Pozzo di estrazione di shale gas negli Stati Uniti
Lo shale gas è considerato da molti il petrolio del XXI° secolo. Questa forma di gas metano si trova intrappolato all’interno di rocce sedimentarie, in genere di argilla, che si sono formate in centinaia di milioni di anni in aree un tempo occupate da acqua superficiale. Disintegrando le rocce si può recuperare questo gas e sfruttarla come qualsiasi altra risorsa naturale.
Il problema sta, però, proprio nell’estrazione, molto laboriosa e, in passato, anche antieconomica. Recentemente è stato inventata una tecnica di frantumazione delle rocce e imprigionamento del gas attraverso un complicato sistema, l’hydraulic fracturing, che consiste nello sparare ad alta pressione acqua con additivi chimici, in modo da frammentare la roccia e far uscire il gas. Questo metodo ha aperto la strada allo sfruttamento – fino a pochi anni fa impensabile – dello shale gas.
La nuova forma di energia potrebbe sovvertire l’attuale gerarchia mondiale. Infatti il maggiore detentore di riserve di shale gas sono gli Stati Uniti, che, secondo le ultime stime dell’EIA (Energy Information Administration, l’agenzia americana dell’energia), ne possiedono 132 miliardi di metri cubi. In Cina ce ne sono circa 100 miliardi, 74 miliardi in Oceania e 72 in Medio Oriente e Nord Africa. Anche l’Europa ha la sua piccola riserva, con circa 15,5 miliardi suddivisi tra Est e Ovest. In Polonia sono già iniziati i lavori per lo sfruttamento dei giacimenti presenti nel Paese.
Eni ha rilevato 3 licenze di estrazione da un’azienda polacca, Minsk Energy Resources, per operare in un’area del bacino baltico che si estende per quasi 2mila chilometri quadrati. L’inizio delle operazioni di perforazione, che prevedono l’utilizzo di 6 pozzi, è previsto per il 2011. Anche Sorgenia ha acquisito il 27% di Saponis Investment, altra società polacca che si occupa dello shale gas.
Le sue potenzialità sono considerate enormi. L’EIA stima che nel 2035 il 45% del fabbisogno statunitense di gas verrà soddisfatto dalle rocce.
Tuttavia esistono alcuni dubbi sul suo impatto ambientale. A New York si sta verificando se l’hydraulic fracturing comporti problemi alle falde acquifere. Inoltre i ricercatori della Cornell University sostengono che le fughe di metano dalle operazioni di estrazione provocheranno gravi danni, dato che il metano è un gas serra 72 volte più potente dell’anidride carbonica.
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