Nel 2006 ha realizzato un documentario intitolato “The Trouble With Men Gay”, preoccupato per la superficialità e la distruttività dello “stile di vita gay”. Presentandolo su “The Guardian” ha scritto: «In appena un’ora sono riuscito a bruciare tutti i ponti del mondo gay che avevo. Sono diventato il capro espiatorio delle fazioni politiche più estreme del mondo gay». Fanshawe ha osato sfidare la lobby, decidendo di mostrare come «noi uomini gay viviamo la vita da adolescenti, ancora ossessionati dal sesso, dai corpi, dalle droghe, dalla gioventù, e dall’essere “gay”». Oggi la società non discrimina gli omosessuali, dice, ma «noi insistiamo ancora comportarci come sciocchi adolescenti ribelli». E ancora: «Abbiamo combattuto discriminazione e pregiudizio, ma solo per arrivare distruggere noi stessi con droghe e sesso selvaggio».
Fanshawe ha accennato all’invenzione della lobby gay di ogni tipo di diritto immaginabile pur di passare per vittima, fino a quello di “fare crociere per gay”. «Che cosa ridicola», ha commentato. «Ci può piacere, ma non è un diritto». Ha accusato l’intolleranza degli omosessualisti, che impediscono anche solo di chiedersi se «è davvero accettabile camminare lungo la strada principale di Brighton vestiti di un perizoma, solo perché è l’orgoglio gay». La risposta violenta è sempre la stessa: «Zitto! E’ gay, è dolce». Accusa il mondo gay di essersi ridotto a praticare «ogni tipo di l’attività sessuale, solo perché è gay». Così mentre le riviste gay mettono in copertina annunci di vacanze e interviste con le celebrità gay, all’interno «è pieno di annunci di prostituti: quello che ho letto oggi contiene non meno di sette pagine di annunci. Abbiamo normalizzato la prostituzione. E’ praticamente un percorso obbligato per qualsiasi ragazzo con un giro vita di 29 pollici e nessun acne visibile». Ogni tipo di attività sessuale (di gruppo, con animali ecc.) è lecita se sei gay, ogni giudizio morale è precluso, se si osa mettere in discussione «alcuni tipi di comportamento sessuale, si corre il rischio di sentirsi dire, come dal proprietario della sauna che ho intervistato, che non sei davvero gay». «Siamo assetati di vanità», gli ha risposto un ragazzo, «guardiamo con disprezzo gli uomini vecchi. Nonostante l’Aids continuiamo a rincorrere il massimo piacere sessuale. Siamo felici che il mondo ci guardi come delle checche effeminate». Ma per il giornalista inglese è preoccupante: «abbiamo organizzato la nostra identità intorno al sesso e questo è deleterio. Così la promiscuità è diventata la norma».
Questo deleterio stile di vita, e non tanto l’omofobia della società, spiega le cifre impressionanti: «il 20% di uomini gay a Londra fa uso di droghe». La comunità gay, ha detto, preferisce il crystal meth perché riduce le inibizioni e permette di portare il sesso ad un livello “animalesco”, “privo di emozione.” «Gli studi», ha continuato, «mostrano che gli uomini gay hanno il doppio delle probabilità di diventare sieropositivi. Tassi di sifilide tra gli uomini gay sono aumentate del 616% negli ultimi cinque anni», ha continuato lo scrittore omosessuale. Nel documentario ha affermato: «Stiamo nuotando in una fogna e tutto quello che sappiamo dire è che è normale?».