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L’ISPETTORE COLIANDRO Quella verità che è in tutti noi

Creato il 27 novembre 2012 da Soniab

Occhiali Rayban a goccia, giacca di pelle, spaccone, schivo e ignorante.   Questo è l’antieroe italiano: l’ispettore Coliandro, il braccio maldestro della legge. Proprio ieri sera mi sono imbattuta in uno degli episodi in replica, visto, rivisto e che rivedo sempre con entusiamo! Nato dalla penna gialla di C. Lucarelli, è approdato in televisione nel 2006. La serie televisiva è diretta dai Matetti Bros che con uno stile veloce, autoironia e citazioni hanno lasciato un segno innovativo, alternativo e non banale nella fiction italiana. Ciò che cattura subito lo spettatore è la colonna sonora. Capisci subito che ciò che sta iniziando è qualcosa di nuovo, che cercavi e invano di solito trovi nella nostra tv.  E poi eccolo, l’uomo comune, il poliziotto vero con tutti i suoi difetti  e lati umani.

L’ISPETTORE COLIANDRO Quella verità che è in tutti noi

Coliandro è diretto, autentico. Fa figuracce, è imbranato, sfigato ed ha pure un lato infantile. È fan di C. Eastwood e ha un unico sogno: tornare in serie A.   La serie A è la Squadra Mobile, viene spostato di volta in volta e assegnato allo spaccio alimentare, all’ufficio scomparsi, all’ufficio passaporti e pure al reparto cinofilo. Il commissario De Zan e la dottoressa Longhi infatti, non solo non lo stimano ma non fanno altro che cercare di tenerlo lontano dalle indagini.   Coliandro si caccia sempre nei guai, si trova in mezzo a indagini rilevanti per caso o perché intende portarle a termine prima di tutti per fare bella figura con i superiori.  Nelle storie più strane nelle quali si caccia c’è sempre una ragazza di mezzo che lo aiuta, legata in qualche modo al caso e che però si fida di lui. Ogni donna che lo affianca possiede quella intelligenza e intuito che a lui manca, così grazie alle loro informazioni e a qualche strano colpo di fortuna, Coliandro risolve i casi… Il più delle volte senza comprendere fino in fondo cosa è accaduto e rischiando di mettere in pericolo le indagini ufficiali. Alla fine si ritrova senza alcun merito, sedotto e abbandonato.

Coliandro ha la sua forza non solo nelle sue debolezze che lo rendono più vicino a noi ma anche nelle qualità: ironizza su tutto, non si prende sul serio, è autentico.   Crede in se stesso e in quello che fa. È buono, onesto, sa stare vicino a chi è più debole e soprattutto è in grado di cambiare. Sarà anche razzista, pieno di pregiudizi ma ogni volta sa mutarli, riuscendo ad andare oltre.   “Minkia” è il suo intercalare e tante sono le sue frasi più celebri, qualcuna l’ho pure salvata sul cellulare una sera che non avevo dove segnarle… Anche gli altri personaggi parlano come fa nella realtà la gente comune.    Violenza, parolacce, gergo da strada e un po’ di vera cattiveria colorano i dialoghi ricchi anche di citazioni. In ogni puntata ci sono riferimenti a film di genere degli anni ’70-’80, in particolare all’ispettore Callagan.   Bologna è l’altra protagonista, con le sue diverse problematiche urbane e Coliandro funge da “accompagnatore” tra le problematiche sociali e i luoghi comuni.   Senza ipocrisia, Coliandro è l’occhio sulla vita di una città a tinte noir. Le atmosfere sono ancor più suggestive grazie alle scelte musicali funky anni ’70, jazz, rap e heavy metal sempre ben inserite nella narrazione. Originalità, non banalità, cura della regia, nella costruzione dei dialoghi, nulla è lasciato al caso. Come forse superficialmente si potrebbe credere. Qualità che i telespettatori hanno colto e che dal 2010 sperano in nuovi episodi. Mentre continuano a vedersi propinare positivi e anticonformisti prodi personaggi che con genialità sconfiggono sempre il male o fiction di storie sdolcinate e dai dialoghi vicini a quelli delle soap. Ci vuole più coraggio ad essere realisti!   Non credo sia vero che lo spettatore voglia essere rassicurati e i fan di Coliandro sono una testimonianza. Più che di rassicurazioni, oggi vogliamo la realtà, vogliamo vedere sullo schermo noi stessi, con i nostri problemi, timori e capacità di cavarcela sempre e comunque, proprio come fa Coliandro.

Anche io nel frattempo non posso che dare il mio piccolo sostegno con questo post, continuare a vedere le repliche o le scene su YouTube, ridere, sorridere, anticipare le battute e finire sempre con il chiedermi quanto G. Morelli, che sembra abbia il personaggio cucito addosso con un’interpretazione perfetta, ci faccia o ci sia. E poi, lo confesso, a volte mi chiedo: “E se un giorno Coliandro incontrasse la mia ispettrice Claudia De Angeli e la chiamasse bambina?”…”sarebbe…Bestiale!”


Filed under: cinema Tagged: Bologna, Coliandro, fiction, ispettore, Lucarelli, Matti Bros, repliche, spettatori

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