L’odifreddura della settimana: Roberto Saviano o Gianni Vattimo?

Creato il 17 febbraio 2013 da Uccronline

L’annuncio dell’abdicazione del Pontefice ha portato a moltissime prese di posizioni sul suo pontificato, diversi attestati di stima, anche da persone lontane dalla fede -alcuni davvero inaspettati-, e nel contempo ha scatenato le fantasie più perverse dell’imbarazzante mondo laicista.

Come esempi fortemente positivi segnaliamo certamente il commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha confessato che «una delle esperienze più belle che hanno caratterizzato il mio settennato è stato proprio il rapporto con Benedetto XVI». Profondo il commento del direttore de Il Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, che da attento osservatore ha sottolineato: «Al papato che si concluderà a fine mese la Storia assegnerà un posto di rilievo. Di straordinaria levatura è stato l’insegnamento teologico; di grande autorevolezza la difesa dell’identità cattolica; di infinita profondità culturale e umana la testimonianza pastorale. La Chiesa ha avviato con Benedetto XVI un’essenziale opera di trasparenza e pulizia». La linguista e psicoanalista Julia Kristeva, non credente, ha invece affermato che dal suo punto di vista il Pontefice «con la sua opera ha dato speranza a un’Europa in crisi. Poiché l’Europa resta essenziale al mondo, è soprattutto attraverso la riunificazione filosofica dell’Europa che il Papa ha aiutato il mondo a orientarsi verso la pace».

Molti altri gli interventi interessanti, come quello del prof. Mario Morcellini, sociologo de “La Sapienza” di Roma, del direttore de La Stampa, Mario Calabresi, quello del filosofo Massimo Cacciari, quello dello storico Ernesto Galli della Loggia. Secondo il filosofo Marcello Pera la scelta della rinuncia da parte del Papa è «un grande gesto di fede, una grande testimonianza che lascia i laici più poveri, più soli, più sgomenti». Tanti altri ce ne sono e tanti altri si accoderanno in questi giorni, fino al 28 febbraio.

L’editorialista de Il Corriere, Claudio Magris, ha giustamente affermato che Benedetto XVI «è divenuto, ingiustamente, bersaglio di tanti stolti e supponenti dileggi, un bersaglio obbligato del tiro a segno nel grande circo in cui viviamo». E in questo circo, due saltimbanco in particolare si sono fatti notare questa settimana: Roberto Saviano e Gianni Vattimo.

Roberto Saviano ha sparato una tale cretinata su Facebook che è riuscito a fare impallidire perfino il maggior esperto di questo genere di bombe: Corrado Augias. Ha scritto l’autore di Gomorra: «Mi dispiacerebbe se queste dimissioni, rese pubbliche ora e non dopo la formazione di un governo, fossero strategiche per la campagna elettorale: mostrare la fragilità della Chiesa per chiedere compattezza al voto cattolico. Sarebbe terribile se fosse così». Il sito web di Tempi.it ha commentato ironicamente così: “Habemus imbecillum”, facciamo nostra la replica abbastanza ovvia del “nostro” Luca Pavani su Facebook: «Qualcuno lo aiuti ad allungare lo sguardo al di là del suo piccolo partitino e della sua piccola campagnola elettorale, potrà così cominciare a capire che le dimissioni del Papa riguardano il mondo intero». Saviano, dopo aver scritto un libro di successo contro la mafia, aver lasciato i preti anti-camorra a combattere sul campo, ed essere entrato nel corteggiato mondo dei vip,  ha recentemente concesso alla Chiesa cattolica (come è buono, lui!) il «diritto a ricordare a chi segue i suoi principi» quello che è in linea con il magistero cattolico. In un momento di benevolenza estrema ha anche permesso che «i cattolici possono dire la loro», ma «non influenzare o boicottare nuove leggi». In poche parole per il tollerante Saviano i cattolici possono esprimersi ma solo quando nessuno li sta ascoltando, e ovviamente non possono coinvolgersi in politica perché così “influenzerebbero” inevitabilmente le nuove leggi.

Gianni Vattimo è il secondo candidato alla odifreddura della settimana. In un delirante articolo ha ipotizzato che Papa Benedetto XVI si sarebbe dimesso per una «crisi di fede» causata da «Flores d’Arcais e Odifreddi, e i tanti scientisti dogmatici come loro».  Ha poi aggiunto la classica storiella che «se Gesù vivesse oggi tra i suoi pseudo-successori abbandonerebbe immediatamente il Vaticano», e magari darebbe un bacio sulla fronte proprio a Vattimo, uno scientista dogmatico come Flores e Odifreddi, ma omosessuale e fidanzato con un cubista ventenne e che «legge il breviario tutti i giorni», secondo alcune rivelazioni, ed è innamorato e affascinato -come ha dichiarato lui stesso- del sanguinoso dittatore (ateo) Fidel Castro.

Qui sono elencate altre uscite imbarazzanti di alcuni bizzarri personaggi, da sottolineare (ma anche no!) le cretinate femministe di Marina Terragni, secondo la quale le dimissioni del Papa sono la dimostrazione pubblica che finalmente «tanti uomini oggi non ce la fanno», monumentale ordine simbolico maschile. La parata virile, qui al suo massimo sfarzo, non tiene più». Noi però siamo maschilisti, ignoriamo la Terragni e preferiamo lasciare in gara soltanto Saviano e Vattimo.

Ora, per concludere, paragoniamo le profonde riflessioni dei primi intellettuali citati con le idiozie dei secondi e preoccupiamoci, purtroppo la società occidentale -lo si vede già oggi chiaramente- sarà sempre più dominata dai Saviano, dai Vattimo  e dalle Terragni, con buona pace della razionalità e di ogni possibile confronto intellettuale.


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