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L’Italia sull’orlo della catastrofe monetaria? Ecco come sarebbe il ritorno alla cara, vecchia Lira

Creato il 24 aprile 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

euro 124 APRILE – Sempre più spesso si paventa una possibile uscita dell’Italia dall’area euro, per ragioni legate alla crisi economica. In effetti; gli organismi internazionali, tra tutti la BCE, continuano ad imporre l’osservanza della regola dell’austerità, anche se il Paese ha un saldo attivo ancora apprezzabile -per quanto tempo questo potrà dirsi vero, non è dato saperlo- e può contare sul risparmio dei privati. L’economia reale subisce però ogni giorno gravi perdite e, in Italia soprattutto, ormai solo il settore turistico sembra attrarre ancora qualche investitore straniero.

Secondo uno studio presentato a metà dello scorso anno dalla banca americana Merrill Lynch; se l’Italia uscisse dall’euro prima che siano i mercati a emarginarla, essa potrebbe beneficiare di alcuni vantaggi. Questo, almeno, in termini di competitività. In particolare, svalutando la moneta in circolazione, gli esperti prevedono la possibilità che il settore dell’export torni a crescere, senza contare il fatto che dall’estero si ricomincerebbe a vedere favorevolmente la possibilità di collocare i capitali nel Paese, perché la stabilità del mercato verrebbe assicurata da un lento e progressivo ritorno alla moneta nazionale (fattibile in non meno di dieci anni, secondo le stime).

lira
Tra tutti i Paesi dell’Eurozona, l’Italia viene quindi indicata come uno dei maggiori beneficiari dell’uscita dall’euro, assieme all’Irlanda, mentre la Germania sarebbe all’opposto lo Stato membro con il minor interesse a che ciò avvenga, come del resto anche Austria e Belgio. Naturalmente si tratta di un punto di vista molto criticabile, che ha subito allarmato coloro che ritengono questa prospettiva a dir poco catastrofica. Si produrrebbe infatti, a loro avviso, un’enorme svalutazione della ritrovata lira, in considerazione del fatto che l’Italia ha un debito pubblico gigantesco espresso in euro e andrebbe quindi incontro ad un vero e proprio default. Uno studio dell’Università di Padova ha evidenziato che, tornando alla cara vecchia lira dall’oggi al domani, si bloccherebbero tutti i sistemi di pagamento e la ridefinizione dei conti correnti in lire accentuerebbe poi il disastro. Indubbiamente la nuova valuta verrebbe subito svalutata e, se si considera la velocità con cui la notizia verrebbe diffusa in tutto il mondo, molti sarebbero portati a precipitarsi nei propri istituti di credito per ritirare i depositi. Il risultato sarebbe un impoverimento del Pil nazionale di almeno il 6%. Peggiore sarebbe la situazione per chi ha un mutuo perché, se questo venisse ridefinito in lire, aumenterebbe a dismisura e al contrario, se ciò non avvenisse, le banche andrebbero incontro ad un sicuro fallimento. Ad ogni modo, i tassi sui mutui vedrebbero un aumento vertiginoso.

euro 2
Certo è che anche l’altra via percorsa finora, quella dell’austerità, ha portato a sua volta a conseguenze devastanti: taglio degli stipendi e delle pensioni, crollo del sistema del welfare finora costruito e disoccupazione. Tutto ciò in nome della diminuzione di un differenziale numerico, lo spread, quando il debito pubblico interno dell’Italia ancora cresceva a dismisura e le famiglie si scoprivano sempre più povere.

È chiaro che quella attuale é una situazione drammatica, il cui esito finale si avvicina ogni giorno di più a quello prodottosi in Grecia, sempre che non si provveda a correre ai ripari prima che si verifichi l’irrimediabile. Ma per far ciò occorrerebbe una politica forte che in Italia non esiste, almeno allo stato attuale. Certamente l’uscita dall’euro rappresenterebbe un salto nel buio per le economie locali, ma non si può ignorare neppure la voce di chi lamenta che restare nell’eurozona rappresenti un binario a senso unico verso il crollo totale del sistema economico nel suo complesso.

Oggi il Financial Times titolava Italy must prepare for new elections, and fast. Purtroppo non é così scontato che si abbia davvero il coraggio di chiederle.

Silvia Dal Maso


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