Riguardo a Tommaso Barisini, meglio conosciuto come Tommaso da Modena (1326 – 1379), le notizie giovanili sono scarse. Normale, per un pittore e un miniatore che ha percorso itinerari eccentrici, da Italia minore, per certe guide. Luoghi come Modena, Bologna e Treviso. Una maturazione lenta, testimoniata da alcuni affreschi e tavolette. Centrale per la sua attività risulta essere la città di Treviso a partire dal 1352.
Sono gli anni immediatamente conseguenti alla grande peste del 1347/48. Sono anni di profondi cambiamenti. Le dimensioni apocalittiche della peste portarono alla chiesa immensi tesori da un lato e perdita di credibilità che favorì sette alternative e combattive, dall’altra. La recente e pacifica conquista di Treviso nel 1339 ad opera di Venezia però, aveva rappresentato per la città lagunare l’inizio di un’espansione territoriale contigua e fondamentale per il proprio consolidamento e la propria sicurezza e, per Treviso, l’inizio di un periodo di prosperità e sicurezza senza pari. Esentata dal pagamento di tasse e dazi, Treviso si lasciava agilmente alle spalle gli effetti mortiferi della peste e si apprestava a diventare la cittadina “gioiosa” che ancora oggi è sinonimo di vita libera e leggera.
A Treviso Tommaso da Modena realizza il suo capolavoro. Sono i 40 ritratti di domenicani nella Sala capitolare del Convento di San Nicolò. Un’opera capace di “rifare l’immagine” all’importante ordine religioso. Tommaso mette in fila, con uno stile preciso e realistico, lontano dagli artisti del tempo, chini sulla scrivania, quaranta stimati esponenti dell’ordine, fissati ognuno in un gesto caratterizzante e dotati da un’espressività di forte valenza psicologica.
L’opera si può apprezzare per la stupefacente maestria e può risultare interessante valutarla alla stregua del reportage fotografico di una brochure aziendale ante litteram. Sono manager e amministratori delegati, ritratti alla scrivania di una delle fabbriche più importanti del tempo. Oggi lavorerebbero all’ING group o alla Citigroup. Grande espressività, carattere e tanto metodo.
A Treviso, terra liberata, sul confine tra le influenze giottesche di Padova e il linearismo gotico di Venezia, Tommaso da Modena riesce anche in un’operazione da Guinness dei Primati. Tra i 40 ritratti, quello di Hugues de Saint-Cher, domenicano del secolo addietro, si segnala come il primo ritratto che riproduce un uomo con un paio di occhiali. La riproduzione è precisa fin nei minimi particolari e, non contento, con un altro ritratto, Tommaso si assicura meritata menzione per la prima raffigurazione mondiale di una lente di ingrandimento.