L’Italia che perde: sfratti alle stelle

Creato il 25 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

La crisi restituisce un’Italia socialmente demolita dalla cronica mancanza di lavoro e di stato sociale. Sono sempre le classi meno abbienti a pagare lo scotto di un benessere superfluo. Ma gli Azzurri battono l’Inghilterra…

…e quindi possiamo accollarci qualsiasi cosa: ci sta bene che gli sfratti siano aumentati del 64% negli ultimi due anni, lasciando sotto i ponti quasi 64.000 persone. Non è certo gente che sistemi in una tendopoli. Le statistiche sono impietose: cresce il numero dei poveri, di quelli che hanno ben poco da perdere perché hanno ormai perso tutto l’indispensabile per vivere, come il lavoro, la casa, il sostegno di uno stato sempre più vampiresco che succhia il sangue dalle vene della produttività della società civile, per trasfonderlo nei parassiti della politica e dell’amministrazione burocratica.

Fa male: il luogo comune del citizen statunitense che non riesce a pagare l’affitto del monolocale in cui vive, reso celebre da tante situation comedy e pellicole di vario successo, è una triste realtà di casa nostra in cui è ormai  frequente che i cittadini non riescano ad onorare la pigione al  proprietario dell’immobile locato. E i ricorsi, da parte dei padroni di casa all’autorità giudiziaria, sono stati 124.000 nell’ultimo anno.

Prezzi sempre più elevati, potere d’acquisto violentato soprattutto per gli operai: in dieci anni, si valuta che le tute blu abbiano visto ridurre il loro salario di ben 400 euro secondo le rilevazioni di Bankitalia: quasi una mensilità per un due vani in una città di media grandezza, una settimana se rapportato a realtà come Roma che vanta oltre duemila sfratti nell’ultimo anno, tutti per morosità.

Nessuno, dal governo, si è prodigato nell’offrire un commento ai dati in oggetto. L’argomento è di quelli scomodi, che riesce a suscitare solo una piccola reazione generica da parte dei sindacati che chiedono un intervento dell’esecutivo volto a permettere il rilancio del potere d’acquisto, con politiche fiscali ispirate ad una maggiore equità sociale.

Ovviamente, quest’appello, rimarrà perennemente inascoltato da un governo troppo impegnato a farsi bello con l’Europa, offrendo in dote una riforma del lavoro vergognosa che produrrà altro precariato che andrà ad aggiungersi agli oltre due milioni che oggi hanno un contratto a tempo determinato(dati ISTAT).

Le regole della società italiana sono segnate: parassiti della società, impegnati in politica a tempo indeterminato. Oppure umili ma dignitosi lavoratori, sempre in guardia e pronti a fare salti mortali per tenere lontano lo spettro del suicidio, scelto da molti che hanno sofferto per essere stati abbandonati dallo stato, che si ricorda dei suoi sudditi solo quando deve chiedere loro gli arretrati del bollo auto.

Ma i calmieri sociali ci sono, e stanno funzionando bene: gli Azzurri vanno avanti agli europei di calcio e ci stiamo dimenticando che a settembre si tornerà a pagare l’IMU, e che ad ottobre l’IVA potrebbe lievitare al 23%, mettendoci ancora di più di fronte ad una situazione drammaticamente insostenibile. E le promozioni sui carburanti nel weekend fanno il resto, illudendoci che le compagnie petrolifere stiano facendoci un regalo. Se ragionassimo con le loro teste, dovremmo giocare al ribasso anche noi consumatori: l’hanno venduta ad 1.90, l’hanno retrocessa ad 1.60, potrebbero arrivare anche ad 1.30. Evitiamo di riempirci le taniche, con quella benzina venduta a peso d’oro nonostante il calo del prezzo del petrolio, così capiranno che una merce deve essere venduta a prezzi di mercato. e non con manovre speculative per arricchire il cartello dei petrolieri. Anche gli altri competitors hanno diminuito il prezzo (Esso non ha rinnovato la promozione in questa settimana, ma ERG si è aggiunta al novero dei marchi che hanno ritoccato i listini uniformandosi a quello ENI) senza pensarci due volte, pur di vedere le file di automobili intasare le nostre strade in attesa di riempire i serbatoi.

Certe scene nelle nostre città, con i vigili urbani impegnati a garantire la circolazione in prossimità delle aree di servizio per il troppo afflusso veicolare, ricordano un tempo passato che raccontava storie di guerra ed atrocità. Una volta si faceva per il pane, la fila, oggi la facciamo per la benzina, fondamentale per permetterci di raggiungere i posti di lavoro/sfruttamento che temiamo di perdere.  Siamo in guerra, siamo tenuti in ostaggio e le fazioni sono schierate: da una parte la finanza, dall’altra il resto del mondo. E non è una partita di calcio.

E, a parte Belsito e Rosy Mauro, gli unici Diamanti che vedremo sono quelli che segnano il rigore contro l’Inghilterra e mandano la nazionale in semifinale contro la Germania di Frau Merkel (ridicoli i titoli di alcuni siti, come se la cancelliera tedesca fosse l’allenatore della squadra più forte di questa competizione…).

Se poi, nei prossimi giorni, verranno approvate riforme “boiata” ed altri provvedimenti al limite dell’assurdità, beh… poco male: ci basta una bandiera e poter gridare GOL!

E ci fanno continuare a credere che la Merkel vada battuta sul campo di calcio.

Bravi, bravi tutti.


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