L'ONESTA' DEL MOLOCH - ovvero della beata nientitudine- 36

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
In paradiso, così, ingiudicato, senza corte, avvocati e tribunali. Allora, sì, siamo in paradiso tutti quanti. Tutti quanti. E sapete perché? Perché non siamo giudicabili, perché non c'è bene o male, il bene e il male, sono terrestri. Ecco: superficiali. Già, per questo e per quel motivo, il tizio, laggiù, una (bella o brutta, buona o cattiva) mattina si alza e fa a fettine l'amministratore di condominio - per dio, per questo e per quel motivo, comunque Necessariamente, lo fa - ecco allora che tutto il resto della comunità lo sequestra, lo giudica, lo elimina, - in un modo o nell'altro - è inevitabile: teme che il tizio, laggiù, possa ripetere il suo bel numero nei confronti di qualcuno di loro. Oh... a chilometri di profondità ci sono due mezzi continenti che si prendono da una vita a spallate, un (bel o brutto) giorno uno dei due - spingispingi - finalmente riesce a sfondare, infila un pezzo di sé dentro al corpo del vicino, mentre, nel frattempo, su di sopra, da noi, Superficialmente, lo scossone fa crollare tutto, muore la gente, un sacco di gente che ama sequestraregiudicareliminare, per questo e per quel motivo terremoto buono o cattivo? Non competenza territoriale. Ecco. Così, ecco! Dopo la vita, nessuna giustizia, nessun timore di reiterazione, nessuna sociovendetta, libertà alle anime, che: buone o cattive? Non competenza! Perché c'è un dio senza leggi che - aldilà di tutti ed aldilà di tutto, compreso quanto detto sopra - sovrintende a tutto questo, è un dio Necessario, una dea Necessità, è il dio dell'inevitabile, del certo, è quel dio che viene dopo la creazione e che si prende tutto. Tutto ciò che diciamo, pensiamo, pensiamo di scegliere, è stato necessario, inevitabile, sarà il frutto della nostra vita, del passato, del nostro corpo, del corpo di chi ci ha preceduti, della loro e della nostra intelligenza, esperienza. E quando si vuole trasgredire a tutto ciò, a noi stessi, si compie un'azione vuota, già scritta, già recitata nelle prove, sul palco di un teatro nascosto. Non ci sarà mai nessuna libertà senza la libertà da noi stessi, dalla storia, da quella nostra e da quella di tutti, che si srotola nei millenni, inscrivendosi con l'inchiostro ottenuto dal succo che dal frutto Necessariamente sgorga, spremuto da meccanismi troppo grandi. Troppo piccoli. Perché noi li possiamo vedere. Galleggiamo, noi, sopra a quel succo e non ci è possibile determinare la nostra rotta trasgredendo a ciò che siamo, siamo stati, è. A quale scopo? A nessuno, nessuno scopo. Tutto è incominciato senza che fosse Necessario e tutto finirà Necessariamente, combinandosi le storie di tutti, di tutti la fine.Poi torna il sole, va tutto bene, non mi manca nulla, sono felice.R: Certo che la ricordo. Ma il filo di Arianna è solo un'illusione, una speranza. Prodotto alquanto distruttivo.Ah, oh! Ancora, ancora una cosa, prima di andare se è di andare quello che sto per fare. quella cossa. Da dire o. Da fare. Ce l'avevo in tasca e me lanno tolta, devono avermi tagliato la tasca, nel mese di Settembreo quando siamo, epor per gli impegini, gli appuntamente. Poi la pagina finisce e devo tornare a capro. punto a capro. Non serviam! Sì, maestro, ho problemi un pocheto a casa, Mamma senti mi aiuti con. Ho fatto il . Meglio non dirlo a . Sì, sì, ti sto ascoltando. Ah, e poi, a scuola, a prendere i figli, o a farsi prendere. Poi ricordati di. Niente.

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