Nel mese di giugno la Croce Rossa ha denunciato una nuova impennata dei ricoveri per il colera ad Haiti. A Porto Principe i casi registrati solo negli ultimi 40 giorni sono oltre 18mila. E pensare che a Città del Messico ci avevano allarmati e spaventati per qualche centinaio di ricoveri in più dovuti a un tipo resistente di influenza, la cosiddetta “suina”. Ad Haiti dall’ottobre scorso l’epidemia di colera ha provocato 5500 morti e oltre 350mila contagi.
Eppure l’isola non aveva avuto casi di colera per più di un secolo. Il terremoto del 12 gennaio 2010 aveva fatto 250mila morti e oltre un milione di sfollati ma non aveva generato emergenze epidemiologiche estreme nei primi mesi. Invece poi, scampato il pericolo della stagione degli uragani con “solamente” qualche decina di vittime passate inosservate nei media internazionali, è arrivato il colera.Ci si è chiesti subito da dove fosse arrivato ma le ipotesi erano troppe e basate solamente su speculazioni. Però a poco a poco i media, la popolazione e alcune prime indagini scientifiche hanno iniziato a indicare il contingente nepalese dei caschi blu dell’Onu – la missione ad Haiti si chiama Minustah (vedi articolo a questo LINK) – come il possibile responsabile dato che in Nepal il colera è endemico e il ceppo identificato ad Haiti pareva provenire proprio dal sud dell’Asia. L’Onu si affrettò a smentire ma le ricerche scientifiche sulla misteriosa epidemia continuarono e la gente sempre più in preda alla disperazione protestò in varie città del paese contro i caschi blu.Qualche giorno fa il CDC (Centers for Disease Control and Prevention o Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del governo americano, con sede ad Atlanta) ha pubblicato uno studio sulla rivista accademica Emerging Infectious Diseases che conferma la responsabilità dei caschi blu nell’introduzione e diffusione della malattia.
Si tratta del primo studio realizzato da un’agenzia non situata ad Haiti che stabilisce un legame diretto tra il contingente militare nepalese d’istanza a Mirebalaise, la cittadina in cui è scoppiata l’epidemia. Infatti i rifiuti organici dei militari hanno probabilmente contaminato le acque del fiume Meille, affluente del più grande fiume Artibonite, con il batterio del colera.
Le acque di questi fiumi sono utilizzate quotidianamente dalla popolazione della regione per bere e lavarsi. La contaminazione è stata praticamente simultanea in sette comunità lungo il fiume Artibonite e da lì la propagazione della malattia è cresciuta esponenzialmente fino a raggiungere la capitale Porto Principe e i suoi 1300 campi di sfollati in meno d’un mese.
Foto da: iniziativa Haiti Emergency / Aumohd