L’Italia approvi il trattato di Istambul!

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

La violenza sulle donne in Italia è un fenomeno quanto concreto quanto taciuto. Sono sette milioni le donne che hanno subito violenza fisica, psicologica e sessuale e i femminicidi sono in aumento raggiungendo percentuali che ravvisano quanto il fenomeno italiano sarebbe preoccupante da richiedere particolari interventi che il nostro Paese sottovaluta troppo.

Infatti poche settimane fa, il Parlamento italiano ha di nuovo ignorato il trattato Istanbul, che a dispetto degli stereotipi contro l’Islam, nasce in Turchia ed è un trattato internazionale firmato da numerosi paesi con il fine di prevenire, combattere la violenza sulle donne e promuovere condizioni di parità tra uomo e donna. 

Ciò significa quanto è ancora presente, nel nostro contesto culturale, una forte cultura maschilista che fa ancora di tutto per scoraggiare e ignorare i diritti delle donne, mentre le donne vengono massacrate ogni due giorni come narrano le cronache.

Proprio ieri a Padova viene uccisa una donna dal marito italiano e a Viterbo pochi giorni fa venivano stuprate due ragazzine straniere da alcuni ragazzi italiani considerati innocenti da metà del paese (compresi i padri, giusto per farvi capire come i padri non insegnano ai figli il rispetto delle donne) che sostiene che le due ragazzine erano consenzienti anche se i medici hanno dimostrato che le due hanno subito violenza, riportandoci alla memoria un episodio simile che accadde pochi anni fa a Montalto di Castro quando una ragazzina stuprata veniva additata come una “puttana”. Siamo certe che se le ragazzine fossero italiane e chi le ha violentate dei rumeni le opinioni sarebbero state molto diverse e in men che non si dica nessuno avrebbe definito consenzienti le due vittime.

Da questi due episodi emerge la tendenza culturale del nostro paese a negare il fenomeno della violenza sulle donne come per paura di marchiare il genere maschile come “cattivo”. Negare il fenomeno della violenza può portare conseguenze pericolose per la vittima che per gli stessi motivi non denuncia, poiché vittima della criminalizzazione e dello stigma della “bugiarda”. Negare il fenomeno è anche un “buon metodo” per non fare leggi, azioni di contrasto e prevenzione della violenza. Ed è effettivamente questo che accade in Italia.

Infatti il trattato recita che la causa (e la conseguenza) della violenza sulle donne è perpetuata dalla cultura del silenzio e della negazione di tale fenomeno.

E’ importante il ruolo dei mass-media nel sensibilizzare il fenomeno che però nel nostro Paese è nullo, anzi, i media spesso sono responsabili del proliferare di stereotipi che promuovono rappresentazioni femminili sessiste lontane dal concetto di parità e una programmazione maschilista che si costruisce attorno ai salotti televisivi del primo pomeriggio con toni di accusa verso le donne moderne additate come infedeli, poco dedite alla cura, egocentriche carrieriste e malvagie “falsaccusatrici” di violenze per addebitare agli ex-mariti le spese per il mantenimento e per sottrargli la paternità.

Infatti il trattato chiede ai governi di incoraggiare i media ad autoregolarsi per promuovere il rispetto delle donne.

La Sigo (Società Italiana Ginecologi e Ostetrici) chiede al Parlamento Italiano che urge sottoscrivere il trattato (Fonte qui):

“Il Parlamento deve sottoscrivere immediatamente il trattato internazionale. Stava per farlo il Senato ma l’assenza del presidente e dei suoi vice causò la sospensione della seduta. Noi ginecologi possiamo fare molto contro gli abusi, ma è necessario riconoscere i campanelli d’allarme”. Le parole sono di Nicola Surico, presidente Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), che in occasione della Figo (International Federation of Gynecology and Obstetrics) torna a denunciare le diffuse violenze subite ogni giorno dalle donne di tutto il mondo.

La prevenzione e il contrasto della violenza sulla popolazione femminile sarà proprio uno dei temi centrali del XX Congresso Figo.

Nel mondo oltre 600 milioni di donne subiscono violenze fisiche e sessuali. Nel nostro Paese sono 7 milioni le italiane vittime di violenze almeno una volta nella vita. Circa 5 milioni hanno ricevuto molestie sessuali (23,7%), 4 milioni maltrattamenti fisici (18,8%) di cui 1 milione ha subito uno stupro. Il 24,7% delle donne ha come aguzzino un uomo non partner, mentre il 14,3% è stato molestato dal compagno o da un ex.

