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L’orrore ha un padre americano

Creato il 29 gennaio 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe n. 2

Nel mio precedente articolo ho voluto rendere omaggio a un caposaldo della letteratura horror contemporanea, analizzando, seppur marginalmente, le notevoli influenze che il personaggio di Dracula ha subito nel corso dei decenni. Si è detto del modo in cui il graduale cambiamento nella sensibilità dei lettori abbia creato un incremento della matrice splatter e un decremento di quella paura più intima.

Così, tra clown in sella ad un triciclo che propongono giochi in cambio della libertà e uomini in maschera da hockey, poco spazio rimane all’immaginazione: nessuna porta cigolante potrebbe avere lo stesso effetto!

Sembra quasi incredibile, eppure l’attuale corrente cinematografica del genere ha influenzato anche i nostri gusti letterari.

L’orrore ha un padre americano
Era il 1833 quando venne pubblicato a Baltimora un racconto breve, Manoscritto trovato in una bottiglia, cinquanta dollari che diedero inizio alla grande storia di uno dei poeti maledetti più famosi ed apprezzati: Edgar Allan Poe. Vita segnata da costanti delusioni, lutti e dipendenze (dal gioco d’azzardo, che lo spingeva sperperare il proprio patrimonio, all’alcolismo), Poe è considerato il più grande esponente dell’orrore e del macabro del XIX secolo, inseguito solo da un arrancante H.P. Lovecraft.

Trovo opportuno prestare per un istante attenzione alle vicende personali e in breve alla biografia di questo autore prima di addentrarci nel tetro percorso che lo ha portato a una simile fama. Edgar Poe nacque a Boston nel 1809, unico figlio di una coppia d’attori girovaghi. Dopo l’abbandono paterno e la successiva dipartita della madre il giovane Edgar viene accolto in casa di un commerciante di Richmond, John Allan, il quale però non ufficializzò mai l’adozione; Poe decise comunque di aggiungere il suo cognome al proprio.

Gran parte della sua formazione letteraria è di stampo Byroniano, perfezionata nel periodo di permanenza in Scozia ed Inghilterra.

In seguito alla perdita del proprio patrimonio (di ritorno in America) e alla morte del patrigno, Poe si ritrova senza un cente-simo e con molti debiti da pagare. Seguirono una serie di licenziamenti causati dalla sua “dedizione all’alcolismo”; cercò più volte di fondare un proprio giornale, ma in seguito a svariate difficoltà economiche è costretto a trasferirsi a Fordham in condizioni di povertà estrema.

Altro importante lutto lo ebbe nel 1847: la moglie (e cugina) Virginia Clemm muore di tubercolosi a venticinque anni. A due anni da quest’ultimo spiacevole avvenimento, dopo aver contratto matrimonio con una sua fiamma di gioventù, Edgar Allan Poe si spegne in ottobre, passando alla storia come uno dei più grandi letterati americani. Fare un elenco delle opere che lo rendono tanto celebre in questo campo sarebbe riduttivo: da “Hop Frog” a “Il pozzo e il pendolo” il passo è molto lungo.

Nei decenni che seguirono, gli autori americani e d’oltreoceano trassero ispirazione da lui per quanto riguarda, soprattutto, l’horror che si basa sul terrore interiore e la continua lotta con l’Io interiore: i suoi protagonisti sono spesso costretti a fronteggiare colpe oscure, passati cupi e legami torbidi proprio come quelli dell’autore.

L’orrore ha un padre americano
Ancora oggi sono in pochi a poter vantare una produzione simile, non tanto fatta di numeri quanto di qualità e purezza stilistica.

Poe viene citato in diverse antologie nonché in film e serie televisive del ventesimo secolo e successive: dal riadattamento su pellicola di alcune delle sue opere più riuscite alla burlesca citazione de Il Corvo nella serie televisiva de I Simpson. Sono in pochi a poter vantare una simile influenza nella storia letteraria, soprattutto nell’ambito del Nuovo Continente: Edgar Allan Poe rientra senza alcun dubbio tra questi.

Christine Amberpit



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