L’opera Fidelio ritorna a Bolzano dopo novant’anni e prende vita grazie a Gustav Kuhn e Manfred Schweigkofler, questa sera martedì 11 gennaio alle venti si alza il sipario del Teatro Comunale di Bolzano, in prima mondiale (replicata giovedì 13 alle venti). Il nuovo allestimento (coprodotto dal Teatro Alighieri di Ravenna dove sarà replicato il 5 e il 6 febbraio) apre la stagione lirica e di danza della Fondazione Teatro Comunale. La scelta è ricaduta sul capolavoro di Beethoven, unica partitura operistica da lui composta, non priva di una gestazione difficoltosa e ripensata per ben tre volte. Fidelio è un Singspiel in due atti su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke. Narra la storia di Leonore, una donna coraggiosa che non rinuncia a cercare il marito dato per morto: non credendo alla sua morte, la donna si traveste da uomo per entrare nel carcere dove è rinchiuso e rischiando la vita lo trova e riesce a liberarlo. Una vicenda ispirata da sentimenti di lotta contro la tirannia e di affermazione di libertà e giustizia, temi cari a Beethoven e che all’epoca della prima rappresentazione, avvenuta il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien, s’inserisce in un clima sociale e politico tutt’altro che sereno e favorevole ad accoglierne lo spirito. Fino al 1814, anno in cui Beethoven ne scrisse la terza e ultima versione, l’opera ebbe quindi vita difficile: segno di questo travaglio compositivo è l’ouverture, scritta ben quattro volte. Insieme alle voci, l’orchestra è fra i protagonisti della partitura, dove Beethoven da spazio a un respiro sinfonico di stupefacente bellezza, mentre l’impegnativa scrittura vocale, mette a dura prova gli interpreti, in cui si richiede una tensione espressiva rigorosa.
Sul podio dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano Gustav Kuhn, (Fidelio rappresenta il suo debutto negli Stati Uniti ben trent’anni fa), la regia è firmata da Manfred Schweigkofler, direttore artistico della Fondazione Teatro Comunale di Bolzano. L’attesa per questa produzione è data anche dal rinnovato sodalizio – dopo il successo nazionale ottenuto nel 2010 con Elektra di Richard Strauss.
Nell’accentuare l'elemento drammaturgico di un’opera composta all’apice del percorso artistico di Beethoven, il nuovo allestimento si avvale di un cast di grande prestigio: Anna Katharina Behnke interpreta il ruolo di Leonore, Junko Saito (Ravenna, 06.02), Andreas Schager (Florestan), Michael Baba (Ravenna, 06.02), Thomas Ghazeli (Don Pizarro), Ethan Herschenfeld (Rocco), Peter Lobert (Ravenna, 06.02), Rebecca Nelsen (Marzelline), Alexander Kaimbacher (Jaquino), Sebastian Holecek (Don Fermando), Rouwen Huther (I prigioniero), Ruggiero Lopopolo (II prigioniero). Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, coro Philarmonia di Vienna, diretto da Walter Zeh. Scene di Walter Schütze. Costumi di Kathrin Dorigo. Luci di Claudio Schmid. Movimenti coreografici di Michele Abbondanza, Compagna Abbondanza/Bertoni.
Il soggetto è tratto da Léonore ou l'amour conjugal di Jean-Nicolas Bouilly, scritto a suo tempo per il musicista Pierre Gaveaux, e si basa su di un fatto realmente accaduto nella Francia del periodo del Terrore, di cui l'autore (all'epoca accusatore pubblico del tribunale rivoluzionario di Tours) parla anche nelle sue Mémoires. Le intenzioni finali di Beethoven sono generalmente rispettate oggi durante le rappresentazioni contemporanee. Gustav Mahler introdusse la pratica, comune fino alla metà del XX secolo, di suonare la Leonore No. 3 nel cambio di scena del secondo atto: alcuni direttori continuano tale usanza. Fidelio contiene tutti gli stilemi che parlano della lotta contro la tirannia e la rivendicazione della libertà e della giustizia, un argomento molto caro a Beethoven.
crediti fotografici Franco Tutino