La denuncia di questi episodi, spiega la Sigo, “è rara”: solo il 5,3% nel caso di violenza domestica. “Il ginecologo deve essere un alleato contro gli abusi – ha affermato Surico -. Noi seguiamo la donna nella sua intimità dal menarca fino alla post-menopausa, possiamo quindi capire immediatamente chi è stata vittima di molestie. Per fare questo è però necessario riconoscere in tempo i ‘campanelli d’allarme’ e i segnali rivelatori ed aiutare la paziente a denunciare l’accaduto”.

La missione della Figo, e delle società nazionali come la Sigo, è promuovere la salute della donna, ridurre la mortalità materno-infantile e sostenere il diritto alla salute sessuale. “Si tratta di un evento unico in Italia, che si svolge in Europa una volta ogni 15 anni – ha ricordato Surico -. Il Congresso vede il prezioso contributo di molti ginecologi italiani che tengono alta la fama della disciplina in ambito clinico e assistenziale”. “In occasione di questo appuntamento internazionale – ha proseguito il Presidente Sigo – i ginecologi rivolgono un appello pressante al Parlamento italiano, affinché ratifichi immediatamente la Convenzione di Istanbul. E’ un trattato stilato la scorsa estate con gli obiettivi di prevenire la violenza contro le donne, proteggere le vittime e incentivare la perseguibilità penale degli aggressori. Per contrastare un fenomeno così drammaticamente diffuso è necessario un segnale forte e responsabile da parte delle Istituzioni. La Convenzione è già stata sottoscritta dal Ministro per le Pari Opportunità Elsa Fornero, ci aspettiamo che le due Camere facciano altrettanto il prima possibile. Ne stava discutendo il Senato il 20 settembre, ma poi la seduta fu purtroppo sospesa per l’assenza del Presidente e dei suoi vice”.

La violenza sulle donne, spiega ancora Surico, “è un problema complesso”, che comporta ricadute anche nella sfera della salute. Anche se la fascia di età più colpita è rappresentata dalle donne tra 16 e 40 anni, non c’è epoca della vita femminile che possa dirsi esente da questo rischio. “Questa situazione richiede un immediato intervento da parte delle Società scientifiche per formare e sensibilizzare tutti i professionisti a confrontarsi con donne vittime di molestie sessuali. Bisogna costruire una competenza che fin qui è mancata – ha sottolineato Surico -, perché, nonostante faccia parte della nostra professionalità dare risposte adeguate a queste problematiche, fino a poco tempo fa l’argomento era stato semplicemente rimosso dalla nostra formazione ed era del tutto assente una cultura ginecologica sull’argomento”.

In Italia non solo mancano le condizioni culturali per promuovere i principi di parità di genere ma si dimostra preoccupante la condizione economica delle donne, che sempre più escluse dal mercato del lavoro (soprattutto al Sud) e in mancanza di un’indipendenza economica, rischiano di diventare più vulnerabili alle violenze domestiche. Al Sud infatti, le donne vengono proprio scoraggiate nel cercare un impiego economico dalla crisi e dal contesto culturale.  I dati dell’ISTAT sono sconfortanti:

[...]Lo dicono i dati dell’Istat: Meridione la probabilità di trovare un lavoro per le ragazze è pari quasi a zero. Il tasso di occupazione è sceso tra aprile e giugno a un mimino del 16,9% per le giovani tra i 15 e i 29 anni. In altre parole, meno di 2 donne su 10 ha un lavoro.
Anche se provano a inseguire i loro sogni, la realtà le condanna spesso a un presente da casalinghe. Sul minimo pesa l’elevata percentuale di studentesse tra i 15 e i 29 anni, ma anche alzando l’asticella le cose non vanno meglio: tra le 18-29enni del Sud l’occupazione non va oltre il 20,7%. Imbarazzante il divario con il Nord, dove la quota sale al 45,7%, e con la media nazionale, pari al 34%. E quelle chi lavora lo fa in campagna: nel Meridione sono oltre 280mila le donne occupate nell’agricoltura, su un totale nazionale di 406mila[...]. (Fonte Leggo.it)



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