Quando mesi fa lessi per la prima volta il nome di ITALIA UNICA, criticai la scelta. Mi sembrava un nome retorico e con poco “appeal”. Ma cambiai il parere quando lessi le motivazioni date da Corrado Passera all’inizio del Manifesto intitolato SOLUZIONI PER UN’ITALIA UNICA:
“La nostra Italia è Unica e di questo siamo orgogliosi. È una Storia di sorprendenti talenti e di pluralismo creativo, è un Paese pieno di intelligenze, di vitalità e di cuore. È a questa Italia che ci rivolgiamo con una proposta che ha una visione ambiziosa, ma allo stesso tempo realizzabile. Una proposta in grado di sbloccare le energie spesso inespresse o soffocate del nostro Paese e di tutelate le libertà civili e il merito per garantire un benessere comune”.
In breve, per i promotori di questo nuovo movimento, che a ottobre diventerà partito, l’Italia è giustamente UNICA AL MONDO. Purtroppo lo è non solo nel bene, ma anche nel male. Mi riferisco alla disastrosa caduta nella trappola delle tre “malebestie” tanto criticate e temute da Luigi Sturzo negli anni 50: lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico. Qualsiasi altro Paese sviluppato, senza quei “sorprendenti talenti” dotati “di vitalità e di cuore”, sarebbe già crollato sotto i colpi della peggiore classe politica del mondo occidentale.
Ebbene, nel leggere le 71 pagine del Programma di ITALIA UNICA, ho notato molte critiche a quelle tre “malebestie” (critiche ovvie per un partito che si definisce “popolare e liberale”) e anche molte soluzioni valide, nate dall’ascolto di tante intelligenze, che desiderano vedere l’Italia uscire dalla trappola. Sono persone provenienti dal mondo produttivo che si oppongono alla cultura dominante dei “controllori controllati”, ossia di un sistema corrotto e clientelare, dove gran parte della politica e della burocrazia è sempre andata d’accordo per essere servita e non per servire.
Il Programma è preceduto dalla seguente precisazione:
“Questo documento contiene un primo set di proposte, presentate in forma molto sintetica, che Italia Unica sostiene per rilanciare l’Italia, la sua economia e la sua democrazia. Sono solo una parte delle proposte messe a punto dai gruppi di lavoro tematici che Italia Unica ha organizzato negli ultimi 12 mesi, proposte che si sono arricchite attraverso l’ascolto e il confronto con moltissimi interlocutori nel nostro viaggio in Italia e il dialogo con molteplici rappresentanze.
Le proposte di questo documento costituiscono una prima piattaforma programmatica di Italia Unica che verrà messa in consultazione pubblica attraverso il meccanismo dei media civici sul sito http://www.italiaunica.it“.
È il metodo adottato non da un ex-banchiere, come di solito viene descritto Passera, ma da un ex-manager di grandi aziende che ha sempre seguito il principio dell’ascolto e della partecipazione attiva con i suoi collaboratori. In questo caso si tratta di ascoltare e di chiedere la collaborazione al progetto della parte più responsabile e creativa di un Paese, che vuole meritarsi la definizione di “più bello del mondo” (non può essere bello chi è gestito male).
Ma passare dalle belle idee alle soluzioni concrete sarà dura, dopo le delusioni dei mancati “contratti” promessi da Berlusconi e dei tanti “annunci” di Renzi, per la cui realizzazione – ovviamente – ci vorranno non 100, ma almeno 1.000 giorni. Il “cantiere” di Italia Unica dovrà pertanto essere formato da ottimi ingegneri, architetti e operai capaci di costruire progetti concreti e credibili, ossia veramente realizzabili. Compito arduo, se dovessero continuare a prevalere la sfiducia e la disaffezione verso la politica, causate dal lungo predominio delle tre “malebestie” e dalle tante promesse mancate per sconfiggerle.
Sono 12 le grandi tematiche affrontate dal Programma e ho trovato gran parte delle soluzioni proposte coerenti con una vera cultura di tipo popolare e liberale, in linea con il pensiero di due grandi statisti, Luigi Einaudi e Luigi Sturzo, e dell’insegnamento economico-sociale delle Encicliche. Vi domina, infatti, il concetto di sussidiarietà per dare più autonomia, responsabilità e partecipazione ai cittadini e per eliminare la “sudditanza” di questi nei confronti dei poteri forti, pubblici e privati, che per oltre 60 anni sono andati a nozze con le tre “malebestie”. Grande attenzione è rivolta allo sviluppo del lavoro e dell’impresa privata (che del lavoro è la vera fonte), e alla riforma del sistema educativo, la cui efficienza è fondamentale per l’occupazione giovanile. Per il Sud il Programma raccomanda una famosa esortazione sturziana: “Il Mezzogiorno salvi il Mezzogiorno!”.
Per la Sanità il pressante invito è a “depoliticizzarla”, a controllarne la spesa con la trasparenza dei costi-standard e ad affidarla anche al Terzo Settore. Per la Giustizia molte proposte di semplice buon senso.
Per mobilitare i 400 miliardi della cura-shock proposta da Italia Unica, Corrado Passera avrà bisogno di tanto consenso e della sua breve esperienza di banchiere contrario alla “turbofinanza”. Questa esperienza dovrebbe portarlo a opporsi alle folli operazioni di “quantitative easing” fatte dalla Federal Reserve negli ultimi cinque anni non per scongiurare il rischio di deflazione dell’economia Usa, ma in realtà per salvare le grandi banche dal fallimento per le loro operazioni speculative di “turbo finanza” e per fornire al Tesoro americano i mezzi necessari per la copertura del disavanzo pubblico, copertura non più assicurata al 100% dal risparmio nazionale ed estero.
Non sono quindi d’accordo con il seguente passo del Programma:
“Qualora il rischio di deflazione perdurasse, bisognerà considerare anche operazioni di “quantitative easing”, cioè la possibilità di immettere in modo massiccio nuova liquidità sul mercato, per contrastare una forza eccessiva dell’euro e, insieme, scongiurare il rischio di deflazione”.
Draghi è favorevole a queste operazioni, ma non per svalutare l’euro o per coprire le perdite causate dalla “turbofinanza”, bensì per sostenere gli investimenti pubblici e privati. Una moneta forte non è mai stata causa di mali, mentre una moneta debole…
Le esportazioni italiane con l’euro forte sono oggi di molto superiori alle esportazioni fatte con la lira debole, allora causa di alta inflazione e non di deflazione. Il vero problema da affrontare è la perdurante sovranità di un re nudo: il dollaro. Nel Programma di Italia Unica dovrebbe entrare anche una seria riforma del sistema monetario internazionale, dove nessuna moneta nazionale dovrebbe avere il ruolo improprio di valuta di riserva e di mezzo di pagamento.
Prima o poi, questo ruolo si rivelerà un “boomerang” per l’economia Usa e, purtroppo, anche per il resto del mondo. Sarà il momento di allacciarsi le cinture, perché il volo diventerà molto turbolento. Un motivo in più per l’Italia di restare nell’euro (“correggiamo gli errori che hanno accompagnato l’euro, restando nell’euro” dice giustamente il Programma di Italia Unica) per non essere il vaso di coccio tra vasi di ferro come ai tempi della lira.
Giovanni Palladino