L'artista forse più politicamente impegnata del momento, tra le voci più sovversive dell'arte contemporanea, di quelle che non permettono al pubblico di girare la testa altrove. Regina José Galindo non poteva che arrivare da quell'america Latina più che mai in fermento. Un continente magmatico che oscilla continuamente tra repressione e utopia rivoluzionaria, fra incanto paesaggistico e inferno speculativo, fra crescita economica e abissale povertà. Tutti i temi che l'artista, nata a Guatemala City nel 1974, Leone d'oro a Venezia nel 2005 come miglior giovane artista, trasforma in opere, in quelle sue performance scomode che sono una continua denunci dei diritti negati, delle violenze, degli abusi subiti sopratutto dalle donne, ma anche dalle minoranze del suo Paese. A lei il Padiglione d'arte contemporanea di Milano, dedica la prima grande personale italiana, fino all'8 giugno 2014. Una mostra intitolata Estoy Viva che ricostruisce il percorso dell'artista: a partire dai primi lavori giovanili come El dolor en un paranuelo, proiezione sul suo corpo nudo e bendato delle prime pagine dei quotidiani guatamaltechi con titoli terribili e inequivocabili, come "Victima del sexo", "Lapidan a Mujer", "Treinta violaciones en solo dos meses", alla sua opera più celebre, quel Quien puede borrar las huellas? (Chi può cancellare le tracce?) del 2003, il percorso fatto a piedi nudi, bagnati di sangue umano, dal Parlamento di Guatemala City al palazzo presidenziale, per protestare contro la candidatura a presidente dell'ex dittatore Josè Efraìn Rìos Montt.In occasione della mostra l'artista presenterà una nuova performance, concepita e ideata negli spazi del Padiglione e per Milano. Una performance che affianca i suoi lavori storici più rappresentativi, accostati a video e disegni finora mai visti in Italia.ùPer tutte le info: www.pacmilano.it
Magazine Arte
L'opera di una regina, macchiata dal sangue
Creato il 07 maggio 2014 da Artesplorando @artesplorando
L'artista forse più politicamente impegnata del momento, tra le voci più sovversive dell'arte contemporanea, di quelle che non permettono al pubblico di girare la testa altrove. Regina José Galindo non poteva che arrivare da quell'america Latina più che mai in fermento. Un continente magmatico che oscilla continuamente tra repressione e utopia rivoluzionaria, fra incanto paesaggistico e inferno speculativo, fra crescita economica e abissale povertà. Tutti i temi che l'artista, nata a Guatemala City nel 1974, Leone d'oro a Venezia nel 2005 come miglior giovane artista, trasforma in opere, in quelle sue performance scomode che sono una continua denunci dei diritti negati, delle violenze, degli abusi subiti sopratutto dalle donne, ma anche dalle minoranze del suo Paese. A lei il Padiglione d'arte contemporanea di Milano, dedica la prima grande personale italiana, fino all'8 giugno 2014. Una mostra intitolata Estoy Viva che ricostruisce il percorso dell'artista: a partire dai primi lavori giovanili come El dolor en un paranuelo, proiezione sul suo corpo nudo e bendato delle prime pagine dei quotidiani guatamaltechi con titoli terribili e inequivocabili, come "Victima del sexo", "Lapidan a Mujer", "Treinta violaciones en solo dos meses", alla sua opera più celebre, quel Quien puede borrar las huellas? (Chi può cancellare le tracce?) del 2003, il percorso fatto a piedi nudi, bagnati di sangue umano, dal Parlamento di Guatemala City al palazzo presidenziale, per protestare contro la candidatura a presidente dell'ex dittatore Josè Efraìn Rìos Montt.In occasione della mostra l'artista presenterà una nuova performance, concepita e ideata negli spazi del Padiglione e per Milano. Una performance che affianca i suoi lavori storici più rappresentativi, accostati a video e disegni finora mai visti in Italia.ùPer tutte le info: www.pacmilano.it
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