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L'Ordine della Chiave (Black Friars #0.5) di Virginia De Winter

Creato il 29 dicembre 2014 da Anncleire @anncleire

 L'Ordine della Chiave (Black Friars #0.5) di Virginia De Winter

«Ricordi quando hai imparato a scrivere?».

Lei si voltò, sorpresa, e sorrise. «Per prima cosa mi hai insegnato a scrivere il tuo nome. Il mio istitutore era furioso perché avevi rovinato l’ordine con cui voleva procedere».

«Che numero hai imparato per primo?».

«Otto, perché tu avevi otto anni».

La spinse gentilmente all’indietro, l’erba era soffice sotto il suo palmo, Eloise improvvisamente silenziosa.

«Di notte mi svegliavi per raccontarmi quante stelle avevi contato», aggiunse lui sottovoce.

La vide voltarsi e posargli le labbra all’interno del polso. «Ti ho sempre voluta per me, dal primo momento».

Le posò il pollice accanto alla piega della bocca delicata, accarezzandola fino a che lei la schiuse, poi si chinò per accostare le labbra al suo collo.

«Fallo ancora», le sussurrò contro la pelle. La sentì trasalire e accostarsi di più a lui, allora la bloccò sotto di sé, premendola contro il prato selvatico.

«Conta le stelle per me, Eloise».

 

“L’Ordine della Chiave” è il volume prequel della famosissima serie fantasy tutta italiana di Virginia De Winter, “Black Friars”. L’ho appena finito e sono ancora tutta scombussolata dalla bellezza, dalla meraviglia, dall’incredibile intreccio che si nasconde dietro titoli apparentemente privi di significato e che invece racchiudono la fiamma che arde nella storia, che emerge chiara e limpida, con uno splendore senza uguali. Posso solo dire che è valsa la pena superare il mio disinteresse verso il fantasy e immergermi nella magia della Vecchia Capitale *-*

 

Avventura, cappa e spada; una storia d’amore passionale e tempestosa; storie di spiriti e demoni, vicende di antiche famiglie regnanti, giovani principi e figli di re; atmosfere medievali, ancestrali e cupe. Ma anche storie vere, sotto il velo nero della narrazione. Uno scenario intriso di suggestioni che riecheggiano fra i vicoli di una città affollata di esseri pericolosi e irresistibili, per i quali l’autrice si è ispirata ai fatti e ai luoghi dell’Italia dai suoi albori al mondo contemporaneo. Una società inquietante, rischiarata dalla luce flebile delle candele, dove imperversano sette e confraternite che contaminano l’aria con il loro influsso malefico. Questo il mondo che Eloise Weiss si trovava ad affrontare ne L’ordine della spada: ma dov’è che tutto ha inizio? Axel Vandemberg, giovane erede al trono di Aldenor, non è altro che una matricola il cui sogno è diventare un giorno Duca dell’Ordine della Chiave, conquistando prestigio e rispetto. Ma la carica è ricoperta da Rafael Valance, sul quale all’improvviso ricadono i sospetti per l’omicidio della fidanzata Emelyn. Il primo assassinio di una lunga serie. Storie dell’orrore prima di andare a dormire. Storie che si raccontano ai bambini, storie malvagie con un fondo di verità. Virginia de Winter riporta in vita il lato oscuro delle favole, la loro grottesca bellezza e l’ancestrale terrore che sono capaci di suscitare.

 

Inizio questa recensione con una dichiarazione d’amore. Amavo Axel Vandemberg già dal primo volume, ma con questo libro lo venero completamente. Ciò che mi ha sorpreso di più è la capacita della De Winter di mantenere le fila della trama in maniera perfetta, di instillare il dubbio e l’angoscia, di far soffrire il lettore insieme ad Axel. Una magnificente opera di incastro e riflessioni, di illusioni e mirabolanti svolte di trama, che incantano e scherniscono, lusingano e puniscono. Niente è lasciato al caso, mirabile l’impianto narrativo e l’eccezionale quantità di minuti dettagli che contribuiscono a rendere questa una delle saghe più impressionanti che mi siano capitate a tiro.

