Era un paese tranquillo e pieno di bambini, tra cui il piccolo Tobias di sette anni.
Un giorno, si allontanò da casa per andare alla ricerca del suo amatissimo gattino, che non riusciva più a trovare. Pensava che sarebbe riuscito a scovarlo e ritornare, senza che i suoi genitori se n’accorgessero.
“Quel birbante sarà andato a giocare vicino alla grande siepe”.
Sopraggiunse però un violento temporale. Lampi, tuoni e saette squarciavano ed illuminavano il cielo. Tobias per ripararsi si acquattò sotto alcune rocce vicino al fiume, ma l’acqua iniziava a salire.
I genitori disperati, non riuscendolo a trovare avvisarono subito la polizia e da lì a poco tutto il paese, saputa la notizia, si mise alla ricerca del bambino. Il tempo passava velocemente, così come l’acqua del fiume cresceva. Tobias era in serio pericolo, ma era così terrorizzato che non riusciva neanche a chiedere aiuto.
La polizia stava utilizzando anche i cani, ma a causa della pioggia non riuscivano a fiutare le sue tracce.
“La prego signor sindaco” implorò la madre del bambino “Mi aiuti. Faccia qualcosa o mio figlio, sento che morirà”.
Il sindaco in cuor suo, sapeva che c’era ancora una possibilità. Oltrepassò di nascosto la grande siepe e bussò alla casa del Mostro.
“Che cosa vuoi da me?” chiese aprendogli la porta.
“Ho bisogno del tuo aiuto” rispose l’uomo entrando.
“Non ti fai vivo per anni interi e adesso ti presenti perché hai bisogno d’aiuto?” tuonò l’altro.
“Lo so, hai ragione fratello mio. Ti chiedo scusa per tutto il male che ti ho procurato, ma non far ricadere le mie colpe su di un bambino innocente”.
“Come sarebbe a dire un bambino?”
“Sì, il piccolo Tobias si è perso e non riusciamo più a trovarlo. Nemmeno i cani riescono a fiutarlo per la pioggia. Potrebbe essere in serio pericolo”.
Senza farselo ripetere due volte, il Mostro s’infagottò con un ampio mantello ed uscì sotto la pioggia battente.
Tobias era all’estremo delle sue forze. Si stava aggrappando con le mani ai bordi del masso per riuscire a tenere la testa fuori dall’acqua, che ormai aveva invaso il rifugio. Quando, come una saetta, il Mostro allungandosi riuscì ad afferrarlo per i vestiti ed ha portarlo in salvo. Prendendolo in braccio, si avviò verso il centro del paese, dove il bimbo abitava.
“Fermati e metti giù il bambino!” urlò un poliziotto impugnando la pistola.
Il Mostro si girò lentamente. Davanti a lui diversi agenti e persone del paese.
“Ho detto di metterlo giù o sparo”.
Tobias ancora impaurito e stordito, fu messo a terra. Il Mostro indietreggiò di qualche passo.
“Stai fermo!” intimò ancora l’agente vedendo che continuava a muoversi.
In quel momento il rumore di uno sparo, si propagò nell’aria.
Qualcuno cadde a terra ferito a morte. Non si trattava però del Mostro, bensì del sindaco. L’uomo aveva fatto scudo con il suo corpo all’orrenda creatura.
“E’ mio fratello. E’ mio fratello” continuava a ripetere, mentre l’ambulanza lo portava via.
La gente del paese non poteva credere alle sue orecchie. Com’era possibile una cosa simile? Il Mostro fu catturato e portato in prigione.
I preparativi per la cerimonia erano tutti pronti. Fiori d’ogni tipo adornavano la grande stanza del municipio. I paesani con il loro abito migliore arrivavano alla rinfusa. Nessuno voleva perdersi l’evento.
“E’ con grande onore e privilegio che conferisco a quest’uomo l’onorificenza più importante”.
La cittadinanza tratteneva il respiro.
“Il nostro eroe, che ha salvato il piccolo Tobias, sarà da oggi il Gran Capo della Polizia. Vi leggo ora la motivazione” si schiarì la voce e continuò “Grazie al tuo naso invisibile, hai un fiuto incredibile e questo ti ha permesso di sentire e quindi salvare il bambino”. Il sindaco aveva le lacrime agli occhi, mentre consegnava al fratello la medaglia d’onore.
Un lungo applauso concluse la cerimonia.
Da quel giorno nel paese di Nasinglungo, non si accennò mai più ad un Mostro, ma ad un uomo con capacità eccezionali.