Se avessi sognato una roba del genere in vita, sarei corso a costituirmi, sarei volato dal primo prete che mi capitava, gli avrei abbracciato le ginocchia e tra le lacrime gli avrei gridato: ho sognato questo e questo, faccia di me ciò che vuole, mi faccia rinchiudere, uccidere, crocifiggere, impalare. Ma adesso? Adesso ormai sono morto, giudicato. Posso sognare ciò che voglio. O no? Beh, tant'è. La verità, tutta quanta, è che subito dopo ho sognato un'altra cosa. Forse pure peggio. No. Senz'altro peggio, diosanto. Ma, d'altronde, come si diceva... io sono già giudicato, vero? La mia condizione è eternamente stabile... possiamo solo salire, voglio dire... vero? E comunque pure questa cosa ormai l'ho sognata e non la posso più cancellare. Gesù perdonami. Questo ho sognato: davanti al Suo sepolcro ci stavano di guardia due sentinelle romane. Tranquille e pacifiche. Una mezza addormentata, l'altra si mangiava le unghie. Appostati fra le piante della radura lì davanti ci stavano i discepoli, a scrutare, ad aspettare, nel buio, nella notte. Ad un certo punto Pietro fa un segnale. Tipo canto del gallo. A quel segnale piombano giù dalle profondità del cielo notturno un paio di angeli, sfrecciando, in picchiata, attraverso lo spazio gelido sconfinato, luminosi, che stordiscono le sentinelle con un raggio di luce. Tipo pistola laser. Spostano il pietrone davanti al sepolcro. A questo punto arrivano i discepoli, come dei predoni, dio santo, correndo con la bava alla bocca, belando, grugnendo, saltelloni... arrivano al sepolcro, dicevo, e prelevano il corpo... il Suo povero corpo oddiossignore sì l'ho proprio sognato così... lo prelevano e questa brigata di razziatori se lo porta via così, tutt'ignudo, morto... lo portano in mezzo agli ulivi. Là c'erano già degli attrezzi, cinque-sei di loro si mettono a scavare, gli altri impartiscono ordini, discutono animatamente fra loro, studiano dei piani... alla fine la fossa finalmente è pronta ed ecco ci calano giù il Suo corpo, il Suo povero corpo, oddiomio lo giuro, l'ho sognato così, misero me... e poi quel cadavere ignudo lo ricoprono di terra, sbraitando, bestemmiando, gridando: fate in fretta. Sbavando. Poi li vedo, questi galantuomini, riunirsi in cerchio, sopra alla fossa, darsi di gomito, stringersi la mano e fuggire, nella notte, ognuno in una diversa direzione, via, nel mondo a diffondere la Novella. E che dio ce la mandi Buona.
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Se avessi sognato una roba del genere in vita, sarei corso a costituirmi, sarei volato dal primo prete che mi capitava, gli avrei abbracciato le ginocchia e tra le lacrime gli avrei gridato: ho sognato questo e questo, faccia di me ciò che vuole, mi faccia rinchiudere, uccidere, crocifiggere, impalare. Ma adesso? Adesso ormai sono morto, giudicato. Posso sognare ciò che voglio. O no? Beh, tant'è. La verità, tutta quanta, è che subito dopo ho sognato un'altra cosa. Forse pure peggio. No. Senz'altro peggio, diosanto. Ma, d'altronde, come si diceva... io sono già giudicato, vero? La mia condizione è eternamente stabile... possiamo solo salire, voglio dire... vero? E comunque pure questa cosa ormai l'ho sognata e non la posso più cancellare. Gesù perdonami. Questo ho sognato: davanti al Suo sepolcro ci stavano di guardia due sentinelle romane. Tranquille e pacifiche. Una mezza addormentata, l'altra si mangiava le unghie. Appostati fra le piante della radura lì davanti ci stavano i discepoli, a scrutare, ad aspettare, nel buio, nella notte. Ad un certo punto Pietro fa un segnale. Tipo canto del gallo. A quel segnale piombano giù dalle profondità del cielo notturno un paio di angeli, sfrecciando, in picchiata, attraverso lo spazio gelido sconfinato, luminosi, che stordiscono le sentinelle con un raggio di luce. Tipo pistola laser. Spostano il pietrone davanti al sepolcro. A questo punto arrivano i discepoli, come dei predoni, dio santo, correndo con la bava alla bocca, belando, grugnendo, saltelloni... arrivano al sepolcro, dicevo, e prelevano il corpo... il Suo povero corpo oddiossignore sì l'ho proprio sognato così... lo prelevano e questa brigata di razziatori se lo porta via così, tutt'ignudo, morto... lo portano in mezzo agli ulivi. Là c'erano già degli attrezzi, cinque-sei di loro si mettono a scavare, gli altri impartiscono ordini, discutono animatamente fra loro, studiano dei piani... alla fine la fossa finalmente è pronta ed ecco ci calano giù il Suo corpo, il Suo povero corpo, oddiomio lo giuro, l'ho sognato così, misero me... e poi quel cadavere ignudo lo ricoprono di terra, sbraitando, bestemmiando, gridando: fate in fretta. Sbavando. Poi li vedo, questi galantuomini, riunirsi in cerchio, sopra alla fossa, darsi di gomito, stringersi la mano e fuggire, nella notte, ognuno in una diversa direzione, via, nel mondo a diffondere la Novella. E che dio ce la mandi Buona.
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