Sono racconti densi, pieni di significato, rigurgitanti significanti, questi 15 racconti di Franceschini. Al di là delle singole storie e dei singoli personaggi, quello che emerge è lo stile particolarmente studiato, la scelta certosina di ogni parola per articolare figure retoriche complesse che testimoniano non tanto e non solo la conoscenza approfondita della lingua e delle sue regole, quanto piuttosto un culto vero e proprio per la sua ricchezza e per le infinite sfumature di senso che è in grado di restituire.
Traspare molto della personalità di Franceschini, che ho il piacere di conoscere di persona: la sua personalissima idea del mestiere dello scrittore, il rifiuto dell’editoria a pagamento, la concezione poco edificante dei meccanismi che stanno dietro ai premi letterari. Questo solo per citare l’aspetto pubblico e professionale.
Franceschini si affida a un modo di scrivere storie che strizza l’occhio alla letteratura italiana dei primi del ’900, i suoi sono periodi che vanno letti parola per parola, soppesandone il senso profondo, non c’è modo di far scorrere velocemente l’occhio, pena la perdita di passaggi solo in apparenza secondari, i suoi scritti non possono essere consumati con l’ansia di arrivare in fondo alla pagina. Tempo, richiedono tempo.