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L’ultima l’hanno combinata gli avvocati. Come denunciato da Gian Antonio Stella alcuni giorni fa, la riforma della disciplina forense, al di là di quanto affermi la potente corporazione dei legali, è l’ennesimo affronto ai giovani.
Scrive “Il Sole 24 Ore”: “la riforma riporta per molti versi le lancette della professione legale a prima degli interventi liberalizzatori di riordino”. “I parametri, che nel linguaggio liberalizzatore hanno sostituito le vecchie tariffe, in realtà tornano a somigliare molto al progenitore, considerato che vengono indicati a cadenza biennale dal decreto ministeriale su proposta del Consiglio Nazionale forense“.
Sottolinea Stella, commentando il comma 11 dell’articolo 41, quello che più da vicino riguarda i tirocinanti: “il titolare di uno studio può pagare un obolo al giovane praticante avvocato, che sgobba per lui, solo dopo il primo semestre. Non è obbligatorio: i primi sei mesi sono gratis, poi è un rimborso facoltativo. [...] Peggio ancora, denuncia Dario Greco, il presidente dell’Aiga, l’associazione dei Giovani Avvocati: il riconoscimento di quel rimborso facoltativo dopo i primi sei mesi cessa al termine del periodo di pratica, lasciando completamente scoperti quei giovani che attendono di fare l’esame di avvocato oppure che l’hanno superato, ma che continuano a frequentare lo studio ed a lavorare a tempo pieno per il loro dominus. [...] Un meccanismo, accusano i giovani legali, che impedisce ogni prospettiva di crescita, di progressione di carriera del giovane, oltre a costituire una vera e propria emergenza sociale nei confronti di quei giovani che non riescono a raggiungere la soglia dei mille euro al mese“.
E’ magari un caso che un sesto dei senatori della Repubblica (compreso il presidente Renato Schifani) siano avvocati? Tutti o quasi anziani, ormai affermati e desiderosi di preservare la propria fetta di mercato? Non suonano ora offensive le parole dello stesso Schifani, che ha affermato -come riporta Stella- la frase “l’imperativo categorico è dare un futuro ai giovani?” A quali giovani?
Se queste vi sembrassero le solite paranoie complottiste della stampa, leggete qui cosa ha affermato il premier Mario Monti, nella conferenza stampa finale di legislatura: la riforma forense approvata dal Senato ”non aiuta i giovani avvocati, non disciplina l’accesso alla professione e aumenta solo i poteri degli organi rappresentativi dell’avvocatura. E’ un caso totalemte antitetico all’operazione di liberalizzazione e apertura alla concorrenza che questo governo ha portato avanti”. ”Abbiamo avuto nelle ultime ore di vita di questa legislatura in Senato qualcosa che e’ molto illuminante sulle priorita’ delle forze politiche, in quel caso di una delle forze politiche: ci si trovava a dover fare una scelta tra l’approvazione di misure alternative alla detenzione o di portare fino in fondo l’approvazione della legge di riforma forense”, rimarca Monti.
NAME AND SHAME: E’ questa l’Italia che vogliamo? A parole riformatrice e vicina ai giovani? Nei fatti, corporativa, trincerata solo a difesa dei propri interessi generazionali e di casta? Pronta ad utilizzare i suoi terminali in Parlamento per difendere col coltello fra i denti i propri -assurdi- privilegi?
Avvocati che avete votato le leggi a tutela dei vostri interessi: lo sapete che negli altri Paesi, a partire dalla liberale Inghilterra cui molti di voi dicono di ispirarsi, i giovani tirocinanti negli studi legali vengono pagati? Ripeto: pagati!
E poi ci lamentiano della fuga all’estero dei nostri giovani più brillanti…
A parziale consolazione, aggiungiamo che stanno prendendo forma le linee guida su stage e tirocini e formativi. Come spiega il sito “La Repubblica degli Stagisti“, si tratta di linee guida con poca forza e un’inesistente efficacia immediata, perché trattasi di un settore dove occorre -caso per caso- un accordo tra Stato e regioni, nel nome della sussidiarietà. Ma quantomeno si introduce il principio generale che uno stage vada almeno retribuito 400 euro al mese. Tra l’altro, le linee coprono solo gli stage extracurriculari, la metà circa del totale degli stage attivati ogni anno. Ma il segnale c’è.
Sono segnali come questi di cui abbiamo bisogno in un’Italia sempre più allergica ai giovani, come dimostra l’ultimo rapporto Istat. Di seguito i principali dati:
-in Italia ci sono oltre un milione di disoccupati under 35;
-tra i giovani nella fascia 25-29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è superiore a quello dei diplomati;
-l’Italia resta un Paese a scarsa mobilità sociale. La probabilità di laurearsi, per una persona il cui padre non abbia completato gli studi superiori, è tra le più basse d’Europa;
-i giovani Neet, che non studiano né lavorano, sono circa 2.115.000.
E’ da questi dati che bisogna ripartire. Superando le resistenze di caste e corporazioni, che sbarrano la strada ai giovani e al talento. Sono queste caste e corporazioni ad essere fuori dalla storia. Potranno resistere ancora un po’ alla globalizzazione. Ma alla fine, ne saranno inesorabilmente travolti. E nuove energie emergeranno, sprigionando un enorme potenziale a favore dello sviluppo dell’Italia.
Buon 2013!
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