Carluccio nel suo intento indagatore, concorrono anche altri personaggi ed alla fine si scoprirà che zio Matteo non aveva scheletri nell’armadio di famiglia, ma solamente un amore vero che il capitano viveva lontano da Procida. Nel libro accade anche altro, ma lasciamo che a scoprirlo sia il lettore interessato.
Il racconto scorre in modo piacevole con la presenza non ingombrante di questa famiglia allargata ideale a mio avviso, per chi vuole trascorrere un paio d’ore lontano dai propri pensieri immaginando quando saremo finalmente in una località balneare a distenderci.