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L' oca facciabiaca

Da Nonnapapera

L' oca facciabiaca
L' oca "facciabiaca" (Branta leucopsis) ama il freddo, arriva dal Circolo Polare Artico, dove nidifica nelle fredde isole artiche al di sopra della Russia e della Norvegia, alcune colonie sono presenti in Groenlandia, la si può trovare in Irlanda, Olanda ma raramente scende più a sud.
Nelle scorse settimane 12 esemplari erano stati avvistati nell'oasi del Torrile, in provincia di Parma.
Ma l'Italia non è un posto ospitale, la famiglia è stata decimata probabilmente a colpi di doppietta
L' oca facciabiaca
Solo 4 oche sono rimaste in vita.

Sebbene ne sia stata trovata morta solo una, gli esperti della LIPU ritengono assai probabile che anche le altre oche mancanti all’appello siano state abbattute. Si perché l’oca facciabianca è un uccello estremamente gregario, con un forte senso di appartenenza alla famiglia. Generalmente si sposta in nuclei familiari, generando una prole anche di 12-13 pulcini. Per un lungo periodo i giovani esemplari volano accanto ai genitori, costituendo piccoli stormi come verosimilmente era quello delle 12 oche di Parma.

La gregarietà di questi volatili è tale che quando ne viene colpita una gli altri esemplari del gruppo continuano a volerle intorno quasi a volerla aiutare, come non volendola abbandonare. Comportamento che fa ancor più temere che ad essere uccise siano ben 8 esemplari di oca facciabianca, di cui una sola ritrovata , forse proprio perché il suo recupero era davvero difficile: era in un pantano di sabbie mobili.

ecco l'articolo comparso su "La Gazzetta di Parma del 08 Gennaio 2011"

Era la prima volta che volava nel cielo di Parma. Dopo un lungo viaggio, di almeno 15 mila chilometri, probabilmente dal Mar Glaciale Artico, è stata accolta nella golena del Po a fucilate. Un'oca facciabianca, protetta da tutte le convenzioni internazionali, e non solo perchè in via d'estinzione, è stata trovata morta a Coltaro. Una pagina davvero triste nella storia del nostro territorio. Tant'è che sulla vicenda il consigliere regionale Gabriella Meo sta preparando un'interrogazione: a Parma non era mai capitato che un animale protetto venisse preso a fucilate. E la «cosa» non passerà sotto l'uscio.
L'animale è stato avvistato da un agente della Polizia provinciale, durante un servizio di controllo ambientale faunistico lungo la golena del Po, in un pantano. «Purtroppo - racconta Daniele Ghillani, vice comandante della Polizia provinciale - era impossibile raggiungere la zona, ma già con il binocolo l'agente aveva individuato le caratteristiche dell'oca facciabianca». Immediatamente sono stati allertati gli uomini della Lipu, che grazie a Massimo Gibertoni e a Stefano Barborini di Legambiente Aironi del Po sono riusciti a recuperare l'animale. «Una brutta esperienza - confessa Gibertoni -. Il recupero non è stato facile, ma ci siamo riusciti e l'abbiamo portata a casa. A una prima occhiata non c'erano segni di impallinamento, ma poi le lastre hanno confermato che l'animale è morto a colpi di fucile».
Ben otto. E c'è di più: l'esemplare potrebbe non essere l'unico ad aver fatto quella tragica fine: «Soltanto una settimana fa - continua Massimo Gibertoni - 12 oche facciabianca erano state avvistate nell'oasi Lipu di Torrile ed era stata una bellissima scoperta, per cui la nostra paura è che altri uccelli siano stati cacciati. La prima sensazione è quella quindi di pena e al tempo stesso rabbia. E' evidente che si debba escludere l'errore: non è possibile confondere un'oca facciabianca da un altro uccello. Possiamo solo constatare, in una zona per di più da caccia per appostamenti, è che ci sia stata la volontà di sparare. E, in tanti anni di servizio, è la prima volta che mi capita un'esperienza del genere».
La prima volta anche per il vice comandante Ghillani: «Sì, fortunatamente non era mai successo prima - sottolinea -: l'episodio più grave che mi sia mai capitato. Il cacciatore in questione rischia una denuncia penale. I reati venatori sono punibili con sanzioni che, in questo caso, arrivano a diverse migliaia di euro. Nel caso poi di animali particolarmente protetti, come l'orso, il cigno o il lupo, è previsto anche l'arresto».
L'animale è stato portato dagli uomini della Lipu nello studio veterinario Lidia Ferdani, dove sono state eseguite le lastre, che hanno confermato la presenza di otto pallini da fucile da caccia. «Lunedì consegnerò un'interrogazione in Regione - annuncia il Consigliere regionale Gabriella Meo - per chiedere più controlli, affinché vengano rispettate le regole. Se Parma ambisce a stare in Europa deve comportarsi in modo tale. Trovo incredibile che un esemplare così bello, di specie così rara, possa aver fatto una fine del genere».
Solo una settimana fa, nell'oasi Lipu di Torrile ne erano state avvistate dodici. Una grande scoperta: è rarissimo vedere in Italia l'oca facciabianca. E a Parma non era davvero mai capitato. E chissà che fine avranno fatto le altre? La speranza è naturalmente quella che abbiamo ripreso la lunga strada verso «casa». Verso il mar Baltico, verso la Groenlandia o verso il mar glaciale Artico. «E' in quelle zone che l'oca facciabianca nidifica - spiega Mario Pedrelli, delegato provinciale della Lipu e protagonista principale del recupero dell'animale morto -. In particolare si tratta delle isole, che si trovano sopra la Norvegia, Spitzbergen, e la Nuova Zemlia, nel mar glaciale Artico: zone in cui la presenza umana è davvero scarsa. Si chiama Branta Leucopsis e fa parte del genere oca nera. E' alta circa 70 centimetri e si ciba di muschi, erbe, gamberetti o piccolissimi pesci. Un animale protetto da tutte le Convenzioni internazionali e in via d'estinzione». Un uccello bello nell'aspetto, con le piume nere: elegante e leggendario. E il fatto che sia morto a fucilate ha dell'incredibile: «Già in Italia è vietato cacciare qualsiasi tipo di oca - continua Pedrelli -. E l'oca facciabianca è riconoscibilissima: non è possibile confonderla con un'oca da cortile o con un'anitra, per cui il cacciatore sapeva benissimo che in quel momento stava commettendo un reato, per di più penale».


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