La faccia tosta dei partiti italiani è immensa quanto è immenso il deserto del Sahara. Non provano vergogna, in un momento di crisi profonda per il nostro paese, a incassare tutti quei milioni di euro immeritatamente. Non hanno nessun problema etico a difendere l’indifendibile, argomentando che quei soldi servono per pagare le spese del partito, ritenendo che, senza quei soldi, sarebbero nei guai.
Ipocriti! È noto che i partiti politici ottengono rimborsi 3-5 volte superiori a quanto effettivamente spendono. Sono delle vere e proprie industrie che incassano i soldi pubblici, senza restituire servizi. Sono delle zecche sul nostro groppone. Il meccanismo del finanziamento pubblico si chiama vivere e arricchirsi sulle spalle della gente, sul sudore dei cittadini italiani.
La scusa poi è davvero banale se non ridicola. Secondo i partiti, se le formazioni politiche non avessero il finanziamento pubblico (che ricordo fu abolito con un referendum nel 1993), cadrebbero nelle mani delle lobbies. Questo è quanto ci racconta l’ABC.
Per carità! Si dovrebbero solo vergognare di una simile affermazione, fosse solo che in mano alle lobbies la politica vi è già da un pezzo. Non è possibile in un paese fare attivismo politico se non si hanno dei rapporti stretti con i poteri economici, che sono delle vere e proprie forze di pressione in Parlamento. Dire che senza i soldi nostri, i partiti cadrebbero in mano delle lobbies è considerare il cittadino un pecorone ignorante che non capisce nulla.
Poi ci si mette pure il nostro “amato” Capo dello Stato. Uno che ha vissuto per tutta la vita di soldi pubblici. Lui sì che ha detto una cosa saggia:
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Quando il marcio sembra diffondersi e farsi soffocante, non dimentichiamo tutti gli esempi passati e presenti di onestà e serietà politica, di personale disinteresse, di applicazione appassionata ai problemi della comunità, ma guai a demonizzare la politica.
Già, è vero, ma è anche vero che se dovessimo estirpare il marcio dai partiti non resterebbe nulla di loro. E anche se fosse vero quanto afferma, questo non significa che i partiti siano legittimati a dissanguarci e siano legittimati a vivere sul nostro groppone, soprattutto in questo periodo in cui i rimborsi milionari stridono rispetto al gravare delle tasse sui cittadini.
La realtà è che i partiti stanno scherzando con il fuoco. Non hanno capito che siamo arrivati a un punto di esasperazione tale che non è più accettabile che si sprechi anche solo un centesimo di euro per la politica delle chiacchiere e delle sanguisughe. Ecco perché il finanziamento deve essere non regolamentato, ma abrogato. I partiti si devono sostenere con le sottoscrizioni pubbliche, con le offerte e le donazioni. Al massimo, lo Stato dovrebbe riconoscere un rimborso pari al 50% di quanto si spende in campagna elettorale, attraverso un sistema di sgravi fiscali.
E il problema delle lobbies? Beh, in USA è stato risolto in modo piuttosto brillante: regolamentando i gruppi di pressione e rendendo trasparenti le donazioni e i finanziamenti privati. L’elettore sa da chi è sostenuto quel partito e perché lo sostiene. Quali sono, in altre parole, gli interessi di fondo.
Dunque? La verità è solo una: in Italia — come sempre — si vuole tenere il piede in due staffe. Si vuole tenere il finanziamento pubblico per dare l’illusione al cittadino che i partiti sono indipendenti (ma la verità è che quei soldi fanno comodo perché sono tanti e non sono sudati), e nel contempo si mantiene un sistema lobbistico sotterraneo che determina le reali scelte della politica italiana.
L’Italia è una repubblica fondata sulle lobbies e sul finanziamento pubblico dei partiti. Sul punto ho pochi dubbi.
di Martino © 2012 Il Jester