L’82% delle entrate erariali sono versate dai dipendenti e dai pensionati impossibilitati ad eludere o evadere il fisco. Il restante 18% è versato dai liberi professionisti. Mancano all’appello 120 miliardi di euro finiti nel contenitore archiviato come economia sommersa. Banca di Italia, Corte dei Conti, Istat analizzano ciclicamente l’andamento dell’evasione ed elusione senza mai centrare il bersaglio. Stando ai dati ufficiali, in media un italiano, evade od elude 38 euro ogni 100 di imposizione fiscale, i nostri studi hanno stimato che, ogni 100 euro guadagnate, 70 vanno in tasse nazionali e locali, quindi quei 38 euro elusi al fisco garantiscono all’italiano medio il reddito necessario a vivere. 17 milioni di lavoratori dipendenti hanno un reddito netto pari a 14,931 euro all’anno, 1.244 euro mensili ed evadono mediamente 200 euro annue di tasse. 13 milioni e 552 pensionati con un reddito netto pari a 11 mila euro riescono ad eludere al fisco, in media, 80 euro all’anno. 4, 300 milioni di piccoli imprenditori evadono circa il 40% della richiesta fiscale. Il 40% del fatturato mondiale viene gestito da 147 soggetti interconnessi tra loro, rete globale, chiamate multinazionali. Nelle prime 20 posizioni di questa hit parade troviamo gruppi finanziari e anche l’Italia, con l’Unicredit. Al di la degli infiniti scandali economici e fiscali che costellano l’era globale, è chiaro che la struttura della rete di controllo delle multinazionali può incidere sulla concorrenza perchè vanno a controllare i mercati: concorrenza sleale. Controllando la ricchezza mondiale ottengono sconti speciali in materia tributaria e fiscale, trovano copertura e consenso politico. Questa fitta rete raggruppa imprenditori e finanzieri che mettono in atto meccanismi molto sofisticati per nascondere somme considerevoli di valuta in paradisi fiscali.
Ecco spiegato il perché il fisco italiano è totalmente iniquo: assoluto controllo su chi crea economia interna, libertà fiscale sulla grande rete estera. Dopo la pubblicazione dei documenti che hanno messo in luce lo scandalo tributario nel cuore dell’Europa, scandalo Luxleaks, l’amministrazione delle finanze del Lussemburgo ha deciso di sospendere in via cautelare le riunioni con le imprese che ne avevano fatto richiesta per verificare l’eventuale possibilità di sottoscrivere accordi fiscali speciali. Nel frattempo la Commissione europea ha richiesto al Granducato la lista di tutti gli accordi fiscali anticipati stipulati con le imprese. In questa lista parte dei nomi che hanno evaso in Italia parte di quei 120 miliardi di euro.
Se l’Italia perseguisse questa lotta, inseguendo questo sistemico drenaggio di denaro, con il recuperato potrebbe estendere per due anni la no tax per dipendenti, pensionati e PMI, portare il carico fiscale al 22% nel terzo anno, riqualificare le aree urbane e garantire efficienti servizi pubblici.
Magazine Attualità
L’italiano medio evade 38 euro su 100. Solo il 5% dell’evasione totale
Creato il 24 novembre 2014 da Ufficiostampafedercontribuenti @Federcontribuen
L’82% delle entrate erariali sono versate dai dipendenti e dai pensionati impossibilitati ad eludere o evadere il fisco. Il restante 18% è versato dai liberi professionisti. Mancano all’appello 120 miliardi di euro finiti nel contenitore archiviato come economia sommersa. Banca di Italia, Corte dei Conti, Istat analizzano ciclicamente l’andamento dell’evasione ed elusione senza mai centrare il bersaglio. Stando ai dati ufficiali, in media un italiano, evade od elude 38 euro ogni 100 di imposizione fiscale, i nostri studi hanno stimato che, ogni 100 euro guadagnate, 70 vanno in tasse nazionali e locali, quindi quei 38 euro elusi al fisco garantiscono all’italiano medio il reddito necessario a vivere. 17 milioni di lavoratori dipendenti hanno un reddito netto pari a 14,931 euro all’anno, 1.244 euro mensili ed evadono mediamente 200 euro annue di tasse. 13 milioni e 552 pensionati con un reddito netto pari a 11 mila euro riescono ad eludere al fisco, in media, 80 euro all’anno. 4, 300 milioni di piccoli imprenditori evadono circa il 40% della richiesta fiscale. Il 40% del fatturato mondiale viene gestito da 147 soggetti interconnessi tra loro, rete globale, chiamate multinazionali. Nelle prime 20 posizioni di questa hit parade troviamo gruppi finanziari e anche l’Italia, con l’Unicredit. Al di la degli infiniti scandali economici e fiscali che costellano l’era globale, è chiaro che la struttura della rete di controllo delle multinazionali può incidere sulla concorrenza perchè vanno a controllare i mercati: concorrenza sleale. Controllando la ricchezza mondiale ottengono sconti speciali in materia tributaria e fiscale, trovano copertura e consenso politico. Questa fitta rete raggruppa imprenditori e finanzieri che mettono in atto meccanismi molto sofisticati per nascondere somme considerevoli di valuta in paradisi fiscali.
Ecco spiegato il perché il fisco italiano è totalmente iniquo: assoluto controllo su chi crea economia interna, libertà fiscale sulla grande rete estera. Dopo la pubblicazione dei documenti che hanno messo in luce lo scandalo tributario nel cuore dell’Europa, scandalo Luxleaks, l’amministrazione delle finanze del Lussemburgo ha deciso di sospendere in via cautelare le riunioni con le imprese che ne avevano fatto richiesta per verificare l’eventuale possibilità di sottoscrivere accordi fiscali speciali. Nel frattempo la Commissione europea ha richiesto al Granducato la lista di tutti gli accordi fiscali anticipati stipulati con le imprese. In questa lista parte dei nomi che hanno evaso in Italia parte di quei 120 miliardi di euro.
Se l’Italia perseguisse questa lotta, inseguendo questo sistemico drenaggio di denaro, con il recuperato potrebbe estendere per due anni la no tax per dipendenti, pensionati e PMI, portare il carico fiscale al 22% nel terzo anno, riqualificare le aree urbane e garantire efficienti servizi pubblici.
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