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Allora, la trama qui è un po' sbrigativa e superficiale. In realtà il protagonista è un pazzo irresistibile con mille fobie e manie e il libro in generale è spassosissimo anche se non è proprio "leggero".
A me è piaciuto, gli sarei un 7 come voto.
E ora un po' di citazioni.
Per affrontare la questione, l'autore ci tiene a farvi sapere:a) Che è una persona come voi.b) Che, come voi, cade addormentato poco dopo essersi sbronzato.c) Che di tanto in tanto fa sesso senza preservativo. d) Che a volte cade addormentato mentre sta facendo sesso, ubriaco e senza preservativo.e) Che non ha mai offerto ai propri genitori un servizio funebre dignitoso. f) Che non ha mai finito l'università.g) Che si aspetta di morire giovane. h) Che, per il fatto che suo padre fumava, beveva e di conseguenza è morto, egli ha paura del cibo. i) Che sorride quando vede giovani di colore con in braccio dei bambini.In una parola: è un tipo attraente!
Ad un certo punto dell'introduzione fa una tabella nella quale descrive per filo e per segno quello che ha guadagnato dalla pubblicazione di questo libro e dice: Che poi non è davvero male, a ben pensarci, ed è comunque più di quanto l'autore, che non possiede animali domestici, sia in grado di spendere. Di conseguenza egli intende devolverne una parte a voi, o perlomeno ad alcuni di voi. I primi duecento lettori di questo libro che scriveranno dimostrando di avere letto e assorbito le nozioni che esso ha da impartire, riceveranno dall'autore un assegno di $5 emesso da una banca statunitense, probabilmente la Chase Manhattan, che non è granchè come banca - anzi non apriteci mai un conto. Ora: come provare che avete realmente comprato e letto il libro? Facciamo così: prendete il libro che vi viene chiesto di acquistare - per favore allegate ricevuta o copia della stessa - e fatevi scattare una foto mentre leggete il libro o ne fate un uso magari migliore. Considerazione speciale verrà data a) alla presenza all'interno della foto di uno o più bambini, dato che, come tutti sanno, i bambini sono carini; b) all'inserimento nella foto di un bambino dalla lingua eccezzionalmente grande; c) a foto scattate in località esotiche (sempre col libro, ricordatevi); d) a foto che ritraggono il libro nel momento in cui su di esso si sta strofinando un panda rosso, mammifero dall'aspetto a metà strada tra un piccolo orso e un procione, noto anche col nome di "panda minore", originario della Cina centrale e che si struscia di frequente contro le cose per marcare il territorio.
Io porto un libro agli allenamenti, immaginandomi che gli esercizi di un gruppo di ragazzini tra gli otto e i dieci anni siano alquanto noiosi. In verità sono appassionanti. Ne osservo ogni movimento, come si raccolgono attorno all'allenatore per ricevere istruzioni, li osservo grattarsi i coglioncini come veri giocatori, li osservo mentre si dirigono alla fontanella a prendere un sorso d'acqua.
Queste cose, i dettagli, le storie e quant'altro, sono come la pelle di cui i serpenti si spogliano, lasciandola a chiunque da guardare. Che cosa gliene frega al serpente di dov'è la sua pelle, di chi la vede? La lascia lì dove ha fatto la muta. Ore, giorni o mesi dopo, noi troviamo la pelle e scopriamo qualcosa del serpente, quant'era grosso, quanto era lungo approssimativamente, ma ben poco altro. Sappiamo dove si trova il serpente adesso? A cosa sta pensando? No. Per quel che ne sappiamo, il serpente adesso potrebbe girare in pelliccia, potrebbe vendere matite a Hanoi. Quella pelle non è più sua, la indossava perchè ci era cresciuto dentro, ma poi se è seccata e gli si è staccata di dosso, e lui e chiunque altro adesso possono vederla. E tu saresti il serpente?Certo. Io sono il serpente. E dunque, il serpente dovrebbe portare la pelle con sè, tenersela sempre sotto braccio? Dovrebbe farlo?No?No, certo che no! Non ha le braccia, un serpente! Come cazzo fa a portarsi in giro la pelle? Per favore.
La dignità è una forma di affettazione, graziosa ma eccentrica, come imparare il francese o collezionare sciarpe. Ed è qualcosa di volatile e incredibilmente mercuriale. Oltre che soggettivo. Ragion per cui vaffanculo.
Parcheggiano i loro camper e i loro furgoncini laggiù, proprio sulla rientranza che va a lambire la baia, quindi si siedono su seggiole pieghevoli a chiacchierare di marche di cordami, convention di acquilonisti, o di come possono mettersi meglio tra i coglioni, magari proprio mentre cerchiamo di fare un lancio, così da farci incazzare per bene.
Mi faccio schifo da solo a furia di dire tutte quelle banalità, dato che le ragioni per vivere non sono certo spiegabili così in pochi minuti, seduti sul bordo di un letto in un reparto di psichiatria, eppure mi pare incuriosito dalle mie parole, il che mi spinge a pormi ulteriori domande sul suo conto, su come un discorsetto così melassoso possa convincerlo a vivere, sul perchè insista a portare me e se stesso tanto in basso senza rendersi conto di quanto siamo ridicolo tutti e due, su quanto esattamente gli si è rammollito il cervello, sul momento esatto in cui l'ho perduto, sulle ragioni per cui lo amo, sul perchè mi preoccupo per una persona talmente debole e piagnucolosa, e su dove cazzo avrò parcheggiato la macchina.
I primi numeri di "Might" elencavano le pubblicità nell'indice e contenevano finte errata corrige del tipo: "A pagina 111 della rubrica abbiamo erroneamente affermato che Gesù Cristo era una sorta di proto-hippie sudicio e deviante. In effetti, Cristo era il figlio di Dio. Ci scusiamo con i lettori.
Vorrei buttarmi contro la vetrata, uscire nel giardino del club e correre a gettarmi nel lago Michigan. O anche solo andare a fare due passi. Ma fa troppo freddo. E non ho le scarpe adatte.
Cerco vari modi per tentare di conservare calore. Fa meno freddo stando immobili o muovendosi? Credo di sapere che si sta più caldi se ci si muove, ma per un minuto gioco con il pensiero di poter stare immobile e riuscire a regolare a piacimento la mia circolazione sanguigna.
Era in quei momenti che sapevi di aver detto qualcosa di veramente divertente, quando piangeva dal ridere e si asciugava gli occhi, allora si che l'avevi conquistata, e ne godevi, non c'era altra impresa più grande o più importante, più commovente, e magari provavi anche a darti un tono facendo finta di nulla, ma in realtà eri gongolante e orgoglioso nel guardarla, e avresti voluto che ti implorasse basta! basta!, perchè eri così buffo ma invece tu continuavi perchè volevi che ridesse un altro po', che ridesse fino a che non ce l'avrebbe fatta più, mezza collassata sul piano della cucina mentre tu eri seduto al tavolo dopo la scuola. Oh sei tremendo! diceva. Piantala! Ma per vederla ridere avresti dato qualunque cosa, anche perchè lei era il tipo che apprezzava una bella risata alle spalle di qualcuno, di Bill, di Beth, delle tue, delle sue, e in quei momenti tutto il resto scompariva, tutte le volte che avevi avuto paura di lei, tutte le volte che saresti voluto scappare, tutte le volte che ti eri chiesto come facesse a vivere con lui, a proteggerlo, e tutto quello che desideravi era solo che ridesse con te come ogni tanto faceva al telefono con le amiche.
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