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L’Olocausto nelle scuole di Israele diventa un quiz. Due brani di Primo Levi per riflettere

Creato il 27 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Allora aveva ragione Roberto Benigni? Ci si può anche sorridere, seppure allo scopo di tutelare un bambino da

Com'è possibile che ancor oggi ci siano tanti neonazisti e neofascisti?

Com’è possibile che ci siano tanti neonazisti e neofascisti?

un’esperienza che non si riesce a raccontare, tanto è orribile? Andrà a finire così, a colpi di quiz e domandoni, quale che sia lo spirito con cui il Quiz-Shoah viene proposto in Israele? L’Antico Testamento di umorismo non è privo, è vero, mescola anche sacro e profano a proprio modo, usa molti stili diversi. Nello spirito ebraico c’è anche questo humour particolare. Questo però è l’Olocausto. Se si usano questi stimoli, come il quiz, l’interesse sta scemando. Dopo tante polemiche revisioniste, e con l’imporsi di urgenti questioni d’attualità, può succedere. Così si pensa a strumenti nuovi.

Il Quiz-Shoah è un’idea degli eduatori del “Collego di Gerusalemme per lo studio della Shoah”. Poi daranno la patente, se lo humour è lecito? Il primo Quiz si farà in aprile, presso decine di licei fra 400 studenti. Il tema sarà “La rivolta nel Ghetto di Varsavia”, settant’anni dopo.

Vale la pena di rileggere due brani di Primo Levi.

Così scriveva Primo Levi ne I sommersi e i salvati, pubblicato nel 1986:

“L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti è estranea alle nuove generazioni dell’Occidente, e sempre più estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni. Per i giovani degli anni ’50 e ’60 erano cose dei loro padri: se ne parlava in famiglia, i ricordi conservavano ancora la freschezza delle cose viste. Per i giovani di questi anni ’80, sono cose dei loro nonni: lontane, sfumate, “storiche”. Essi sono assillati dai problemi d’oggi, diversi, urgenti: la minaccia nucleare, la disoccupazione, l’esaurimento delle risorse, l’esplosione demografica, le tecnologie che si rinnovano freneticamente ed a cui occorre adattarsi”.

E che cosa rappresenta l’esperienza dei superstiti dei Lager nazisti per i giovani del 2010?

Così continuava l’autore:

“Per noi, parlare con i giovani è sempre più difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. E’ avvenuto contro ogni previsione; è avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”.


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