L’Ocse promuove il sistema sanitario italiano nonostante alcune criticità rilevate, sul miglioramento della qualità e la riorganizzazione del sistema che hanno assunto un ruolo secondario quando la crisi economica ha iniziato a colpire. “Revisione sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia” è il rapporto presentato stamani, nel quale si propone una serie di valutazioni e raccomandazioni mirate a favorire un ulteriore miglioramento della qualità delle cure tenuto conto delle esigenze di risparmio imposte dalla crisi economica.
(bergamo.corriere.it)
Due le sfide che l’Italia deve affrontare in campo sanitario. Per l’Ocse la Sanità italiana deve affrontare due sfide: la prima è garantire che gli sforzi in atto per contenere la spesa in campo sanitario non vadano a intaccare la qualità quale principio fondamentale di governance. La seconda è quella di sostenere le Regioni e Province Autonome che hanno una infrastruttura più debole, affinchè possano erogare servizi di qualità pari alle regioni con le performance migliori. E’ necessario un approccio più solido e ambizioso al monitoraggio della qualità e al miglioramento a livello di sistema.
Il rapporto è stato elaborato in collaborazione con Agenas e la DG della Programmazione Sanitaria del ministero. A presentare i dati sono stati i ricercatori Ocse, Stefano Scarpetta, direttore del Directorate of Employment, Labour and Social Affairs (Delsa), che ha anche illustrato le iniziative Ocse a supporto dello sviluppo e dell’ottimizzazione delle risorse e da Francesca Colombo, responsabile della Health Division del Delsa. La monografia in 4 capitoli esamina la qualità dell’assistenza sanitaria in Italia a partire da una panoramica delle politiche e delle pratiche per la qualità delle cure, per poi concentrarsi, nei capitoli successivi, su tre aree particolarmente rilevanti per il sistema sanitario italiano: il ruolo delle cure primarie, il miglioramento della formazione del personale sanitario, il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e della qualità dell’assistenza in un sistema regionalizzato.
Per l’Ocse positivi i dati sugli indicatori di esito, qualità ed efficienza del sistema sanitario italiano. Il rapporto fotografa la qualità dell’assistenza fornita, evidenziando le buone pratiche e proponendo una serie di valutazioni e raccomandazioni mirate a favorire un ulteriore miglioramento della qualità delle cure. In sintesi l’Ocse da’ un giudizio complessivamente positivo del nostro sistema sanitario: gli indicatori di esito, qualità ed efficienza del sistema sanitario italiano sono uniformemente notevoli; basti segnalare che l’aspettativa di vita, 82.3 anni, è la quinta più alta tra i Paesi Ocse. I tassi di ricovero per asma, malattie polmonari croniche e diabete (indicatori di qualità delle cure primarie) sono tra i migliori nell’Ocse e quelli di mortalità a seguito di ictus o infarto (indicatori di qualità dell’assistenza ospedaliera) sono ben al di sotto della media Ocse.
L’assistenza in relazione alla spesa pro-capite in confronto con gli altri paesi. Una buona assistenza è fornita a un prezzo contenuto, calcolata in 3.027 dollari pro-capite: l’Italia spende, infatti, molto meno dei Paesi limitrofi quali Austria (4.593 dlr), Francia (4.121 dlr) e Germania (4.650 dlr). Il sistema delle cure primarie, inoltre, ha tradizionalmente fornito un’assistenza primaria di alta qualità, come dimostrato da indicatori di qualità quali il ricovero ospedaliero evitabile; i livelli di soddisfazione del paziente sono anch’essi alti. L’Italia ha fatto un passo importante verso il maggiore coordinamento e l’integrazione dell’assistenza con la Legge Balduzzi, che incoraggia la creazione di reti di assistenza territoriale. E, non per ultimo, il personale sanitario offre, nel complesso, un’assistenza di alta qualità. L’Italia possiede inoltre un ampio numero di ricchi database nazionali e regionali e numerosi registri dei pazienti che contengono informazioni sulla qualità e sugli esiti dell’assistenza sanitaria. La creazione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (Nsis) – fa notare l’Ocse – è stata un passo importante per utilizzare al meglio questi dati; un obiettivo chiave dell’Nsis è stato standardizzare il tipo e il formato dei dati raccolti nei sistemi sanitari regionali italiani.
Con la crisi economica, però, per il miglioramento di qualità e la riorganizzazione del sistema ruolo secondario. Venendo invece alle criticità, l’Ocse sottolinea che il miglioramento della qualità e la riorganizzazione del sistema hanno assunto un ruolo secondario quando la crisi economica ha iniziato a colpire. Il risanamento delle finanze è divenuto priorità assoluta, nonostante i bisogni in fatto di salute evolvano rapidamente. L’Italia deve confrontarsi con un crescente invecchiamento della popolazione e un aumentato carico delle patologie croniche, che probabilmente si tradurranno in aumentati costi dell’assistenza e ulteriore pressione sul settore delle cure primarie; attualmente il progresso verso un modello di sistema sanitario in cui la prevenzione e la gestione di tali patologie siano in primo piano è piuttosto lento; i servizi per l’assistenza di comunità, a lungo termine e di prevenzione sono poco sviluppati rispetto agli altri Paesi Ocse (l’Italia spende meno di un decimo di quanto spendono Olanda e Germania per la prevenzione; presenta la più bassa percentuale di operatori per l’assistenza a lungo termine osservabile nei Paesi dell’Ocse, in rapporto alla popolazione con 65 anni di età e oltre).
Problemi anche sul coordinamento delle cure. Inoltre il sistema sanitario italiano è stato tradizionalmente caratterizzato da un alto livello di frammentazione e mancanza di coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi professionisti. Il coordinamento delle cure e l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale sono caratterizzati da una bassa e disomogenea diffusione sul territorio nazionale. Preoccupa l’osservazione che la spesa sanitaria nelle Asl appare ancora predominantemente diretta a tipi tradizionali di servizi di cure primarie, quali medici individuali, con una piccola spesa allocata a servizi per pazienti fragili o quelli con condizioni croniche. Si osservano enormi differenze tra e entro le Regioni e le Province autonome nelle modalità e negli strumenti di gestione della performance del sistema sanitario e nei modelli di accreditamento; ciò rende difficile il confronto con gli standard nazionali e limita la responsabilità del provider nei confronti dell’utente.
Secondo l’Ocse, infine, le riforme costituzionali del 2001 hanno contribuito a creare 21 sistemi sanitari regionali – con differenze notevoli sia per quanto riguarda l’assistenza che gli esiti; è elevato il numero di pazienti che si spostano da regione a regione per ricevere assistenza sanitaria. Le iniziative nazionali volte al miglioramento della qualità dell’assistenza non vengono applicate in maniera omogenea a livello regionale. Per l’Ocse, la priorità dell’Italia deve essere passare da un sistema che assegna priorità al controllo di bilancio, a uno che da’ eguale priorità alla qualità. Incentivi finanziari e informativi devono essere allineati con i risultati e la qualità della cura ed e’ necessario un approccio più omogeneo al monitoraggio e allo sviluppo della qualità attraverso tutto il Paese. (AGI)