A ciò si aggiungerebbero una sontuosa villa a Parigi, un residence privato nella Regione di Novgorod e uno a Gelendzhyk sul Mar Nero, il cosiddetto “Palazzo di Putin” che venne scovato da alcuni blogger nel 2010.
Il report, che può essere consultato anche on line sul sito www.putin-itogi.ru, è stato intitolato ironicamente “Vita di un rematore di galera”, per sbeffeggiare una famosa dichiarazione del presidente russo che nel 2008 affermò di aver lavorato “come un rematore di galera” durante i suoi primi due mandati al Cremlino. Nemtsov ha voluto comunque precisare che il rapporto non contiene nulla che non si sappia già: si tratta piuttosto di una sorta di “inventario” che raccoglie tutte le informazioni disponibili sulle proprietà riconducibili a Putin.
Il Cremlino ha veementemente negato qualsiasi legame con questi immobili, e seccamente respinto le accuse di Nemtsov di una “confusione tra bene pubblico e bene privato”. Viktor Khrekov, portavoce dell’Ufficio Affari Presidenziali, struttura che gestisce le proprietà del Cremlino, ritiene errato parlare di immobili “appartenenti” a Putin: “le residenze appartengono al Presidente della Repubblica e sono solo tre: il Cremlino, la dacia di Novo-Ogarjovo a est di Mosca e Bocharov Ruchei vicino a Sochi, sul Mar Nero”.
Kherkov ha inoltre negato che il Cremlino disponga di lussuosi yacht, come pure ha smentito che il numero degli immobili di proprietà del governativa sia raddoppiato negli ultimi dieci anni.