L’odifreddura della settimana la vince Dario Fo, imbarazzante premio Nobel italiano (il Nobel è «un’onorificienza caduta molto in basso, evidentemente» commentò ironica Oriana Fallaci dopo il verdetto).
Fo è passato dall’apprezzato Mistero Buffo al sostegno del terribile dittatore comunista cinese Mao Zedong («in Cina c’è l’uomo nuovo perché c’è una filosofia nuova» disse estasiato dopo aver visitato la Cina, infilando le massime del dittatore nei suoi spettacoli teatrali), fino a ridursi a promuovere e divulgare il complottismo anti-americano sugli attentati dell’11 settembre 2001.
L’idolo comunista e anticlericale Dario Fo è stato anche definito dalla Fallaci «un vecchio giullare della repubblica di Salò», questo perché -ha spiegato la giornalista toscana e hanno mostrato documenti e testimonianze varie, sopratutto di estrema sinistra- nel 1943 Fo entrò a fare parte del battaglione “A. Mazzarini” della Guardia Nazionale Repubblicana partecipando a diverse ‘retate’ dei repubblichini contro i partigiani comunisti nella Val d’Ossola. Difensore pubblico della laicità, Fo si è sempre voluto impicciare di questioni strettamente cattoliche e lo ha fatto anche recentemente invitando la Chiesa a far sposare i preti per debellare tutti i casi di pedofilia. L’intervista è poi continuata con le sue solite sciocchezze sui Vangeli e la storicità del cristianesimo, prive di qualsiasi attendibilità.
Quella dell’abolizione del celibato per combattere la pedofilia è una tesi fallace sostenuta spesso da anticlericali e incompetenti, come il teologo sessantottino Hans Küng, viziata dall’ossessione strettamente anticattolica del laicismo occidentale. Sappiamo bene, infatti, che tassi simili o superiori di abusi sessuali avvengono anche in congregazioni religiose in cui il celibato è assente (protestanti, ebrei ecc.). Il sociologo Massimo Introvigne ha spiegato: «se si usano statistiche omogenee, cioè prodotte dagli stessi ricercatori o istituti o con gli stessi criteri, si scopre che negli Stati Uniti alcune denominazioni ai cui ministri di culto non viene richiesto il celibato (episcopaliani, avventisti) o che non hanno neppure una figura di “ministro” (mormoni) hanno percentuali di condannati e incriminati per pedofilia tra i loro ministri o educatori simili a quelle della Chiesa cattolica, e lo stesso vale per i maestri laici delle scuole pubbliche. Se l’elemento decisivo fosse il celibato, i ministri e pastori a cui è permesso sposarsi – per tacere dei maestri di scuola laici – dovrebbero avere percentuali di rischio decisamente minori rispetto alla Chiesa cattolica».
Ma sopratutto, è in ambiti familiari, scolastici e sportivi che vengono compiuti la maggior parte degli abusi su minori, in particolare da parte di soggetti non celibi. Lo psichiatra tedesco Manfred Lütz, direttore dell’ospedale psichiatrico di Colonia, ha affermato: «Alcuni dicono che c’è un legame tra pedofilia e celibato e che se si eliminasse il celibato si risolverebbero tanti problemi. Scientificamente questa teoria non ha nessun fondamento». Una relazione sugli abusi sessuali richiesta dal Parlamento italiano nel 2000 ha mostrato in modo evidente che l’80% dei casi di pedofilia avviene ad opera di un parente: genitori, nonni o zii (nel 47,3% delle violenze responsabile è il padre, nel 10,5% la madre, nell’11% entrambi, nel 9,8% gli zii, nel 9,5% i nonni, nell’8,9% i conviventi dei genitori).
Anche don Fortunato di Noto, collaboratore con il Ministero dell’Interno e fondatore dell’Associazione Meter, noto per la sua lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo, ha spiegato che «a pedofilia esiste tra i preti come tra i papà, le mamme, i nonni, gli avvocati, gli ingegneri, i professori, i maestri, gli educatori e forse anche tra i preti sposati». In particolare, ha continuato, dai dati emerge che «gli abusi sessuali a danno dei bambini si consumano per il 75% tra le mura domestiche, da uomini sposati e donne sposate». Sul sito web di Psicologi-Italia.it si legge che «è stato accertato che la maggioranza delle esperienze di abuso e violenza si verificano in famiglia, nello specifico gli autori possono essere un genitore, uno zio, un nonno o un amico stretto di famiglia».
Il più grande studio statistico americano realizzato nel contesto degli abusi sessuali sui minori da parte dei preti cattolici dal 1950 al 2010, realizzato dal John Jay College of Criminal Justice di New York ha mostrato chiaramente l’insostenibilità del celibato come causa della pedofilia, puntando invece l’attenzione sul contesto sociale della “rivoluzione” del 1968, che ha portato «un aumento della devianza nella società di quel tempo, come l’uso della droga e il crimine», e sulla formazione dei preti. Il celibato, dicono, «sempre presente nella Chiesa cattolica dall’undicesimo secolo non può essere considerata una causa per l’aumento e il successivo declino degli abusi dagli anni sessanta a tutti gli anni ottanta». Anche il dossier realizzato dal Telefono Azzurro parla chiaro: «Passa così l’idea, nell’opinione pubblica, che si tratti di un fenomeno circoscritto a determinati ambiti che di volta in volta finiscono alla ribalta della cronaca (come la scuola o la Chiesa), o specifiche realtà di degrado sociale; mentre i dati ci dicono chiaramente che si tratta di un fenomeno pervasivo, che purtroppo è presente in tutti i contesti nei quali siano presenti bambini». Rispetto ai dati in possesso dalla Onlus, il 30% degli abusi sessuali su minori è compiuto dal padre; il 9% dall’insegnante; il 7% dalla madre; il 6% dal convivente; il 5% dal nonno/a; mentre solo lo 0,9% è dal sacerdote. Il celibato, come è evidentemente, non c’entra assolutamente nulla, anzi a guardare questi dati sembra che agisca da deterrente.
Il voto di castità è fastidioso, è incomprensibile e non riesce ad essere incasellato dagli attori del mondo edonista-secolarizzato, perciò viene aggredito e denigrato come una repressione dalle conseguenze letali. Ma l’unica perversione è quella anticattolica di Dario Fo e degli anticlericali in generale, e dietro ad essa c’è quanto ha perfettamente delineato Vittorio Messori cano_Sembra_Solo_fare_Notizia_co_8_100311036.shtml">cano_Sembra_Solo_fare_Notizia_co_8_100311036.shtml" target="_blank">su Il Corriere della Sera: «Chi si sdegna per le malefatte di un prete, più che per quelle di chiunque altro, è perché lo lega a un ideale eccelso che è stato tradito. Chi considera più gravi le colpe “romane”, rispetto a ogni altra, è perché vengono da una Chiesa da cui ben altro si aspettava. Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse. È scomodo, per i cattolici, che il bersaglio privilegiato sia sempre e solo “il Vaticano”. Ma chi denuncia indignato le bassezze, è perché misura l’altezza del messaggio che da lì viene annunciato al mondo e che, credenti o no che si sia, non si vorrebbe infangato».