C’è l’oro giallo, bianco, rosso, il preziosissimo nero. Poi c’è l’oro verde. Ha una patria insuperabile che si trova in Sicilia, unica regione produttrice in Italia, una cittadina che da sola ospita l’ottanta per cento di tutta la produzione regionale, l’un per cento di quella mondiale: è Bronte, alle falde dell’Etna. Qui si produce la varietà più buona e saporita, la più aromatica e verde, quella scelta dalle migliori pasticcerie del mondo. Preziosa anche più degli ori che si misurano in carati, sostiene un’intera economia locale con le sue colture e con i numerosi utilizzi in campo gastronomico, e non solo. Nasce da terreni accidentati, con poca acqua a disposizione, solo dopo un’attesa di dieci anni, e si raccoglie ancora a mano come un tempo una volta ogni due anni, rispettando i giusti tempi della natura: è un lavoro duro, ma dai risultati preziosi. Se ancora non avete capito di cosa stiamo parlando, non ritenetevi dei golosi di professione. E se siete curiosi non avete che da godervi un viaggetto esplorativo.
Capisco che di nozioni scientifiche ne possiate ormai avere la testa piena; allora toccherà passare al riempimento di altre parti del corpo. E siete nel posto giusto. Questo frutto, consumato sia fresco che seccato al sole autunnale, proprio in questo periodo si trasforma in creme e salse, torte e biscotti, torroni e salumi, dolcetti di ogni genere, gelati e paste fresche, confetti, granite, arancini, liquori, caffè e bevande, e chi più ne ha più ne metta.
C’è un piccolo particolare di cui dimenticavo di avvertirvi: il pistacchio è tra la frutta secca più calorica con più di 600 calorie ogni 100 grammi di prodotto. Non tentate nemmeno di giustificare la vostra incontenibile golosità: un posticino per questa informazione vi sarebbe convenuto lasciarlo.