Magazine Cultura

L'odissea di un vecchio macinino da caffè

Da Fiaba

Pubblicità
Questo spazio permette al sito di continuare ad offrire in modo gratuito tutti i suoi contenuti!
La fiaba

Domenica 06 Ottobre 2013 13:00 Scritto da giovanna69

odissea-vecchio-macinino-caffe
Nella soffitta della famiglia Smemorati c'erano tante cose dimenticate che nessuno usava più. Un giorno, il signor Smemorati, che di professione fa l'archeologo, decise che era venuto il momento di liberarsene per fare spazio al suo moderno ufficio. La squadra di uomini arruolati per sgomberare la soffitta aveva trasportato tutta la roba vecchia, raccolta in grandi casse di legno, in uno dei mercatini dell'usato della città.

Nel retrobottega del negozio, il proprietario aveva fatto una rapida scelta tra le cose che erano ancora in buone condizioni e che potevano essere riutilizzate e quelle che dovevano essere gettate nel bidone dell'immondizia. Tra gli oggetti vecchi, sostituiti nell'uso quotidiano da quelli più moderni e tecnologici, alcuni possono essere riciclati e cominciare una nuova vita. Si trovano un mucchio di esempi di questa buona idea del riciclare.

 

Per cominciare, il grande specchio che la Signorina Oca aveva sistemato nella sua stanza da letto per rimirarsi prima di andare a teatro, ora fa bella mostra di sé nell'ingresso del miniappartamento del Signor Pavone e moltiplica le dimensioni della stanza, secondo il brillante suggerimento del Signor Talpa, l'architetto d'interni più richiesto della città. Oppure il vestito da sposa che la Signora Rosa aveva indossato il giorno del suo matrimonio adesso è l'abito da sera favorito della Signorina Tulipano quando esce con gli amici il sabato sera.

Un simile destino toccò anche ad vecchio macinino da caffè che ebbe addirittura l'onore di finire sulle prime pagine dei giornali e nelle principali edizioni dei telegiornali di tutto il mondo.

Il macinino da caffè, di quelli che si usavano prima dell'invenzione degli elettrodomestici, è un cubo di legno delle dimensioni di dieci centimetri circa per lato, con un piccolo cassetto in basso e una manovella in alto per tritare i chicchi di caffè. I chicchi venivano messi dentro il macinino attraverso una fessura posta sotto la manovella e girando la manovella essi uscivano perfettamente tritati e pronti per preparare una buona tazza di caffè.

Oggi sulle mensole delle cucine ultratecnologiche non c'è spazio per un vecchio macinino, ma qualche tempo fa, la mamma del Signor Smemorati, alla sera, dopo aver servito la cena, si sedeva di fronte al marito e tritava i chicchi di caffè raccontandogli tutto quello che i loro bambini avevano fatto durante il giorno. Quando la famiglia Smemorati fu costretta a lasciare la propria casa per fare spazio alla sede di un' industria alimentare di carne macinata, la Signora Smemorati avvolse nella carta di giornale tutti gli oggetti che si trovavano nelle stanze, li mise in grandi casse di legno facendo molta attenzione a che non si rompessero e incollò sul coperchio delle casse un'etichetta con la lista delle cose contenute in ognuna di esse.

Durante il trasloco le casse vennero portate nella soffitta dell' appartamento del figlio e da quel momento nessuno si era più ricordato della loro esistenza finché il giovane Signor Smemorati decise che aveva bisogno di un ufficio tutto per sé e che bisognava sbarazzarsi delle casse e di tutto il materiale che era stato accuratamente imballato e messo dentro.

Tra le tante cose che si trovavano nelle casse, il macinino era stato riciclato e il proprietario del mercatino dell'usato aveva deciso di trasformarlo in una scatola di legno adatta per contenere piccoli cose, come caramelle e cioccolatini, un bell'oggetto da regalo da esporre nella vetrina di una pasticcieria.

In questa nuova veste, il macinino era il regalo perfetto che lo zio Volpe stava cercando per il decimo compleanno di suo nipote Alberto.

