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L'Italia viaggia al minimo

Creato il 10 ottobre 2012 da Lamiaeconomia
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L'Italia viaggia al minimo
L'Italia viaggia al minimo
Noi italiani siamo ricchi, i più ricchi del mondo. L’affermazione non è un paradosso, siamo lì, a guardare il nostro declino, seduti su un mare di petrolio che aspetta solo d’essere trasformato in benzina di sviluppo: un patrimonio storico-artistico che rappresenta il 70% di quello del Pianeta.  

C’è la concretezza delle cifre a testimoniare quanto questo «soft power» dell’Italia potrebbe innescare una spirale virtuosa: come osserva Magda Antonioli, direttore del Master in Economia del Turismo alla Bocconi, «la domanda di cultura cresce anche nei periodi di congiuntura economica sfavorevole: considerate le ricadute dirette e indirette, l’impatto giornaliero di un turista culturale risulta di circa 400 euro, il triplo rispetto a quello d’un visitatore tradizionale, che supera di poco i 130».   I 400 euro rappresentano una valutazione fatta di recente analizzando alcune mete turistiche siciliane: in altre realtà, come le città d’arte o importanti circuiti turistici, la spesa è più cospicua: «Merito del fascino dell’Italia: i tour operator europei vi indirizzano il 30% dei clienti. Una percentuale che sale a 85 se consideriamo le grandi agenzie di Paesi lontani come Cina o Giappone. Ma non basta».  È questa contabilità di numeri ed emozioni a innervare la presentazione della campagna di raccolta fondi «Ricordati di salvare l’Italia» lanciata dal Fai. «Grazie a tanti piccoli gesti di persone comuni e con il contributo dei nostri partnership aziendali - spiega Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fai - speriamo di raggiungere il traguardo di 700 mila euro. E non finisce qui: il 21 ottobre in 70 città ci si potrà iscrivere con soli 6 euro a una “maratona culturale” attraverso luoghi storici restaurati con i proventi del gioco del Lotto».  Dei 99 milioni di turisti approdati nel Bel Paese durante il 2010, 35 hanno visitato le città d’interesse storico-artistico aggiungendosi ai 15 milioni di italiani che hanno fatto la stessa scelta. Se si traducono questi arrivi in presenze, ossia in notti trascorse tra alberghi e pensioni, si tocca la cifra di quasi 94 milioni: proviamo a moltiplicarla per 400 euro e otterremo circa 38 miliardi, il valore, solo indicativo per le numerose e complesse variabili, del turismo culturale.  Una goccia di benzina rispetto all’enorme giacimento di cui disponiamo e che anche la Commissione Europea ci ha rimproverato di non sfruttare adeguatamente. È impossibile stimare con certezza di quanto potrebbe aumentare questa cifra con un migliore supporto politico-logistico. Un dato è certo: l’Italia viaggia al minimo. Nella classifica dei Paesi più visitati è quinta dopo Francia, Usa, Cina e Spagna. Sintetizza Magda Antonioli: «Le nostre risorse sono uniche, l’appeal internazionale è forte, latitano le politiche territoriali e di marketing. È possibile non avere ancora un Piano di sviluppo per il turismo?».   Costante il Leitmotiv degli studiosi: serve promuovere l’esistente, è autolesionistico fermarsi alla conservazione. Secondo Walter Santagata, docente di economia dei Beni e delle Attività culturali all’Università di Torino, la vera manovra Salva-Italia consisterebbe nel sostenere la cultura «del saper vivere, del made in Italy, un comparto che vale l’1,2% del Pil ed è gestito in modo frammentario e inefficace». Spiega Pier Luigi Sacco, economista della Cultura allo Iulm: «In Francia non si vendono solo Louvre e Tour Eiffel, ma anche le filiali sparse sul territorio dello stesso Louvre o del Pompidou. Da noi manca una strategia del contemporaneo e le città d’arte rischiano di diventare sclerotici parchi a tema del passato». 
Fonte: Lastampa
http://www.lastampa.it/2012/10/09/societa/turismo-culturale-la-carta-che-l-italia-non-sa-giocare-IJpvXfENWQ6UVrOoLd2NIN/pagina.html?utm_source=Twitter&utm_medium=&utm_campaign=
Dott. Fabio Troglia 
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