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L’odore di incenso – Il diario di Daria

Creato il 05 marzo 2012 da Edizionialtravista

Sono nato a Lecce nel 1966, attualmente vivo a Squinzano (LE), dal 2008, dopo un’esperienza in terra romagnola di circa sette anni, durante la quale più forte si è manifestato il mio interesse per l’arte, e nella fattispecie; prima per la poesia e il teatro e poi per la narrativa. Discorso a parte merita la pittura, che mi tiene compagnia fin da bambino, grazie anche alla complice presenza di mio padre, che si dilettava in questo hobby.

Circa vent’anni fa, ho iniziato la mia carriera espositiva, con diverse mostre, nella maggior parte dei casi autogestite, protrattasi in maniera regolare fino alla fine degli anni novanta. Dopo le esposizioni si sono molto rarefatte, sia per problemi contingenti, grossi problemi di salute in famiglia; in pochi anni ho perso per malattia: madre, padre, sorella e marito dell’altra mia sorella, sia per una manifesta assenza di ispirazione.

Ho iniziato a guardare con interesse alla poesia, raccogliendo del materiale scritto, praticamente nell’arco della mia esistenza. È venuta fuori una raccolta “I fiori sono il segno della morte”, pubblicata con Seneca Edizioni nel 2005.

È un lavoro in cui metto a nudo me stesso, fin nel profondo.

Speravo di aver lasciato tra le pagine de “I fiori sono il segno della morte” tutto il male che avevo dentro, la sofferenza che fin da piccolo mi ha attanagliato rischiando di stritolarmi, quel dolore senza direzione che ti prende all’improvviso sbatacchiandoti in un caos difficile da decodificare. Lo so che era utopistico, ma ci ho sperato ed è stato un primo importate passo. Inevitabilmente, anche se in maniera inconscia, quelle sfumature oscure vengono fuori anche in “Fiori nel fango”, pubblicato nel 2010 per Edizioni Arpanet, contrapponendosi alla poesia, della  quasi maniacale descrizione della bellezza dei luoghi vicini a Torre Sant’Emiliano e della torre stessa. O nella descrizione cruda e scorticata di paesaggi salentini, con i suoi ulivi secolari, molto simili a sculture, con sue masserie che nella loro dignitosa decadenza conservano le tracce di un passato non del tutto dimenticato.

Per pura curiosità mi sono messo a scrivere questo romanzo, da chi l’ha letto, definito noir, in realtà la mia volontà era di scrivere nient’altro che la cronaca di una spaccato di realtà di “uno di noi”.

Poi ho pensato a “L’odore d’incenso”, la cui stesura è durata più di due anni, quelli che hanno segnato il ritorno in terra salentina. È un’esperienza narrativa nella quale cerco di trasmettere parallelismi e contrapposizioni.

Quella sensazione di essere perennemente in bilico, che ti assottiglia fino a ridurti a una profilarità più sottile del filo di rasoio sul quale oscilliamo senza mai cadere, per il semplice motivo che, la vita e la morte non prendono mai il sopravvento, anche perché, nella loro aleatoria concettualità non si sovrappongono mai, se non nella misura di un attimo troppo breve per essere percepito.

L’affannosa ricerca di un compromesso con se stessi, quello di non mettere in lotta due parti di noi, quello di dire che le amiamo entrambe perché uniche, perché nostre, quello di riconoscere che noi siamo quella cosa lì, siamo tutto ciò che abbiamo dentro e che forse non troviamo il coraggio di far venire fuori, perché le nostre paure sono più grandi di noi stessi, perché spesso siamo vittime del nostro conformismo, della nostra convenzionalità, del “politicamente corretto” come direbbe qualcuno. Ma riusciremo un giorno a essere semplicemente noi.

Per me scrivere è come lasciare un messaggio al mondo prima della morte, oppure scrivere per riflettere la mia  beltà presunta.

In entrambi i casi il risultato è lo stesso; scrivere della profonda solitudine che non si vuol vedere, e delle grandi fragilità nascoste da bugie enormi e stressanti,  scrivere del radersi al suolo, del morire, di quello che si è stato, vedendo un enorme WAST LAND intorno, sapendo di doversi ricostruire con un gran nemico accanto…. se stesso.

L’amore e la morte! Due fratelli e nessuno dei due che vince mai. Nasciamo e moriamo tante volte durante una vita, proviamo strade alternative e fascinose, ma ci sono gli agguati lungo il percorso. Attraverso la scrittura cerci di trovare il coraggio di guardare attraverso me stesso, di essere sincero fino alla violenza, di saper ascoltare anziché parlare e ammazzarmi ogni giorno nella difesa del falso, fino all’irreparabile.

Inconsciamente si può sentire il bisogno di amori cadaveri, che non possono essere amori, di gente che ci amerà per tutta la vita, si può rimanere vittima di un’ossessione che non ci fa scendere dal piedistallo di marmo freddo, fluttuante sulla nostra enorme solitudine.

Amore senza confronto senza sofferenza, lì, prigioniero dell’assoluta disconoscenza di se stessi, amore come dolore, come la catena dalla quale non ci vogliamo liberare; che schifo è, che presunzione, non lo meritammo mai l’amore, e non sapemmo mai cosa era e cosa sarà.

Alla fine di tutto una considerazione forse banale ma che racchiude ed esprime molto di quello che ho cercato di scrivere in “L’odore d’incenso”: che bello che è esserci, anche considerando tutto il dolore provato; dargli dignità al dolore, non nasconderlo, non negarlo; essere uomini.

Questa estate, ho portato in scena,. “Bloghdad – cartoline dall’Iraq” . Il diario di Enzo Baldoni, giornalista freelands, rapito e ucciso in Iraq nell’estate del 2004.

Presentazioni di “L’odore di incenso – il diario di Daria”

06 novembre presso la Libreria Nisich Lecce

26 novembre presso la Libreria I Volatori Nardò (LE)

Prossime presentazioni di “L’odore di incenso – il diario di Daria”

25 Febbraio presso la Libreria “Libri&Musica” Maglie (LE)

16 Marzo presso la Libreria “Voltalacarta” Calimera (LE)

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