Nonostante l’accordo per la costruzione del TAP risalga al febbraio 2013, solo di recente nel Salento ha acquistato forza un agguerrito movimento “No-TAP”, composto da cittadini, associazioni e amministrazioni locali che si oppongono alla costruzione dell’infrastruttura. Ragioni ambientali alla base della protesta, esplosa la scorsa settimana in occasione della visita del premier Matteo Renzi all’apertura della Fiera del Levante a Bari: sebbene il ministro dell’Ambiente italiano Gianluca Galletti abbia confermato per decreto la compatibilità dell’opera con l’ambiente circostante, il timore dei No-TAP è proprio che il gasdotto possa danneggiare le risorse naturali di un’area che ha nel turismo la sua primaria fonte di reddito.
Ma De Vincenti è sembrato voler rassicurare gli investitori sul fatto che con il TAP non si ripeterà l’esperienza della TAV in Val di Susa. «Il ruolo del mio Paese è stato quello di sostenere il progetto TAP fin dall’inizio – ha continuato il viceministro -. L’opera rappresenta un’importante volano per la diversificazione dell’approvvigionamento di gas sia per l’Italia e l’Europa. Uno dei principali obiettivi previsti dalla nostra strategia nazionale è quello di continuare a migliorare la nostra sicurezza di approvvigionamento, in particolare nel settore del gas. Ecco perché il governo italiano è impegnato a portare avanti il progetto TAP», ha concluso De Vincenti.
E in effetti, Alla luce anche del deterioramento dei rapporti economici con Mosca sullo sfondo della crisi ucraina, l’Italia sembra sempre più convinta di poter trovare nell’Azerbaijan un fornitore di gas alternativo alla Russia: a maggio in particolare erano circolate negli ambienti economici internazionali voci insistenti – poi smentite – su di un “congelamento” del progetto South Stream (di cui l’Eni fa parte per il 20%) da parte di Roma a favore del TAP.
La costruzione del gasdotto dovrebbe iniziare nel 2016 La capacità iniziale del gasdotto sarà di 10 miliardi di metri cubi all’anno, ma può essere facilmente ampliato a 20 miliardi di metri cubi all’anno. Gli azionisti del progetto sono la British Petroleum, l’azera SOCAR, la norvegese Statoil (tutte al 20%), la belga Fluxys (16 per cento), la francese Total (10 per cento), la tedesca E.On (9 per cento), e la svizzera Axpo (5 per cento).