Al simbolo per eccellenza della Guerra Fredda il primo colpo di piccone lo diede idealmente lui, quando lanciò la Perestrojka, l’utopistico progetto di un Comunismo sovietico che poteva essere soggetto a riforme radicali: a un quarto di secolo dalla caduta del Muro di Berlino, Mikhail Gorbaciov è l’ospite d’onore delle celebrazioni di quel 9 novembre 1989, il giorno in cui la Storia cambiò. Ma il suo umore non sembra quello adatto a una festa, piuttosto è quello tipico di chi vede completamente svuotato il progetto nato a metà degli Anni Ottanta: quella “Casa Comune Europea” che, includendo l’Urss e i suoi satelliti, avrebbe dovuto pacificare il Vecchio Continente e costituire il superamento della quarantennale logica dei blocchi contrapposti. Intervenendo oggi a un convegno organizzato nella capitale tedesca, l’ex presidente sovietico ha perciò invitato l’Occidente a disinnescare le tensioni con la Russia e ricucire la spaccatura attuale con Putin. Con un secco monito: se il confronto Washington-Mosca continuerà, l’Europa sarà indebolita fino a diventare politicamente irrilevante.
«Dopo la fine della Guerra Fredda, i leader occidentali sono stati intossicati dall’euforia del trionfo, e, approfittando della debolezza russa, hanno adottato politiche anti-russe che alla fine hanno portato alla crisi attuale», è il duro atto di accusa di Gorbaciov. «Gli eventi degli ultimi mesi sono conseguenza di politiche miopi finalizzate a cercare di imporre la propria volontà e il fatto compiuto, ignorando gli interessi dei propri partners»: politiche che vanno dall’espansione della NATO ad Est allo sviluppo dello scudo anti-missile in Polonia e Repubblica Ceca, dagli interventi militari nell’ex Jugoslavia e in Iraq al sostegno alla secessione del Kosovo, dalla crisi in Siria fino a quella ucraina, definita da Gorbaciov «una vescica che si trasforma in una ferita sanguinante e infetta».
L’Europa, secondo il padre della Perestrojka, è quella che soffre maggiormente di questa situazione: «Invece di acquisire un ruolo di leader del cambiamento globale, l’Europa si è trasformata in un’arena di sconvolgimenti politici, di lotta per le sfere di influenza, e, infine, di un conflitto militare. La conseguenza, inevitabile, è un indebolimento dell’Europa in una fase in cui altri centri di potere e di influenza si stanno rafforzando. Se continua così – ritiene Gorbaciov -, quella europea non sarà più una voce forte nelle questioni mondiali e gradualmente diventerà irrilevante».
Il Nobel per la Pace 1990 ritiene che l’Occidente debba abbasare i toni della sua retorica anti-russa e cercare punti di convergenza con Mosca. Gorbaciov ha soprattutto voluto citare la sua esperienza di leader negli anni Ottanta, a dimostrazione che esiste la possibilità di risolvere conflitti ben peggiori e apparentemente senza speranza rispetto a quello in Ucraina orientale, «ammesso che ci sia volontà politica di risolverli». L’Ucraina, che attualmente è il centro del nuovo confronto Est-Ovest come fu la Germania dopo il 1945, secondo l’ex Segretario del Pcus può paradossalmente diventare un punto di riferimento per la riconciliazione tra la Russia e l’Occidente, purchè pongano in atto un’azione congiunta in grado di aiutare Kiev a superare le conseguenze della guerra civile in corso.