L’origine simbolica di alcuni oggetti risale alla notte dei tempi.
Nel 1989 in Giappone dopo la morte dell’imperatore Hirohito furono consegnati al successore, suo figlio Akihito, i sacri simboli della casa imperiale: Yasakani no magatama, una collana preziosa; kusanagi, una spada sacra appartenente alla mitologia di quel popolo; e Yata no kagami, uno specchio usato dagli dei.
Se ci pensate i tre oggetti, la cui origine affonda nella tradizione mitologica del Giappone, rappresentano le leve in grado di cambiare la vita di ciascuno e il modo in cui viene esercitato il potere nel mondo: l’oro, la spada, lo specchio.
L’oro è la rappresentazione emblematica del potere economico ovvero la ragione per la quale tutto si muove nell’attuale sistema di vita, liquido e impalpabile, dove l’economia sembra essere diventata un fine e non uno strumento al servizio dell’uomo.
La spada è il simbolo del potere esercitato attraverso la forza fisica: la supremazia delle armi in grado di consentire agli uomini di sottometterne altri.
Lo specchio è l’oggetto più importante e a mio parere anche più desiderabile. Raffigura la conoscenza di se stessi e il potere che scaturisce dalla consapevolezza del proprio nucleo originario.
Ecco due estratti che possono far intuire la potenza dello specchio:
Erano davvero dei delinquenti. Uno di loro era stato arrestato almeno trenta volte, e due volte aveva picchiato un poliziotto. Era alto uno e ottantotto e pesava quasi cento chili. Il semestre prima, si era avvicinato alla professoressa e le aveva detto: “Signorina Johnson, che farebbe se le dessi uno schiaffo?”. A quanto pare la professoressa gli diede la risposta sbagliata, perché lui le diede uno schiaffo che la fece volare dall’altra parte della stanza e la mandò all’ospedale. Betty Alice pensò tra sé e sé: “Mi chiedo quand’è che quel povero ragazzo se la prenderà con me. Io sono poco più alta di uno e cinquanta e peso quarantacinque chili”. Non dovette aspettare a lungo.
Stava andando in bicicletta nel parco, quando lo vide. “Eccolo, il gigante grande e grosso, con un ghigno cattivo sul viso. Così io assunsi una espressione di meraviglia e sgranai due grandi occhioni blu. Lui mi si piantò davanti e chiese: ‘Che farebbe, se le dessi uno schiaffo?’”.
Povero ragazzo. Lei fece due rapidi passi verso di lui e ringhiò: “Dio mi aiuti, ti ucciderei!”. Lui aveva fatto una domanda semplice; lei aveva dato una semplice risposta: “Dio mi aiuti, ti ucciderei, così tornatene subito al tuo posto!”.
Lui non aveva mai sentito un tale ruggito da un tale gattino. Mentre si sedeva, aveva un’espressione di stupore. Lei lo aveva messo al tappeto, e lui sapeva che non avrebbe mai osato permettere che qualche altro ragazzo le desse fastidio. Era lui il suo protettore, sempre. Era così bello! Lei era così bella! Le cose inaspettate aiutano sempre. Non fate mai le cose che gli altri si aspettano facciate.
Tratto dal libro “la mia voce ti accompagnerà” di Milton H. Erickson
Betty Alice conosceva se stessa e conosceva la mente degli uomini poiché era la figlia di Milton Erickson e così ha sottomesso un uomo molto più forte di lei.
(L’oro, la spada e lo specchio – seconda parte)
F. P.
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