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L’ Italia delle false speranze

Creato il 07 luglio 2010 da Daniele7
L’ Italia delle false speranze.
vu cumprà

E’ una calda mattinata di Luglio. La spiaggia non è affollata. Sono soltanto le dieci, i turisti non sono ancora arrivati e l’acqua è ancora troppo fredda per fare il bagno. Il sole però picchia già a sufficienza. E loro sono già in attività, con il loro carico di roba, pronti a calpestare tutto il litorale a costo di vendere qualcosa. E dai lettini vicini le solite frasi:  “Quest’anno sono tantissimi” - ”Non ti lasciano un attimo stare” –  ”Il comune dovrebbe fare qualcosa” – “Ma l’estate scorsa erano così tanti?”. Poi però quando le amiche se ne vanno, c’è sempre qualcuna pronta a comprare una borsa contraffata di “Prada” o di “Gucci”. Perchè in fondo acquistare l’oggetto di tendenza alla metà del prezzo fa comodo anche a loro.

Sono stesa sul mio asciugamano, nel tentativo di abbronzarmi un pò, ascolto e mi accorgo che ce n’è  davvero per tutti i gusti. La cinesina che ti chiede se vuoi un massaggio, il senegalese con le polo di Burberry, l’ indiano con le collane di argento. Ad un certo punto, mia madre, che è con me, ne ferma uno,  decisa a comprarmi una cavigliera, perchè sostiene che quest’ anno sia particolarmente di moda. E’ un indiano, e me la vende dopo una lunga contrattazione a tre euro. Si siede sul lettino di mia madre tentando di indurla a comprare dell’altro, ma non ci riesce. Gli chiedo: “Come ti chiami?” “Hossein” – mi risponde, capendo che non ero una di quelle che pensa che quest’anno siano davvero in tantissimi. Gli chiedo di dove fosse. E lui mi racconta che è indiano e che è arrivato in Italia dalla Grecia con una barca. In Grecia invece ci era arrivato un pò a piedi e un pò in pulman in 8 mesi di viaggio. Mi viene spontaneo domadargli perchè abbia scelto l’ Italia.Voglio capire cosa si pensa nel suo Paese della mia terra. E lui mi cerca di spiegare che tutti da lui sanno che in Italia si guadagna bene. Che c’è buon lavoro. E che nel suo Paese sono troppi e non c’è impiego per tutti. Allora io: ” E adesso che sei qui, pensi sia davvero così? ” Hossein mi guarda, scuote la testa e mi dice che non ha neppure il permesso di soggiorno. Ha pagato un signore italiano 500 euro affinchè potesse far figurare di lavorare presso di lui e ottenere così il permesso per restare in Italia. “Doveva essere il mio padrone” mi dice. “Ma  ho scoperto che ha fatto la stessa cosa con tanti miei amici e poi è sparito.” “Avevo avviato le pratiche per la richiesta”,continua,  ”pagando più di cento euro per ottenere un documento” e quando  doveva presentarsi per attestare che lavoravo per lui non si è presentato. “Quanto guadagni?”, gli chiedo io. Mi dice che in una giornata può avere dai due ai tre clienti, e quindi guadagnare al massimo 10,12 euro. Ma ci sono giorni che non si guadagna una lira.Vive con altri 4 colleghi in una casa molto piccola.Il suo padrone di casa è un cittadino italiano, perfettamente consapevole che i suoi inquilini sono 5 indiani senza permesso di soggiorno. Ma quando si tratta di guadagnare, forse a noi italiani, non interessa tanto rispettare la legge, quella stessa legge, che tanto pretendiamo  sia dagli altri eseguita. ”Quanti anni hai?” Chiede mia madre.”Tanti, sono grande, nel mio Paese dovrei già essere sposato e avere un lavoro. Ne ho 25. Mi viene spontaneo pensare a me, che ho la sua stessa età e ai miei coetanei. Sono fortunata, mi dico. Hossein ad un certo punto si alza e dice che deve andare, si è fatto tardi. “Buona fortuna”, gli auguro. E lui: “Anche a voi belle signore”.


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