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L’Italia, paese di diritti negati

Creato il 23 febbraio 2016 da Marianocervone @marianocervone

italia abbandonato - internettuale

L’Italia di Renzi è il Paese dei diritti negati. Continuiamo a dirci che in questi ultimi ventiquattro mesi di PD al Governo le cose sono cambiate, che l’età media dei nostri ministri si è notevolmente abbassata, che c’è finalmente spazio per la meritocrazia e sviluppo del lavoro, ma, ad oggi, il vero disegno che emerge dell’Italia, al di là di statistiche e (pseudo) risultati propagandati dai partiti, è tutt’altro che confortante. Non soltanto perché il nostro è una delle nazioni con il maggior numero di opere incompiute, ne sono state stimate circa novecento con grande dispendio di miliardi (di euro) dei contribuenti, ma anche perché quei +764.000 posti di lavoro sponsorizzati dal Partito Democratico, spesso sono sottopagati o assunti per il solo arco temporale degli sgravi fiscali, e anche i contratti a tempo indeterminato sono aumentati soltanto in virtù di un articolo 18 che consente un licenziamento immediato senza reali garanzie.

Insomma quella del lavoro continua ad essere una favola senza lieto fine, così come quel “progetto giovani”, riservato ai ragazzi tra i 18 e i 29 anni di età, che taglia fuori dal mercato del lavoro tutti quelli che i ventinove anni li hanno superati da un pezzo, costringendo invece, chi accetta, a fare ben oltre le 30 ore settimanali previste dal contratto, ritrovandosi prigionieri di uno sfruttamento del tutto legalizzato, solo in parte pagato da datori di lavoro che, scegliendo tale formula di assunzione, possono praticamente ottenere un dipendente a tempo pieno, pagandolo, in sei mesi, il corrispettivo di una sola mensilità, e lasciando allo Stato il compito di elargire (poi) la parte restante.

Ultima pagina vergognosa, di una politica sempre più attaccata alle poltrone e distante dal suo popolo che (non) l’ha eletta, è quella sulle unioni civili, vicenda che, purtroppo, di civile ha soltanto il nome, e che ha ampiamente dimostrato quanto un governo di fatto senza numeri, sia molto più legato a beghe politiche e scaramucce di partito che non interessato a rappresentare e difendere quel popolo cui deve, o dovrebbe, devozione e rispetto.

Con i ripetuti tagli alla cultura, le continue riforme sulla scuola, e le università che diventano sempre più amorfe, astratte e, soprattutto, si tramutano in posti di lavoro irraggiungibili per insegnanti e ricercatori, l’Italia si sta trasformando, come negli anni ’50, in un paese da cui fuggire. Non sono soltanto i cervelli a far fagotto e cercare meritocrazia e finanziamenti altrove, ma anche coloro vogliono semplicemente opportunità concrete per il proprio futuro, e non solo promesse elettorali.

Si parla di tagli alle tasse, ma tra la riscossione di crediti (anche vecchi di vent’anni) da parte di Equitalia, la TASI, tasse dei rifiuti,  l’introduzione del canone RAI in bolletta e un’IVA ben oltre il 20% impedisce di fatto la ripresa del commercio, costringendo gli italiani a tenere il loro denaro in banca, sul vecchio libretto postale o nascosti sotto al materasso, per impedire che le nuove norme sulla dichiarazione dei redditi vadano a sindacare i risparmi di una vita, mentre lo Stato, tra assenteisti, vitalizi e pubblici sprechi preferisce indagare sul nostro portafoglio senza rendere conto del denaro invece che versiamo, per ricevere in cambio solo servizi pubblici ridotti al minimo storico.

“pane et circenses” dicevano gli antichi romani, e come loro l’Italia di Renzi concede bonus sugli stipendi, e soldi in cultura per chi compie diciotto anni misti a dispendiosi eventi quali l’EXPO 2015, nel tentativo di salvare quell’allure di interesse per il proprio popolo che uno Stato civile dovrebbe avere.

Leggi che impiegano anni per percorrere un iter politico prolisso quanto dispersivo che, se completato, le approva stravolte o snaturate.

Terribile la ripercussione di questa amministrazione inesistente e di un’economia debole sulla vita sociale degli italiani, che lede i rapporti amicali che si fanno sempre più estemporanei, più virtuali e meno reali, con famiglie che finiscono con lo sgretolarsi in giro per il mondo, prigioniere di un paese allo sbando in cui i diritti del vivere civile sono letteralmente inesistenti.


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