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L’opinione di Kurtz

Creato il 29 novembre 2014 da 79deadman @79deadman
L’opinione di Kurtz
Siamo spaventati da una delle invenzioni più insulse mai fatte: il giudizio degli altri.Natalino BalassoHa mai pensato seriamente a delle reali forme di libertà? La libertà dall'opinione degli altri… persino dalla propria opinione.Colonnello KurtzConfesso che e da parecchio tempo che lavoro per svincolarmi dal giudizio degli altri.Per pervenire ad un reale pensiero autonomo, che tenga conto solamente del mio sentire e del mio vedere, e che anzi sempre di più rinunci al giudizio e al verdetto morale, in favore di una comprensione che derivi dalla descrizione e dalla conoscenza.Non è facile.Anche perchè bisogna poi ammettere che ci sono persone i cui giudizi sono istruttivi, ponderati, formativi. Ecco la difficoltà non è tanto fregarsene delle altrui opinioni (che è solo aggirare il problema, in maniera un po' massimalista, come non comprare nessun quotidiano o buttare la tv giù dal terrazzo). La difficoltà sta nella selezione.Perchè in epoca di comunicabilità di massa, sono mille le voci che ci circondano, che (ci) danno voti, che stilano classifiche, che trascrivono giudizi, stabilendo promossi e bocciati, disegnando pollici versi o faccine arrabbiate, fornendo consigli per gli acquisti... degli altri.“Mio caro Sig. Evil Monkey, lei dimentica sempre che questa è la grande rivoluzione dei nostri tempi: che finalmente ognuno può contare uno, e che finalmente è dal basso che possiamo fare sentire la nostra voce. Per esempio, io sul mio blog Recensionigeniali.itho sparato a zero sull' ultimo album dei Pink Floyd e domani me ne esco con un post di fuoco sugli AC/DC, perchè la gente deve capire che non si può passare la vita ad ascoltare musica di merda e vecchi dinosauri che non sono altro che residuati bellici. Grazie per lo spazio concessomi, un saluto.”La più subdola arma di un sistema consolidato, è far credere alle persone che stanno facendo la rivoluzione. Quando quella rivoluzione non esiste.Noi che cerchiamo di esprimerci sui blog, sui social, sui gruppi WhatsApp, ai tavolini del bar, abbiamo un difetto di fondo difficile da estirpare.Rispondiamo a domande che nessuno ci ha fattoChe è poi la sindrome di Lisa Simpson, così come fu analizzata da Ned Flanders.“Eh, andiamo però Sig. Evil, smettiamola di farci la morale facendoci credere di fare tutt’altro. Parliamo solo di musica che è meglio. Siamo qui per questo, no?Un caro saluto”Rispondiamo a domande che nessuno ci ha fattoMa chi ci ha mai chiesto il nostro parere su nulla?E addirittura ci sbattiamo a destra e manca per attribuire giudizi.Ma c'è, nelle parole di Kurz, qualcosa di ancora più profondo.Ha mai pensato seriamente a delle reali forme di libertà? La libertà dall'opinione degli altri… persino dalla propria opinione.Ma come si fa ed essere svincolati dalle proprie idee? Occorre una patologia psichiatrica dissociativa o basta un po' di travestitismo politico zelighiano?No.Il discorso non è mica di forma. Bisognerebbe avere l'onestà, ma soprattutto il coraggio, di rivedere costantemente i propri riferimenti, di ricalibrare il proprio metro, di aggiornare in continuo la propria scala di valori. Alla luce dell'attualità, delle nuove letture, dei nuovi ascolti (perchè ascoltiamo anche cose nuove, no? O preferiamo ancora i Velvet Underground?). Della prova dei fatti. Non avere paura di rinnegare eroi dell'adolescenza, nè di abbracciare ciò che prima ci appariva il vuoto assoluto; il nemico“Eh, però lei caro Evil Monkey mette proprio la coerenza sotto le suole. Il compito della critica matura è quello di essere obbiettivo e di avere un metro di giudizio chiaro, altrimenti siamo sempre esposti ad ogni cambio di vento!Un carissimo saluto”È errore comune pensare che essere sempre e comunque “contro” garantisca autonomia di giudizio. Garantisce solo smarcamento dalla maggioranza. E la facile inclusione in un altro gruppo, magari minoritario, addirittura intimo, ma pur sempre un gruppo. Solo questo è ciò che ci rende forti: il senso di appartenenza. È anche ciò che ci limita, perchè ogni appartenenza ha le sue regole. Bastano due persone, per farsi forti di un gruppo.Nell'ultimo periodo mi sono trovato ad ascoltare - per forza, per gioco o per caso - parecchia musica che NON appartiene al gruppo in cui mi sento inserito (da me, e dall'altrui giudizio): Venditti, Jovanotti, 883…E il senso di repulsione (che è una di quelle famose regole di appartenenza) ha subito fatto il suo lavoro.Quanto è difficile prendersi libertà dalle proprie opinioni!Ora non voglio dire che il mio gusto si sia così radicalmente trasformato. Eppure mi sembra sempre più un misero gioco scrivere giudizi, fare classifiche, attribuire voti. Soprattutto fare confronti.Un gioco facile, fatto per lenire una certa frustrazione latente e spesso votata alla decostruzione, alla critica gratuita, alla facile ironia, allo scherno proprio di quel gruppo che ha testardamente insistito per anni su una presunta superiorità intellettuale. Colonialismo della cultura.Serve una strada nuova. Strade nuove.Oppure il silenzio...?“Caro Sig. Monkey, in definitiva devo purtroppo dire che questo post mi ha fatto schifo! Congetture sconclusionate, paternalismo, moralismi… e niente rock, niente dischi. Io confidavo di discutere sulla prospettiva storica in cui si inserisce lo slow-core nei primi anni ’90 e di quale sia la sua eredità.Sono molto deluso.Un caro saluto.”

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