La narrazione in terza persona, focalizzata sempre sul Princeps di Aldenor è azzeccatissima per ricostruire la storia. Ci ritroviamo in un passato che ci è rimasto precluso nel primo libro e ci ritroviamo a sospirare ed annuire lenti ad ogni spiegazione che ci viene fornita. Axel è il principe ereditario di una tradizione secolare e del cavaliere, dotto ed educato, conserva ogni minimo particolare. Un gentiluomo mirabile e meraviglioso, coraggioso e inflessibile, disposto a sacrificare qualsiasi cosa, anche sé stesso, per le persone che ama, è il mirabile esempio di nobiltà spirata da secoli e secoli, il cavalier servente che non esita di fronte ad una damiselle in distress, qualsiasi sia la sua natura. Privo di onnubilanti pregiudizi, Axel è un ragazzo con un grosso spirito d’osservazione, accecato da un amore troppo grande da contenere da solo. Sofferenza e sacrificio si rincorrono nella sua mente, mentre cerca di far fronte a tutti i pericoli cui va incontro. Quando si decide a parlare è quasi troppo tardi, per fortuna ha qualche carta segreta in più che lo portano ad osservare il suo nemico e cercare la sua vendetta.

Impressionante tutto il corollario che affianca Axel durante tutto il libro. In questo caso non si può parlare di personaggi secondari, perché ogni personaggio ha il suo spazio, la sua forza, la sua connotazione ed emerge in tutta la sua bellezza dalle pagine del romanzo che sprigionano profumi e sapori. Bryce il fratello di Axel, dal suo portamento elegante, la cura maniacale per i vestiti, la sua ossessione per la morte e i funerali. Stephan Garreth un personaggio meraviglioso, dalla spiccata intelligenza, la predilezione per la scienza e la ricerca, conoscenze che non sono propriamente adatte ad un gentiluomo e che spicca per intraprendenza e genio. Gilbert Morgan che con la sua arroganza e il suo manto da combinaguai si conquista il rispetto di tutti. Ross Granville che di certo non manca di iniziativa e di doti da pacifista. Rafael Valance che sembra ambiguo e invece è un personaggio molto interessante, pieno di segreti e dalla mirabile capacità organizzativa.  La nostra Eloise, che non manca di sorprendermi ed è una ragazza intraprendente ma permalosa, che pure deve difendere sé stessa e i suoi sentimenti.

Anche i cattivi sono impressionanti, con il conseguente svelamento dei segreti che si affastellano ne L’Ordine della Spada, e che risultano di una coerenza impressionante e assolutamente meravigliosa.

Impressionante quindi il giallo che si nasconde tra le pagine, quegli assassini ricostruiti con una precisione maniacale, quelle fiabe, conosciutissime, che si riempiono di spauracchi e si colorano di sangue, per una storia avvincente e indimenticabile.

Il world building che arricchisce quello del primo volume della saga, è sapientemente costruito regalando una perfezione di scene, un minuzioso ricostruire di una realtà che non esiste, ma in cui sembra di respirare. Pensate alle stradine della Cittadella, i vicoli che si avvicinano al Presidio, la cattedrale Nera. Quell’odore di pesce, le frittelle che i ragazzi consumano passeggiando, la follia del Carnevale, il lento clamore della Pasqua, il sacrificio delle confraternite, quel mondo inarrestabile, che risucchia, affascina, blandisce il lettore. Il sentore di medioevo, di storia, di presunta irrealtà si mescola a razze antichissime, alle creature del Presidio, il tacito accordo con i Frati Neri, i rituali perpetrati ogni anno, sempre uguali, con pochissime eccezioni.

Il particolare da non dimenticare? Un tatuaggio…

Una storia mirabile, cui non manca niente, azione e sentimenti si mescolano e amalgamano, per un connubio perfetto. Axel Vandemberg ne emerge come il principe che è, imperfetto e fallace, ma talmente coraggioso e irreprensibile, a cui gli si perdona tutto. Il mirabile lavoro di cesello del wordbuilding della De Winter conferisce al libro meraviglia e stile, che si perde nella notte, per un’esperienza indimenticabile per il lettore. Da leggere e rileggere… per amare la saga come non mai.

Buona lettura guys!

 

 

L'Ordine della Chiave (Black Friars #0.5) di Virginia De Winter

 


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