Lo Zio Volpe, un gentiluomo un po' snob, innamorato della vita di campagna e di tutto quello che non è soggetto al passaggio delle mode, detestava circolare con la sua Alfa Romeo Super Sport del 1929 nelle strade trafficate del centro della città e non aveva nessuna intenzione di parcheggiarla negli stretti spazi di fronte alla pasticcieria, perciò decise che avrebbe mandato il suo maggiordomo, il Signor Struzzo, a comperare il regalo che aveva pensato per Alberto. Il Signor Struzzo che da molti anni era al servizio dello Zio Volpe sapeva svolgere egregiamente tutti i compiti che gli venivano assegnati, ma, in quell'occasione, provò un bel po' di imbarazzo a consegnare ad Alberto il regalo dello zio. Tuttavia, per non deludere il suo padrone il Signor Struzzo, si decide a suonare il campanello del palazzo dove Alberto abitava con i suoi genitori ed aspettò che qualcuno gli aprisse il bel portone d'ingresso.

Appena venne fatto entrare, capì dalla confusione che veniva dal salone che era capitato proprio nel bel mezzo della festa di compleanno di Alberto, nel momento in cui il ragazzino stava dimostrando ai suoi compagni di scuola la sua schiacciante superiorità nello sgranocchiare una caramella in soli 10 secondi.

"C'è un regalo per te da parte dello Zio Volpe" disse al Alberto la sua giovane baby sitter, la Signorina Capra, che si prendeva cura di lui quando i suoi genitori erano in viaggio per affari. "Il Signor Struzzo, il suo maggiordomo, ti sta aspettando all'ingresso."  Alberto interruppe il gioco con i suoi amici e si precipitò di corsa verso il Signor Struzzo per scoprire la sorpresa. Ma appena aprì la scatola che serviva da imballaggio del regalo e vide il macinino, esclamò deluso: " Che cos'è questo?"  "È un vecchio macinino per macinare i chicchi di caffè. È pieno di caramelle." gli fece delicatamente notare il Signor Struzzo.

"Grazie" disse frettolosamente Alberto tirando fuori dal cassettino tutte le caramelle buone per continuare la gara con i compagni. Le mise in tasca, salutò il Signor Struzzo e disse alla Signorina Capra di mettere il macinino in un angolo della sua stanza da giochi dove rimase dimenticato per molto tempo.

Quando il giovane Alberto ebbe finito tutti gli esami all' Università, lesse su una rivista specializzata un'offerta di lavoro che poteva diventare l'occasione della sua vita.

La NASA, l' Organizzazione Spaziale Americana, stava cercando un astronauta per la prossima esplorazione del pianeta Marte. Contro la volontà dei suoi genitori che sognavano per lui una carriera di avvocato nella speranza che potesse occuparsi dell'amministrazione dei beni di famiglia, Alberto decise di presentarsi al colloquio e pensò di nascondere in un posto sicuro le prove della sua intenzione di viaggiare nello spazio.

Il cassetto del macinino da caffè che gli aveva regalato lo Zio Volpe e di cui non aveva mai saputo che farsene, occupato com'era a giocare al computer e con i videogiochi, gli sembrò il miglior nascondiglio per tenere segreti gli appunti con l'indirizzo e il giorno in cui avrebbe dovuto presentarsi alle prove di selezione per il posto di astronauta.

All'esame finale, tra i pochi candidati rimasti, Alberto superò brillantemente una dopo l'altra tutte le prove, quelle scritte piene di calcoli matematici e di misurazioni e quelle di resistenza fisica per viaggiare nello spazio in assenza di gravità e fu scelto per la missione. Quando venne il giorno della partenza, Alberto non si dimenticò di mettere nella valigia anche il macinino da caffè, come portafortuna. Dopo aver messo piede su Marte e aver compiuto l'esplorazione di una piccola parte della superficie del pianeta, Alberto andò a prendere il macinino che aveva lasciato dentro la sua cabina e lo depose in un angolo, dietro una grande pietra. Poi mise in moto la navicella e ripartì.

Alcuni mesi dopo, il robot Curiosity, mandato dalla Nasa a continuare l'esplorazione di Marte, fotografò il macinino e ne trasmise l'immagine chiara e distinta al pianeta Terra.

Alla vista di quell'oggetto ben conosciuto, sulla Terra ci fu un'ondata di emozione generale. La signora Smemorati riconobbe il suo vecchio macinino, anche se non riusciva a capire come fosse finito lassù, suo figlio, il signor Smemorati, da archeologo, ripensò al valore delle cose che usiamo quotidianamente, lo Zio Volpe e il Signor Struzzo erano commossi dal gesto di Alberto e tutta l'umanità si domandò se fosse possibile credere alla nascita di una nuova civiltà su Marte.


Pubblicità
Questo spazio permette al sito di continuare ad offrire in modo gratuito tutti i suoi contenuti!
Commenti
Condividi la questa fiaba con i tuoi amici Facebook e invia i tuoi commenti all'autore!

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :