Negli ultimi anni diversi studi militari hanno evidenziato come l’acqua può rappresentare un obiettivo strategico in caso di guerra: impedire l’approvvigionamento alla contendente equivale a privarla di una risorsa vitale, più preziosa delle fonti energetiche. Si è sempre ipotizzato che questo incubo potesse materializzarsi solo in Africa, o in aree dove comunque l’acqua non abbonda: invece, tutto questo rischia di avvenire, se non sta già accadendo, in Ucraina. Secondo l’Osce, i combattimenti nelle regioni orientali minacciano seriamente di lasciare senz’acqua la città di Donetsk, con conseguenze facilmente immaginabili per i quattro milioni di persone che vivono nell’area: gli osservatori inviati in missione dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa hanno infatti diffuso un allarme delle autorità locali, secondo le quali gli scontri armati nei dintorni di Slovjansk tra le truppe di Kiev e gli insorti avrebbero seriamente danneggiato la vicina stazione di adduzione di Semynovka.
«La stazione e le sue condotte costituiscono la principale fonte di approvvigionamento idrico per la città di Donetsk», scrive in un comunicato il sindaco Aleksandr Lukjancenko, che se da un lato ribadisce come – al momento – l’acqua scorra normalmente dai rubinetti cittadini, dall’altro paventa una situazione che «potrebbe cambiare da un momento all’altro». Infine un’amara considerazione: proprio perché l’acqua è un elemento vitale per la comunità, bisognava evitare che la fornitura venisse interrotta.
Il segnale d’allarme lanciato da Lukjancenko è solo l’ultimo, in ordine di tempo, ad indicare i crescenti rischi di una crisi umanitaria nell’ Ucraina orientale: la guerra è andata a colpire le forniture di acqua, cibo ed energia elettrica in diverse aree, e migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per cercare scampo in zone più sicure.