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L'Italia e gli immigrati /E’ una cosa piuttosto “seria”

Creato il 01 settembre 2013 da Marianna06

 

  

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Gli ultimi sbarchi di agosto sulle coste italiane inducono, di necessità, i benpensanti a maturare  una riflessione seria sul tema dell’immigrazione, che non è  più tramandabile.

E questo, essendo prossimi ad un  certissimo autunno caldo in merito alla “questione” lavoro, merce  rarissima di questi tempi e, dentro fino al collo, a quella che è la crisi economica generalizzata del paese.

Non fosse altro che a garanzia della pace sociale.

Prevenire i mali piuttosto che curare il malato, quando ormai il suo malanno  si è fatto irreversibile, sappiamo tutti che è intelligenza del sanitario competente.

Seguendo le news che ci arrivano dall’Africa, via web,  non possiamo dire di ignorare i tanti drammatici problemi di politica interna, che vivono nel presente  parecchie  nazioni africane.

Inoltre c’è la patata bollente della Siria, che fa temere una  “terza” guerra mondiale e c’è da tenere a mente che cos’è , oggi , la “questione mediorientale nel suo insieme (fondamentalismo islamico a oltranza e in più lotta acerrima e infinita tra israeliani e palestinesi), la quale “questione”, checché si dica, non consente affatto sonni tranquilli all’Europa.

Specie all’Europa mediterranea. Un’ Europa che, come l’Italia, è tutta, che le piaccia o meno, bisognosa di importanti riforme istituzionali interne, nei singoli stati, e che se la deve vedere con le prossime elezioni tedesche, sperando di riuscire ad essere sempre meno germanocentrica.

Essendo al momento gli immigrati da noi, rispetto al passato, un numero piuttosto consistente di persone (uomini, donne, bambini) e ,per giunta, con una buona percentuale di lungo-residenti ( esclusi ovviamente gli irregolari per i quali occorre provvedere, legislazione alla mano e accordi con il Paese di provenienza, al rimpatrio volontario) necessita da noi , senza esitazione, il rinnovo degli strumenti di governo del fenomeno.

E’ limitativo e,spesso infruttuoso nei risultati,infatti, basare gli ingressi sulla sola richiesta del datore di lavoro (impresa o famiglia). Probabilmente con la reintroduzione del permesso di soggiorno inteso come ricerca di lavoro ma su garanzie probanti, le cose potrebbero andare meglio. E meglio ancora sarebbe  il trasformare i permessi di studio attuali in permessi di ricerca di lavoro.

Un compito,questo delle funzioni e competenze in merito, di cui potrebbero farsi carico degli enti locali come, ad esempio, i comuni.

E ciò,soprattutto, per alleggerire l’impegno delle forze di polizia da destinare, semmai, ad altrettanti importanti, utili quanto differenti compiti.

Caduta nel dimenticatoio, per di più, la programmazione triennale dei flussi migratori,prevista dalla Turco-Napolitano, rimasta in piedi la Bossi-Fini con tutta la gragnuola dei suoi “buchi”, si potrebbe pensare magari ad un’agenzia indipendente, i cui membri sarebbero designati dalla presidenza del Consiglio e approvati dalle commissioni parlamentari .

Quelle cioé competenti in materia per  dare  al Governo in carica le linee guida per programmare  i flussi e monitorare poi, a modo di consuntivo, l’efficacia, a posteriori, delle politiche medesime messe in atto nel periodo stabilito.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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