L’usuale abitudine da parte sia della critica musicale, sia del music business di attribuire una etichetta a qualunque artista è forse la cosa verso cui Zorn prova la più grande antipatia. Questo è evidente nella sua prefazione al primo libro della serie Arcana, da lui stesso redatta:
“[Terms such as] surrealism, postmodernism abstract expressionism, minimalism, are used to commodify and commercialize an artist’s complex personal vision.”
Attribuire una etichetta non è solo un mezzo per presentare un disco, una musica, un musicista sul mercato, ma anche per il consumo. Una volta appiccicata una certa etichetta ad un lavoro, a una musica l'ascoltatore non ha più bisogno di "ascoltarlo", essendo per lui già pronto un sistema elaborato di giudizi e di valori. In pratica la critica alla fine finisce per citare se stessa. Viceversa, Zorn si sforza di sorprendere il suo ascoltatore, il suo fan continuamente strappandoli dal loro soffice e confortevole limbo. Con la sua musica l'ascoltatore deve creare la propria interpretazione basata sui propri criteri estetici, non in base ai valori che vengono proposti con l'etichetta.Il sistema di classificazione dell'industria musicale non è l’unico oggetto degli strali di Zorn, c’è l’ha anche sui pregiudizi e sull’elitarismo nell’ambito dello studio della musica: l'idea di una distinzione tra 'arte alta' e 'arte bassa' è semplicemente “a bunch of fucking bullshit”. La sua opinione e i suoi termini sono sicuramente “rude and unpolite”:That’s the kind of thing created to make it look like you listen to classical music while you’re sipping champagne and with rock music you’re boogeying [sic] with a bottle of beer and jazz you’re in some dirty club with a shot of whiskey or some shit like that…There’s good music and great music and phoney music in every genre and all the genres are the fucking same! Classical music is not better than blues because this guy went to school and got a degree and studied very cleanly while the other guy was out on the street living it.
Sebbene tutto questo puzzi di relativismo, Zorn ha scelto di suonare, comporre e produrre solo musica che lo trasporta spiritualmente. Nulla è escluso, finché è sincero ed è fatto con coerenza e impegno. E sebbene alcuni stili, come il grindcore, l’hard be bop, la musica per cartoni animati sono più vicini al cuore di Zorn e si riflettono nella sua musica (specialmente in quella dei Naked City e dei Painkiller), lui non sembra attribuire una maggiore o una minore importanza a uno stile piuttosto che a un altro, le sue influenze e i suoi interessi sono, come la sua musica, incredibilmente vari. Scrive nelle note che accompagnano il cd Spillane
I grew up in New York City as a media freak, watching movies and TV and buying hundreds of records. There’s a lot of jazz in me, but there’s also a lot of rock, a lot of classical, a lot of ethnic music, a lot of blues, a lot of movie soundtracks. I’m a mixture of all those things…We should take advantage of all the great music and musicians in this world without fear of musical barriers, which sometimes are even stronger than racial or religious ones.
Nel periodo di tempo in cui compose “Forbidden Fruit”, Zorn si trovava a Tokyo, passava circa sei mesi all’anno in Giappone. E in Giappone trovò degli stimoli culturali molto interessanti:
“The Japanese,” sempre dal cd di Spillane “often borrow and mirror other people’s cultures, that’s what’s so great about the place. They make a crazy mix out of it all.”
Zorn suona con musicisti giapponesi, va al cinema, e assorbe la loro cultura. Ma i suoi interessi non si fermano al lato più pop e “mainstream” della loro cultura, Zorn si interessa anche al lato oscuro della società giapponese e ai loro tabù: la loro storia riflette un particolare interesse per l’arte erotica e il sadomasochismo, elementi che ritroviamo come ispirazione sia nelle copertine che nei dischi dei progetti Naked City e Painkiller.Con riguardo all’orientalismo c’è un concetto cruciale per capire la sua musica : Zorn vede ogni suo CD non solo come musica registrata su supporto rigido all’interno di un contenitore di plastica, ma come un pacchetto (sonoro, tattile, testuale e visuale) di esperienza completa e intimamente riferito al suo soggetto. Le foto, il design, i testi, tutti curati con assoluta maniacalità servono per migliorare l'esperienza musicale. Uno potrebbe limitarsi ad ascoltare la musica di Torture Garden e considerarla semplicemente un esempio di improvvisazione radicale, ma una volta che viene “digerita” la violenta copertina dell’album e metabolizzati titoli come “Perfume of a Critic’s Burning Flesh” il significato sottostante appare molto più chiaro e allo stesso tempo complesso.http://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni