L’obesità infantile in Italia? E’ figlia della povertà in aumento.
Parole dure. Che mi sono rimbalzate in testa per giorni. Quelle pronunciate da un medico pediatra dell’ospedale di Padova qualche sera fa, nel corso di una delle tante conversazioni sul tema, sono considerazioni che rimangono. E che inducono a riflettere.
Così sono andata a cercare…
Possibile che sia vero?
L’obesità infantile, fenomeno che si sa essere in forte crescita anche in Italia negli ultimi anni, ha davvero una così forte correlazione con la crisi economica e il portafoglio familiare alle strette che ha investito il nostro Paese?
E’ del secondo rapporto nazionale 2007-2009 del Sistema di Sorveglianza PASSI, finanziato dal Centro nazionale per il Controllo delle Malattie- CCM -Ministero della Salute, l’affermazione seconda la quale “l’obesità, in entrambi i generi, cresce con l’età ed è più frequente nelle persone con molte difficoltà economiche”.
In Italia, fino al 2009, circa una persona ogni dieci (12% uomini; 10% donne) tra i 18-69 anni è classificabile come obesa.
Un dato che ci allontana, certo, dai numeri impressionanti che descrivono la situazione in USA dove circa due adulti su tre sono in sovrappeso e un terzo della popolazione adulta è obeso. Ma tuttavia una situazione che non deve farci dormire sonni profondi.
Oggi sono loro.
Domani potremmo essere noi.
E di certo la tendenza non è delle migliori!
Secondo il rapporto in questione infatti “l’obesità è associata al livello socioeconomico in tutte le classi d’età e ripartizioni geografiche: la percentuale di obesi diminuisce progressivamente dal livello più svantaggiato a quello più avvantaggiato.”
Ma non solo!
“Tenendo conto di tutte le variabili in studio in un modello multivariato, si conferma in entrambi i generi l’associazione tra obesità, bassa istruzione e presenza di difficoltà economiche. In particolare nelle donne con bassa istruzione la prevalenza di obesità è circa doppia rispetto alle laureate.”
Obesità, bassa istruzione e difficoltà economica!
Un trio che uccide la salute.
Soprattutto quella dei nostri figli!
Finché un panettone in scadenza costa meno (chissà perché!!!) di tre zucchine, non è difficile capire come mai questo avvenga.
Così come non è difficile capire che la non conoscenza dei rischi correlati al sovrappeso nei bambini e negli adulti (per dirla con Campbell, colesterolo, diabete, ipertensione, apnea notturna, problemi ossei eccetera) può indurre in un momento di crisi economica a preferire cibo spazzatura, meno costoso, ad un cibo più sano e più caro!
Tuttavia la conoscenza può fare la differenza.
Quanti davanti ad un bancone del discount rimarrebbero indecisi tra l’acquisto di tre scatoloni di malattie future, a volte anche mortali, e un piccolo cestino di salute?
L’importante è sapere qual è veramente la posta in gioco…