L’occasione perduta

Da Parolesemplici

«Mi chiamo Olga, lieta di conoscerla» sono stata costretta a rispondere a questo bellimbusto piazzato davanti a me. Lui è Attilio, uno degli uomini più boriosi, presuntuosi e antipatici dell’universo. Basta guardare come si concia: jeans stretti, stivali a punta di cuoio consunto, camicia azzurra e, dulcis in fundo, giacca di camoscio sfrangiata. Questo è il suo abbigliamento abituale, che ben si abbina con quella sua inelegante camminata a gambe larghe, come se fosse appena sceso da cavallo. Oltre tutto, passeggia tenendo i pollici rigorosamente inseriti nelle tasche dei jeans. Ridicolo! È proprio l’uomo più ridicolo del quartiere.
Ora mi sta fissando attraverso i suoi occhiali a specchio. Che maleducato; come si permette?!
«Olga, se vuole l’aiuto…»
«Grazie, non ne ho bisogno» rispondo tempestivamente. Troppo tempestivamente.
Osservandolo bene non è poi tanto male. Per dirla tutta, il suo abbigliamento esalta un corpo atletico che fa intuire un’assidua attività fisica. Ora che sta qui, a pochi centimetri da me, devo ammettere che è un bel ragazzo. E mi sta ancora guardando; sicuramente sta tentando un approccio. Che imbarazzo, che situazione… che fortuna!!!
«Olga, insisto, queste buste hanno tutta l’aria di esser pesanti; non faccia complimenti»
Complimenti io? No, sì, forse, non so. Perché gli ho risposto di no? Per una volta che la provvidenza si è accorta della mia esistenza, non posso voltarle le spalle. Visto che ho l’occasione di averlo vicino, che posso parlarci, potrei… dovrei approfittarne. E poi, non è poi così antipatico, anzi, sta dimostrando premura e gentilezza e forse anche interesse per me. In fondo, il suo abbigliamento non è ridicolo, ma solo… particolare. Anche se veste da cowboy, che male c’è?
«L’abito non fa il monaco»
«Cosa?»
«No, scusi, ecco… volevo dire… che le sporte in realtà non sono poi così pesanti»
«Va bene, non insisto, come vuole lei»
Che stupida che sono, sto perdendo una buona occasione, forse l’occasione della mia vita. Olga stai tranquilla, serena, respira piano e lentamente, riprenditi e approfitta di questa fortuna, sì fortuna, caduta come la manna dal cielo. Hai quarant’anni e ancora non hai un fidanzato, non ce l’hai mai avuto. Il dato certo, oggettivo, incontrovertibile è che siete da soli, vicini e lui ti sta guardando e parlando. Approfittane. Forza e coraggio!
«Scusi, ehm… ci avrei ripensato: approfitterei volentieri della sua disponibilità»
Che figura. Sto percependo disagio, mi sento incapace, impacciata e perfino agitata, praticamente sento tutto ciò che non desidero sentire. Eppure mi sta ancora guardando. Cosa faccio? Ho deciso: mi lancio, come va va.
Mentre sento salire una vampata di calore dai piedi alla testa, avverto alcuni scossoni, piccoli ma decisi movimenti a scatti, il cuore pulsa, batte forte. Anche lui prova la stessa cosa, e si nota. Sorride e mi rassicura.
«Ha visto? E’ tutto passato… ce l’abbiamo fatta»
Solo pochi minuti sono trascorsi, eppure hanno dato un senso a questa giornata, destinata con il suo grigiore a far compagnia a tutte le altre.
Saliamo lentamente. Ecco, siamo arrivati al piano. La porta si apre, usciamo.
«Buongiorno signori, scusate se vi abbiamo fatto aspettare molto, ma eravamo impegnati a risolvere un altro guasto. Gli ascensori di questa zona cominciano ad esser abbastanza datati…»
Grazie Cowboy.

Foto tratta dal web


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