L’omosessualità non è una malattia da curare

Da Psicologiagay
 

E’ questo il titolo del comunicato che il vicepresidente dell’Ordine Psicologi Lazio, prof. Cruciani, ha letto oggi, a nome della Presidentessa Marialori Zaccaria,  al convegno “Io sono, io scorro” (Facoltà Psicologia – Università La Sapienza di Roma).

Ecco di seguito il testo completo, a cui è possibile aderire firmando alla pagina Noriparative.it

“Noi, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, studiosi e ricercatori nel campo della salute mentale, in occasione della presenza in Italia di Joseph Nicolosi al convegno “Identità di genere e libertà”, condanniamo ogni tentativo di patologizzare l’omosessualità, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce una “variante naturale del comportamento umano”.

Joseph Nicolosi, fondatore del NARTH (Associazione per la Ricerca e la Terapia dell’Omosessualità), sostiene, contro ogni evidenza scientifica, che l’omosessualità è “un disturbo mentale che può essere curato”, è “un fallimento dell’identificazione di genere” ed è “contraria alla vera identità dell’individuo”.

Queste teorie, le terapie “riparative” che su di esse si basano, e ogni teoria filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio antiomosessuale, ma screditano le nostre professioni e delegittimano il nostro impegno per l’affermazione di una visione scientifica dell’omosessualità.

Un terapeuta con pregiudizi antiomosessuali può rinforzare i sentimenti negativi di colpa, disistima e vergogna che molti omosessuali provano, e così alimentare l’omofobia interiorizzata e il minority stress, danneggiando spesso irrimediabilmente la salute mentale del soggetto.

La persona omosessuale che chiede di essere “guarita” (e i familiari spesso coinvolti) va ascoltata ed aiutata a capire le ragioni della sua difficoltà ad accettarsi, ma non va ingannata con la promessa di terapie miracolistiche prive di efficacia dimostrata. [Ndr il grassetto è mio].

Ricordiamo che gli psicologi italiani sono tenuti al rispetto degli articoli 3, 4, 5 del Codice Deontologico, che ribadiscono, tra l’altro, come lo psicologo debba lavorare per promuovere il benessere psicologico, astenersi dall’imporre il suo sistema di valori e aggiornare continuamente le sue conoscenze scientifiche.

Ricordiamo anche che le più importanti associazioni scientifiche e professionali internazionali, come l’American Psychological Association e l’American Psychiatric Association, raccomandano di astenersi dal tentativo di modificare l’orientamento sessuale di un individuo e (come recentemente ribadito dal Report of the Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation dell’American Psychological Association, Washington, D.C., 2009) affermano che le terapie di “conversione” o “riparazione” dell’omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili.

E’ nostro dovere affermare con forza che qualunque trattamento mirato ad indurre il/la paziente a modificare il proprio orientamento sessuale si pone al di fuori dello spirito etico e scientifico che anima le nostre professioni, e in quanto tale deve essere segnalato agli organi competenti, cioè agli ordini professionali”.

Il comunicato è stato firmato dal Presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi, Luigi Palma, e da vari rappresentanti del mondo scientifico e istituzionale, e a breve dovrebbe essere reso pubblico on line, con possibilità di adesione da parte di psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, ecc.

Un buon punto di partenza. Era ora!


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