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In Gold shadow Asaf Avidan illumina con la sua struggente vocalità le zone d’ombra dei sentimenti, quel che splende e quel che s’ottenebra nell’amore, l’amore come dimensione perduta e l’amore come dimensione futura e potenziale. Tutti i testi muovono e procedono seguendo questo filo conduttore, tanto nelle ballate quanto nelle tracce più ritmate. Negli arrangiamenti l’album è assolutamente omogeneo, fedele a un leitmotiv di fondo, più assimilabile a un’atmosfera che a una precisa scelta sonora. Le canzoni sono tutte legate, nelle tematiche come negli umori. Le suggestioni, come già Avidan aveva indicato nel lavoro precedente, oscillano liberamente tra folk, pop-rock e blues, in un coraggioso mix tra vintage-pop anni ’50 e venature jazz anni ’30. Su tutto però prevale la voce, unica, potente, incollocabile. Registrato a Tel Aviv, e frutto di una selezione lunga e severa, Gold shadow, stando a quanto dichiarato da Avidan, è una sorta di lettera d’addio al paese natio, e al contempo un benvenuto alla nuova terra d’elezione: l’Italia, e precisamente le Marche, dove l’artista ha dichiarato di volersi trasferire in pianta stabile.
Tutte le tracce di Gold shadow – e in particolare My tunnels are long and dark thesedays, Ode to mythalamus e Fair haired traveller – chiamano a gran voce l’esecuzione live, apparendo quasi costrette nella condizione statica di “versioni studio”. Tra le punte più alte del disco spicca sicuramente Little parcels of an endless time, venata da una delicata e disarmata malinconia. Incantevoli le improvvisazioni e i giri vocali di Bang bang, in quel “I love you…” che salendo sembra avvolgersi su se stesso. In The labyrinthsong, lo hanno rilevato in molti, c’è un riferimento troppo evidente (e non dichiarato) alla melodia di Bang bang, brano del 1966 di Sonny Bono inciso tra gli altri da Cher e da Nancy Sinatra. Altro potenziale singolo è The jailthat sets you free, dal ritmo incalzante, forse il pezzo più radiofonico dell’intero lavoro. È nella performance live, con microfono e chitarra, che Asaf Avidan dà il meglio di sé, con questa roca e graffiata voce di donna adulta che stride col suo sembiante esile e assolutamente maschile.
L’artista si esibirà per ben tre date in Italia nel mese di aprile: il 9 a Roncade (Treviso), l’11 a Ciampino (Roma) e il 12 a Milano.
Lillo Portera
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 22 – Marzo 2015.
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